Le persone sensibili hanno una marcia in più- Rolf Sellin

SINTESI DEL LIBRO:

Gli ipersensibili si dimostrano spesso più aperti verso le
tematiche psicologiche rispetto ad altri individui. Hanno
voglia di capire sé stessi e il mondo. Sono disposti a indagare
dietro le quinte e a mettere in dubbio se stessi e quanto li
circonda. Molte persone ipersensibili, consapevoli della
propria particolare condizione, si rendono conto di poter solo
scegliere tra accettarla come uno stato di sofferenza o
intraprendere la strada verso una maggiore consapevolezza
e lo sviluppo di una nuova coscienza.
Il contributo degli ipersen sibili
La maggior parte degli ipersensibili prova un profondo
desiderio di rendere il mondo più umano ed è pronta ad
agire in prima persona. Proprio in questo può consistere il
loro contributo alla società. Sono loro, infatti, a rilevare per
primi soprusi o ingiustizie; sono i primi a riconoscere
mancanze e spesso a intuire le conseguenze di un agire poco
corretto e benevolo.
Agli ipersensibili sono richiesti un maggiore sforzo
mentale e una certa conoscenza, se vogliono mantenersi sani
a livello psichico e affermarsi a livello professionale e
privato. Sono costretti a chiarirsi continuamente le idee e a
svolgere più lavoro interiore degli altri, per non rimanere
ingarbugliati in conflitti e soddisfare le richieste che si
vedono porre da se stessi e dal mondo esterno. Questo
lavoro interiore, tuttavia, assicura loro anche un grande
vantaggio: ciò che da persona ipersensibile si apprezza
particolarmente è, infatti, l’acquisizione della
consapevolezza. Una volta raggiunto questo traguardo si ha
a disposizione un tesoro meraviglioso: un’enorme ricchezza
interiore. Per la società si tratta di un contributo prezioso e
importante, che può aiutarla a guadagnare sempre più in
termini di umanità e che nessuno meglio di un ipersensibile
è in grado di fornire!
Quando un ipersensibile passeggia in un bosco,
percepisce molti più stimoli di chi è al suo fianco. Inoltre è in
grado di individuare più correlazioni tra quanto percepisce e
altri oggetti o fenomeni. Quando si reca a un concerto o al
museo, in realtà dovrebbe pagare più degli altri visitatori,
perché grazie alla sua particolare modalità percettiva è in
grado di rilevare e apprezzare molto di più – sempre che non
venga sopraffatto dai troppi stimoli, come accadeva a me in
passato. Anche in assenza di eventi particolari, l’esistenza di
un ipersensibile può risultare particolarmente intensa e ricca
di esperienze. È per questo che non abbiamo bisogno di
particolari spunti o sensazioni, a meno che non rientriamo
nella tipologia di ipersensibili descritta nel paragrafo “High
Sensation Seeker: ipersensibili alla ricerca di forti
emozioni”.)
Percepiamo più stimoli degli altri e in modo più intenso,
ma questo vale anche per gli aspetti negativi dell’esistenza. I
soggetti ipersensibili possono rimanere sopraffatti da tutta la
sofferenza, la povertà, le ingiustizie e il dolore del mondo. La
loro propensione all’empatia può portarli ad avvertire tutto
ciò con intensità ancora maggiore, rischiando di rimanerne
vittima e di non riuscire più ad agire. Anche il dolore li
colpisce in modo più violento.
Ipersensibilità non significa comunque sentire per forza
in modo più profondo di altri. Ci sono ipersensibili che lo
fanno e altri no. Questo non impedisce, tuttavia, che anche
questi ultimi risentano dell’eccesso di stimoli percepiti, che li
costringe a una pesante, ma indispensabile, rielaborazione.
In realtà esistono combinazioni molto diverse di
ipersensibilità, ognuna con caratteristiche proprie, come
avviene per qualsiasi particolare talento.
IPERSENSIBILI = IPERTALENTUOSI?
Ipersensibilità significa fondamentalmente percepire stimoli in
numero maggiore e in modo più intenso di altri. Non indica
assolutamente che una persona sia forte o debole, introversa o
estroversa, particolarmente dotata nel suo campo o intelligente,
anche se intelligenza e ipersensibilità sono innegabilmente in
rapporto tra loro. Esistono ipersensibili di ogni genere. Molto
dipende, inoltre, da come un individuo gestisce questa sua
condizione: se riesce a trarne vantaggio o la vive in modo
negativo.
