Guida portatile alla psicopatologia della vita quotidiana – Costanza Jesurum

SINTESI DEL LIBRO:
Quando ero piccola, mi ricordo che a pranzo veniva sempre mio
padre per mangiare con noi e fare una pennichella prima di tornare
al lavoro. Mangiavamo assieme, poi lui si ritirava e diceva: «Vado a
fare un riposino, svegliatemi fra quarantacinque minuti».
Dopo cinque minuti ricompariva e diceva: «No, svegliatemi fra
trentacinque minuti». E tornava a letto.
Dopo altri cinque minuti ricompariva e diceva: «No, meglio che mi
svegliate fra trenta minuti». E tornava a letto.
Dopo altri cinque minuti rieccolo, come un fantasma: «Forse è il
caso che mi svegliate fra 20 minuti».
Dopo altri cinque, visibilmente agitato: «Accendete il caffè fra dieci
minuti».
Dopo tre minuti arrivava e proferiva come tarantolato: «NON C’È
TEMPO DI DORMIRE! HO L’ANSIA! HO L’ANSIA!!!»
Dopo di che: lui accendeva il caffè e io decidevo di diventare
psicoanalista.
Come tutti gli ansiosi, mio padre era una persona dalla vita
complicata e complicante, ma anche un uomo davvero simpatico e
piacevole. Gli ansiosi di solito hanno questa consapevolezza di
incongruenza che li rende piacevolissimi e amabili, al punto da
perdonargli lo scassamento ultroneo che incontrovertibilmente
procureranno ai loro congiunti. Inoltre, sono strutturalmente delle
brave persone, oneste anche per un’incompatibilità quasi biologica
alla malavita – in effetti, quanti ansiosi c’erano nei Soprano?
Nessuno! C’erano disturbi antisociali, un mucchio di depressi, un
Alzheimer e Tony Soprano aveva gli attacchi di panico, ma
giustamente ansiosi puri nessuno, perché l’ansia è una caratteristica
che malissimo si coniuga con la cattiveria, sia per via dei conflitti
interiori terribili che l’ansioso porterebbe seco, sia perché essendo
ansioso mal conterrebbe questi stati interni e si farebbe scannare
subito dagli esasperati consoci; e sia perché comunque anche se
portasse a termine le cose cattivissime farebbe spesso gran danno.
Gli ansiosi sono problematici ma, è da dire, anche di buon cuore.
Per essere precisi, comunque, dobbiamo sapere che l’ansia non è
tutta cattiva, in effetti la natura ci ha dato degli stati emotivi del
cavolo perché avessero un’utilità . Stabilito che esistono i leoni, le
tigri, i coccodrilli, stabilito che Berlusconi ha dei figli, gli stati emotivi
del cavolo – come la depressione, la paura e l’ansia, ma anche
l’aggressività – ci aiutano nella nostra giungla quotidiana.
Come faremmo, per esempio, a evitare i pericoli se non avessimo
paura? Che poi uno vorrebbe evitare di arrivare proprio a cagarsi
sotto perché i neuroni posteriori non hanno distinto una pantera da
un gattino, ma indubbiamente è meglio cagarsi sotto che essere
trucidati, e l’ansia segnale è proprio quella cosa che serve per
proteggersi dall’eventuale incontro con la pantera: Dio ci ha dotato
del calcolo delle probabilità e dell’ansia per questo, in modo da
preoccuparci e decidere di fare il giro dall’altra parte.
Se ne può dedurre che un ansioso per nucleo familiare possa essere
interpretato come una sorta di dispositivo di sicurezza per il futuro
dei membri, e quindi un buon consiglio potrebbe essere quello di
valorizzare l’ansioso di casa.
Parallelamente, potremmo suggerire agli ansiosi lettori: Sentitevi
importanti! Non sentitevi in colpa! Questo rasserena il clima
familiare, seda gli impulsi omicidi, aiuta i membri non ansiosi a
cogliere il positivo del loro antifurto congiunto, e aiuta l’antifurto in
questione a lavorare sul suo ruolo, a – diciamo – suonare in maniera
più cassandresca che indifferenziata. Ossia, a stanare la sfiga
imminente quando è imminente per davvero, non quando si tratta di
scaramanzia pura oppure di – Dio non voglia – ansia generalizzata.
I
modi per valorizzare il vostro ansioso domestico possono essere
diversi. Bisogna prenderlo sul serio quando la sua parossistica
lungimiranza vede sfighe serie, complimentarsi con lui se il caso lo
merita, addirittura interrogarlo come se fosse il Bernacca, come se
fosse la pizia quando c’è da predire eventi funesti. Ogni tanto citate
l’ansioso per suoi meriti nelle discussioni con terzi, e se vi sente è
meglio.
Certo, come tutti sapete, è quando il gioco si fa duro che i duri
cominciano a giocare: è il caso che impone un ansioso domestico
con l’ansia generalizzata. Caratteristica precipua dell’ansia
generalizzata è infatti non solo la sua capacità ad applicarsi anche al
futuro prossimo delle formiche condominiali ma la sua intrinseca
necessità di essere comunicata: vale a dire, non solo nei contenuti
che sarebbe facile – ma anche negli stati emotivi.
