La ribelle – Valeria Montaldi

SINTESI DEL LIBRO:
La punta di ferro della pala urtò una superficie dura. Nel silenzio,
il colpo risuonò sordo. Thomas si immobilizzò con le mani irrigidite
sul manico dell'attrezzo.
Due passi più indietro, Guillaume si voltò a scrutare il buio. Non
era più così fitto: le nuvole si stavano sfaldando e un lucore incerto
cominciava a disegnare il fogliame delle querce e a delineare i rami
spogli dei roveti che ricoprivano il terreno. Più lontano, verso il
fossato a ovest, baluginava la fiamma di una candela, segno che
anche quella notte il cimitero ospitava convegni mercenari.
«Sei sicuro che sia proprio qui?» bisbigliò Guillaume. «Come fai a
sapere che è questo il punto giusto?»
«Perché c'ero anch'io quando l'hanno seppellita» gli rispose il
compagno, «e ho visto il posto dove hanno calato la bara. E se c'è la
bara non può che essere quella dell'impiccata di ieri: questa è una
fossa comune, lo sai anche tu, e qua di solito i cadaveri li sotterrano
senza cassa... Non perdiamo tempo a parlare: più presto facciamo,
prima ce ne andiamo di qui.»
Thomas riprese a spalare. Lo strato di terra continuava a
diminuire e quando la vanga stridette per la seconda volta contro il
legno, il giovane la posò di lato e proseguì a mani nude, per non fare
rumore. Guillaume si chinò ad aiutarlo: il terriccio ricopriva la buca
da poco più di una giornata e offriva scarsa resistenza.
«Eccola, è fuori» sussurrarono all'unisono quando le loro dita
strisciarono sulla cassa. Ne spolverarono via la terra residua, poi si
alzarono e rimasero immobili. All'improvviso, il bubbolio di un gufo
ruppe il silenzio. Guillaume sobbalzò e si fece il segno della croce.
Thomas si calò nella fossa e, fatta scivolare una grossa fune sotto
la bara, ne porse un capo al compagno. Poi risalì. Tenendo ben salde
le due estremità della corda, i due giovani sollevarono la cassa e la
deposero sul terreno.
Guillaume si accorse di tremare. Cercando di ignorare l'ondata di
nausea che gli stava per rivoltare le viscere, affondò la mano nella
tasca del farsetto ed estrasse due piccole leve di ferro. Ne porse una a
Thomas e insieme cominciarono a forzare i bordi del coperchio.
La bara si aprì senza fatica. Per un momento la luce della liana
fluttuò sulla fossa, poi si smorzò, nascosta dalle nuvole. A tentoni, i
due giovani afferrarono il corpo e lo posarono a terra.
La coltre di nubi si aprì di nuovo e il chiarore lunare illuminò il
cadavere. Era quello di una donna minuta. I capelli, sforbiciati
rozzamente intorno alla testa, incorniciavano un viso grigiastro dai
tratti ormai irriconoscibili. La mandibola inferiore era disarticolata e
poggiava sul collo, da cui pendeva ancora il cappio. La lingua era
protrusa dalla bocca spalancata e le palpebre, infossate nelle orbite,
erano chiuse. L'abito, simile a un saio, era strappato sul davanti,
segno che prima di essere impiccata la donna si era dibattuta con
violenza.
Guillaume si voltò, appoggiò le mani sulle ginocchia e vomitò.
Senza riuscire a trattenere un sorriso beffardo, Thomas raccolse
da terra il sacco che si era portato dietro, ne aprì l'imboccatura e, con
pochi gesti decisi, ci infilò il cadavere. Poi lo richiuse e se lo caricò in
spalla.
Guillaume si deterse la bocca con la manica della veste e si avviò.
Serpeggiando bassi fra la vegetazione, i due giovani si
avvicinarono al muro di cinta. Guillaume procedeva circospetto,
muoveva una ventina di passi, si fermava, avanzava di nuovo. Dietro
di lui Thomas sbuffava.
«Il gendarme là fuori sta per cominciare il secondo giro di
guardia e se non facciamo presto a uscire di qui ce lo ritroveremo
dritto dritto sul naso!» sbottò alla fine, quasi a voce alta.
Guillaume lo zittì con un gesto della mano.
«Laggiù c'è una puttana con il suo cliente» bisbigliò irritato. «Chi
ci assicura che non ci abbiano già visti? Non possiamo certo metterci
a correre, ti pare?»
Senza rispondere, Thomas superò il suo compagno e si
incamminò a passo spedito: il sacco era leggero e lui aveva buone
braccia. Guillaume esitò per un momento, poi lo seguì.
Stavano per arrivare alla porta d'ingresso del cimitero, quando un
peto fragoroso, seguito da una risata sguaiata e da un'imprecazione
scurrile, li fece sobbalzare. Le voci, di uomo e di donna, erano molto
vicine.
I due giovani si nascosero sotto il fogliame di una quercia spinosa
e attesero. Al di là di una macchia di rovi, il guizzo fugace di una
candela seguito da un fruscio di passi segnalò l'arrivo di qualcuno,
ma sfumò in fretta. Thomas, che aveva lasciato cadere a terra il
sacco, si rialzò, sporse la testa oltre i rami più bassi dell'albero e
occhieggiò fra i rovi. Il lucignolo non si vedeva più.
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