La percezione degli stimoli: un criterio
determinante
Così come esistono modi diversi per tagliare una torta e
suddividerla in porzioni, anche le persone possono essere
distinte in base a differenti criteri, come il gruppo
sanguigno, il colore degli occhi o l’altezza. Dato che viviamo
in un’epoca nella quale tutti sono sottoposti a un numero
sempre crescente di stimoli e informazioni, è senz’altro
sensato e utile provare a classificare i vari individui in base
al modo in cui percepiscono gli stimoli. Quelli che lo fanno
con maggiore sensibilità e intensità risentono sicuramente di
più dell’eccesso di informazioni del mondo attuale rispetto a
coloro che ne percepiscono un numero inferiore. Vengono
colpiti nel loro punto debole e si vedono costretti a
registrare e rielaborare una quantità davvero enorme di
materiale e a cercare di gestirlo in modo costruttivo, se non
vogliono che si rivolti contro di loro.
A lungo ignorata dalla scienza
Il motivo per cui gli ipersensibili percepiscono la realtà in
modo più sottile e intenso di altri non è ancora stato chiarito
del tutto. Forse la causa è un sistema nervoso più raffinato?
Oppure la presenza di un numero maggiore di recettori nel
cervello? Forse, per qualche motivo sconosciuto, producono
più neurotrasmettitori? E se sì, quali? Hanno più neuroni
specchio, che permettono loro un’immedesimazione più
immediata nell’altro? Esiste una causa per questa
caratteristica
o si tratta invece di un insieme di più cause? Tutte queste
sono domande di cui si deve occupare la scienza e noi non
possiamo che attenderne con ansia i risultati!
Negli ultimi anni Jerome Kagan, ritenuto uno dei
precursori della psicologia dello sviluppo, ha cercato di
scoprire, insieme a un team di ricercatori, se le
caratteristiche della personalità di un individuo presenti già
nell’infanzia sono stabili o possono risentire dei fattori
esterni nel corso della crescita. Lo psicologo americano è
riuscito a dimostrare scientificamente che il temperamento
innato di un individuo si mantiene tale per tutta la sua vita,
come una sorta di fil rouge della sua esistenza.
A livello teorico si possono distinguere centinaia di
temperamenti diversi: Kagan, tuttavia, ha svolto i suoi studi
tenendo conto in particolare dell’impressionabilità e della
reazione agli stimoli. Questo gli ha permesso di scoprire che
circa il 20 percento dei soggetti sottoposti
continuativamente a test da neonati, bambini e,
successivamente, adolescenti e giovani adulti, reagiva in
modo particolarmente sensibile. Egli chiamò questo gruppo
“high reactor”, in contrapposizione ai “low reactor”, tra i
quali rientrava circa il 40 percento dei soggetti sottoposti al
test.
Anche se nel suo libro La trama della vita, Kagan non
parla di ipersensibilità, con le sue ricerche durate decenni
ha fornito senza dubbio una conferma scientifica indiretta
alle scoperte di Elaine N. Aron. Entrambi sono giunti alla
conclusione che rientra nella categoria degli ipersensibili dal
15 al 20 percento di tutti gli individui. Secondo Kagan
l’“iperreattività” è alquanto diffusa (e lo stesso fa Aron,
definendola “ipersensibilità”). Analizzando il cervello degli
iperreattivi, tra l’altro, si riscontrano alcune particolarità a
livello di amigdala e di corteccia prefrontale.
ELAINE N. ARON: UN’ANTESIGNANA DELLA RICERCA
La psicologa americana Elaine N. Aron vanta il merito di aver
“scoperto” al momento giusto l’ipersensibilità da un punto di
vista specialistico e di aver coniato il concetto di Highly Sensitive
Person. Nell’ambito di una terapia svolta con una collega, Aron fu
colpita da un’osservazione della sua terapeuta: “Certo che lei è
una persona estremamente sensibile!”. Questa formulazione le
diede da pensare. Fino a quel momento non si era mai occupata
di ipersensibilità e anche le ricerche svolte successivamente
dimostrarono che, per quanto suonasse strano, stava
camminando su un terreno ancora vergine.
