La piccola pasticceria nel giardino dei fiori- Carole Matthews

SINTESI DEL LIBRO:

 Sono seduta sul bordo del letto di mia madre e faccio un bel
respiro. «Ti ho prenotato una settimana in casa di riposo», annuncio
poi.
Mi guarda attonita. «Ma io non voglio che ti riposi da me».
«È un momento parecchio difficile, mamma. Lo sai anche tu. I
mesi passano e ho bisogno di tempo per preparare il locale per la
stagione».
Incrocia le braccia dubbiosa.
Le ho già portato una tazza di tè e una fetta della nuova torta al
caffè che sto sperimentando nella speranza di addolcirla, ma la mia
cara mammina li ha rifiutati con sdegno.
«Di qui non mi muovo». Sporge il mento in avanti con aria di sfida.
«Per niente al mondo, signorina».
Per essere una che in teoria sarebbe invalida, mia madre ha la
tempra più robusta di chiunque io conosca. Mentre prenotavo, lo
sapevo già di peccare di ottimismo. Nemmeno una torta appena
sfornata può sciogliere il cuore di mia madre.
«Ho un mucchio di cose da fare, mamma. Mi basterebbe un paio
di giorni. Tutto qui». Un paio di giorni senza sentirmela bussare sul
soffitto ogni cinque minuti perché vuole questa o quell’altra cosa,
oppure chissà che. Si tiene apposta un bastone da passeggio vicino
al letto.
La mia famiglia ha la fortuna di vivere in una bella casa lungo il
Grand Union Canal fin da quando i miei genitori, Miranda e Victor
Merryweather, si sono sposati. Sia io che mia sorella Edie siamo
nate e cresciute qui. A una di noi due questo fatto piace più che
all’altra. La casa si trova nel bel paesino di Whittan, una volta fuori
Milton Keynes ma ormai praticamente attaccato alla città, che si
espande fagocitando ogni cosa.
Quando ho cominciato a occuparmi della mamma a tempo pieno,
ho dovuto lasciare un lavoro da dipendente e per necessità ho
avviato un piccolo caffè con pasticceria e sala da tè: Fay’s Cakes.
Avevo già iniziato a vendere torte dalla nostra barca malandata, la
Maid of Merryweather, ormeggiata in fondo al giardino. Era una
specie di hobby, direi, un po’ dettato dalle circostanze, ma mi
permetteva di sfruttare il fatto che mi piaceva tanto preparare torte e
marmellate. Adesso è un’occupazione a tempo pieno che si è
ampliata fino a occupare la sala da pranzo, la veranda e il giardino di
casa nostra. L’unico problema del gestire un’attività in casa è che la
metà del mio tempo se ne va in corse su e giù per le scale, a
prendere e portare cose alla mamma, mentre cerco al tempo stesso
di continuare a far funzionare il locale al piano di sotto. Niente di
grave… solo che a volte avrei bisogno di staccare un po’ dai miei
doveri di badante per dedicarmi a portare a casa un po’ di soldi, visto
che non bastano mai.
«Mi metteranno in un angolo insieme a quei vecchi che tremano e
sbavano», si lamenta mamma.
«Non è vero. È un bel posto». Brandisco con fare incoraggiante
l’allegro dépliant della casa di riposo Sunnyside, ma lei distoglie lo
sguardo rifiutandosi persino di darci un’occhiata. «Non è un
ospedale», insisto. «Avrai una stanza per te. Ho fatto un mucchio di
ricerche in Internet».
«Bah».
«Sembra più un albergo, anzi, è proprio un albergo, però ti
assistono anche. Ti tratteranno bene».
«Se per te sono un peso, basta che me lo dici, signorina Fay
Merryweather». Mentre si tampona gli occhi dietro gli occhiali da
lettura con gesto teatrale, mamma ha la voce rotta da un singhiozzo.
«Non sei un peso». Ancora una volta, riesce a farmi sentire la
figlia peggiore del mondo. «Certo che non lo sei».
Lei allontana da sé il piatto di torta come se fosse troppo sconvolta
per mangiare.
«Ti voglio bene, lo sai. Solo che ho proprio tante cose da fare al
caffè». La lista è infinita. Mi gira la testa solo a pensarci.
«Oh». Alza gli occhi al cielo esasperata. «Il caffè qui, il caffè là.
Non pensi ad altro. Parli solo di questo».
«Ci serve a pagare le bollette, mamma». Più o meno. “Grazie ai
clienti che non se ne vanno perché mi tocca pensare a te”, aggiungo
tra me, ma non oso dirlo a voce alta.
Ormai quattro inverni fa, mamma si è messa a letto con una brutta
influenza. L’influenza è diventata polmonite e lei senza dubbio se l’è
passata molto male in quel periodo. Dopo diversi cicli di antibiotico
però, quando la polmonite era ormai guarita, continuava a non avere
alcuna fretta di alzarsi. Poi è scivolata nel bagno e si è rotta un’anca.
Quando è tornata dall’ospedale, non ha voluto saperne di fare
fisioterapia e si è rimessa a letto in convalescenza. Ci si è trovata
bene e da allora in pratica rifiuta di alzarsi.
Ha deciso di essere ancora malata e inferma, anche se il dottore
le ha detto mille volte che sta bene. È rimasta esattamente dove si
trova adesso e non c’è stato verso di convincerla altrimenti. Ho
provato con la persuasione e l’incoraggiamento. Ci provano i dottori.
Si presentano psicologi per parlarle e vengono puntualmente
respinti. Le hanno prescritto antidepressivi, gettati e trovati – da me
– nascosti dietro la testiera del letto. In breve, mia madre ha deciso
di restarsene a letto per sempre e onestamente le piace parecchio.
Ora, ogni giorno Miranda Merryweather se ne sta avvolta nel
piumino, circondata da morbidi cuscini come se fosse la regina di un
minuscolo regno. