Le regole del gioco – L.A. Witt

SINTESI DEL LIBRO:
Dustin Walker non si aspetta certo che scappare dalla Donna Della
Sua Vita possa condurlo fra le braccia (e nel letto) dell‟Uomo Del
Bar
Accanto.
La madre lo tormenta perché si risposi e smetta di fare la pecora nera – e divorziata – della famiglia; Dustin però preferisce passare il
tempo libero nel bar del quartiere, specialmente fra i tavoli del
biliardo,
dove finisce per incontrare una persona che è l‟esatto opposto della
sua
ex-moglie: divertente, sensibile, fedele… e maschio.
Ma cosa significa questa relazione? Che Brandon Stewart – questo il
nome dell‟uomo – sia solo un sistema per superare il divorzio?
Dustin
ci tiene veramente a lui o lo frequenta solo perché è l‟esatto opposto
della sua ex-moglie? Fra confessare tutto alla sua omofoba famiglia
o
piantare l‟uomo di cui sta cercando disperatamente di non
innamorarsi, Dustin sa che presto dovrà compiere una scelta…
A mamma, papà ed Eddie, per l‟amore e il sostegno,
e a Nichola – ancora una volta, ti sono debitrice.
Quando la barista si chinò a prendermi la Bud Light dal frigo sotto
al bancone, la camicia le si aprì rivelando l‟ampia scollatura.
La donna alzò lo sguardo e mi lanciò un sorriso a trentadue denti.
“Ecco la birra,” fece.
Nel prenderla, le sfiorai apposta il dorso della mano.
La donna guardò le nostre mani, poi me; ammiccai e lei ricambiò.
Un attimo dopo era sparita a servire altri clienti e io mi appoggiai al
bancone con un sorriso compiaciuto.
Mi guardai intorno: tutte le bariste del locale flirtavano con i clienti.
Era un gioco innocente e, di solito, bastava e avanzava a farmi eccitare.
Non che ci volesse molto, in effetti.
D‟istinto mi portai la mano sull‟anulare sinistro: subito il mio buonumore si dissolse come nebbia al sole, rimpiazzato dalla solita
morsa
alle budella.
Non avevo nessun motivo per sentirmi in colpa; il divorzio non era
stato ancora ufficializzato, ma il mio matrimonio era finito da un
pezzo
– anche se per ora non riuscivo a superarlo.
Sospirai e bevetti un lungo sorso.
Forse non era la serata giusta per cercare di rimorchiare qualcuno.
Mi era già successo altre volte e non c‟era niente da fare.
Oh, beh. Ormai ero uscito, tanto valeva che mi divertissi un po‟, invece di andare a casa a ubriacarmi.
Grida e fischi al biliardo in fondo alla sala attirarono la mia attenzione, e mi voltai per vedere cosa stesse capitando. Un tipo col
cappello
da cowboy fissava inebetito il tavolo – la bocca spalancata e le
spalle
curve – e scuoteva la testa incredulo.
Il suo avversario – un bastardo arrogante, con la camicia mezza aperta su una t-shirt bianca – aveva una mano stretta intorno alla
stecca
e l‟altra tesa verso il cowboy.
Stava dicendo qualcosa e aveva un ghigno dipinto sul volto.
Il cowboy alzò gli occhi al cielo e se ne andò, sbattendo forte la sua
stecca sul tavolo.
Il vincitore prese i soldi in palio e se li infilò in tasca. Si guardò intorno, con un sopracciglio inarcato, e si rivolse agli altri spettatori.
A giudicare dal modo in cui questi distoglievano lo sguardo, o addi-
rittura si allontanavano, l‟uomo stava cercando un‟altra vittima.
Lo vidi sorridere e passarsi una mano fra i capelli scuri, che gli sfioravano appena il colletto.
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