Questi maxiansiosi non saranno contenti fin quando non avranno
avuto la prova provata che voi che li ascoltate state come loro, ossia
sull’orlo del suicidio. (Pericoloso: si ottiene sempre l’orlo e sempre
del suicidio, ma diciamo che l’interlocutore alla lunga si fa mezzo.) Il
maxiansioso ha le sue strategie per ottenere uno scopo perverso:
per esempio, usa dei toni allarmatissimi, tira fuori fogli Excel con
tabelle che illustrano l’indice di frequenza delle iatture prossime, per
essere più incisivo getta un sinistro cono di luce sul tuo proprio
futuro. E se tu, interlocutore fanfarone che prendi sottogamba
l’arcobaleno iettatorio, e se anche di fronte all’eventualitÃ
dell’esproprio proletario del tuo tetto, del crollo simultaneo di tutta la
tua dentatura, del dover andare in treno proprio sul ponte
catastrofico del film padre di tutte le catastrofi Cassandra Crossing,
se tu, interlocutore atarassico der cazzo, non ti smuovi, be’, io
ansioso generalizzato ti ripeterò la iattura cento volte, finché non ti
entra in testa, finché non ti procuro uno stato d’animo di confusa
esasperazione con venature di sadismo che tu, per uno scherzo del
lobo frontale, scambierai per ansia.
Finalmente.
L’errore comune, ancorché umanamente comprensibile, è di reagire
con i meccanismi di difesa di cui dispongono i nevrotici ad alto
funzionamento: per esempio, razionalizzare. Oppure, che ne so,
ironizzare, a volte cercare anche di controbattere con un altro cono
di luce, ottimistico e soprattutto informato; per esempio, citando
l’attuale ordinamento giuridico, l’esame di medicina che aveva
superato da regazzino, alcuni rudimenti di John Kenneth Galbraith
che aveva letto in edizione Bur nel tempo libero.
Voi potreste dire, per esempio: «Ma no, non è sicurissimo che
tuuuutta l’azienda, compreso tuo marito, tuo fratello e tuo cugino,
andrà in cassa integrazione al cento per cento; sul giornale il
direttore (o alla riunione sindacale il capo) ha detto che soltanto una
certa percentuale andrà incontro a riduzioni provvisorie dell’orario...»
Cioè può capitare di sperare che il sapere sfati la paura, che il
Kulturkampf allontani medioevali forme di terrore. Erroreee! Sono
tutti errori tremendoni!
L’ansioso viene destabilizzato da una risposta del genere, la sua
ansia ne è accresciuta, aumenterà ancora di più, dovrà depositarla
da qualche parte e quella parte sarete voi! E quindi, al di là degli
psicofarmaci, prima di considerare tutte queste difese salubri, dovete
sempre accettare l’ansia dell’ansioso, è l’unico modo per
sopravvivergli, perché egli è altresì dotato di un’energia sovrumana,
energia che voi non avete, e se la osteggiate quella aumenta, e alla
fine ve la dovete accollare comunque e, garantito, a telefonata
conclusa con l’ansioso non vi basterà manco la Treccani.
Quindi non fate i saputelli. Non citate statistiche. Non mantenete un
tono freddo.
Invece, se accogliete con serietà le angosce trigenerazionali
dell’ansioso, avrete più possibilità di sopravvivenza, e anche di
evitare un acting out dagli esiti tragici.
Lui si sfoga, voi ascoltate, prendete sul serio, prendete nota,
esclamate anche qualche cosa che dimostri viva preoccupazione e
trasporto, insomma fate vedere che un po’ vi state cagando sotto
anche se non è vero (dite cose come davverooo, maddaiii, ma senza
esagerare, eh, che vi scopre); questo vi permetterà di accomiatarvi
presto, in modo da correre dalla fattucchiera all’angolo, oppure, si
diceva, di reagire nella maniera dei forti di spirito, compulsando cioè
la Treccani.
Certo, più l’ansia del caro è generalizzata e più la congiuntura
storica collude, diciamo così, con la tempra del congiunto
psicolabile, più per gli interlocutori dell’ansioso sono tempi duri.
Quando la sfiga trionfa – e davvero causa mutuo non pagato la
banca potrebbe pignorare la casa, e davvero il licenziamento
s’avvicina – gli ansiosi generalizzati arrivano a fare molte telefonate
al giorno, oppure a comparire fisicamente molte volte al giorno; e il
desiderio vivo e concreto di prenderli a testate proprio come fece
Zidane, il celebre calciatore, è lì dietro l’angolo della vostra
educazione borghese, pronto a prendere la scena.
È dura, e bisogna ricordarsi che si vuole bene ai propri cari. Poi
sicuramente tutto dipende dal ruolo che svolge l’ansioso domestico
nella vita familiare. Mio padre, per esempio, è un ansioso figlio a
prescindere, e quindi chiede sempre di essere tranquillizzato; mia
sorella, invece, è un ansioso comandante de nave, e questo ha esiti
che possono essere consistenti. Ogni tanto rischia l’ammutinamento
degli ansiati.
Certo, anche l’ansioso generalizzato stesso deve stare parecchio
scomodo nella sua natura ansiosa, che quando diventa intollerabile
deve essere trattata come tutti gli altri problemi psichici. E le
statistiche dicono che con i disturbi d’ansia le psicoterapie hanno un
particolare successo. Di solito, su queste vicende emotive – perché
non è cosa di ragionamento, è cosa di sentimento – si incrostano
altri timori e questioni che con il tema esplicito non c’entrano niente.
Ossia esistono dei motivi psicoanalitici seri che producono la
fenomenologia ansiosa.
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