Nel 1996 Elaine N. Aron pubblicò il suo primo libro sul tema,
The Highly Sensitive Person, con un geniale sottotitolo, che
riassume al meglio la situazione degli ipersensibili: How to thrive
when the world overwhelmes you, letteralmente “Come uscire
vincitori anche quando il mondo vi schiaccia”. Seguirono altri
libri sull’argomento.
Nonostante tutto questo, fino a oggi la scienza non si è
occupata sufficientemente di questo fenomeno. Il
rilevamento statistico basato sull’assunto che tutti i soggetti
sono uguali tra loro ha probabilmente ostacolato la ricerca
sulla sensibilità spiccata e appare evidente che la scienza
risulta più interessata a risultati con una valenza generale
(almeno in teoria). Un esempio: di norma i test farmacologici
vengono svolti su uomini appartenenti a una determinata
fascia d’età, ma i risultati vengono poi estesi a uomini di età
superiore, nonché a donne e bambini, sebbene queste ultime
due categorie denotino differenze ben marcate dagli uomini,
a livello ormonale. Se si tiene conto, inoltre, che esiste anche
il gruppo degli ipersensibili, la situazione si complica
ulteriormente: in molti hanno potuto sperimentare che
spesso a loro bastano dosi molto inferiori di un determinato
farmaco per ottenere la reazione sperata.
A lungo trascurati dalla psicologia
Nemmeno la psicologia ha degnato della meritata
attenzione il fenomeno degli individui con una particolare
facoltà percettiva. Questo spiega il motivo per cui, spesso,
gli psicoterapeuti non sono in grado di prestare loro aiuto.
Molti ipersensibili riferiscono che gli psicoterapeuti
tendono a concentrarsi esclusivamente sulle conseguenze
della loro particolare modalità percettiva, ossia, per
esempio, sulla loro tendenza alla timidezza, alla paura e alla
depressione, alla scarsa resistenza allo stress e ai sintomi
patologici cronicizzati. Nessuno mette al centro dell’analisi il
loro modo di percepire la realtà. Non ci si è nemmeno resi
conto che con le loro terapie, spesso inadeguate ai pazienti
ipersensibili, molti terapeuti hanno solo contribuito a
renderli ancora più depressi e rassegnati alla loro
condizione.
UN’ECCEZIONE DI INIZIO SECOLO
Un’eccezione in tal senso è rappresentata da Ernst Kretschmer
(1888-1964), un professore di psichiatria e neurologia famoso per
aver elaborato la teoria dei tipi costituzionali, basata sulle
correlazioni tra costituzione individuale, personalità psichica e
predisposizione alle malattie mentali di un individuo. Nel suo
Manuale teorico-pratico di psicologia medica, fin dai lontani anni
Venti egli descrive i tratti essenziali degli individui ipersensibili,
che definisce “reattivo-sensibili”. Da un lato ne riconosce
“l’indole straordinariamente delicata e l’estrema vulnerabilità,
ma dall’altro anche una certa ambizione e caparbietà. Questi
individui denotano in genere una vita emotiva fortemente
interiorizzata, che li porta a trattenere tensioni presenti da
tempo, una raffinata capacità di auto-osservazione e autocritica,
un’etica scrupolosa e la capacità di provare vera empatia”. Li
descrive come: “individui seri, timidi e discreti all’apparenza”, ma
anche dotati di “orgoglio e ambizione”. La scoperta di
Kretschmer portò a conclusioni che oggi appaiono
irrimediabilmente antiquate e si rivelò evidentemente troppo
precoce: in ogni caso, le qualità che un ipersensibile poteva
mettere sul piatto della bilancia, all’epoca erano ancora richieste
a livello professionale. Tra queste ricordiamo: accortezza, senso
di responsabilità, scrupolosità, modestia e disponibilità. Ancora
più importante della situazione attuale della psicologia è il fatto
che noi ipersensibili ci percepiamo in quanto tali: se descrivo le
nostre caratteristiche essenziali nel corso di una conferenza, tra
il pubblico molti individui nella mia stessa condizione tirano un
sospiro di sollievo. Si sentono riconosciuti e compresi e si
rendono conto di non essere soli. Non tutto è perduto, quindi:
semplicemente, nessuno ci ha ancora spiegato come riuscire a
gestire la sensibilità estrema senza troppe sofferenze.
Ipersensibilità: uno svantaggio o un
vantaggio,
nella vita?
L’ipersensibilità è una dote. Questo non presuppone,
tuttavia, che chi può vantarla la riconosca come tale e sappia
sfruttarla al meglio

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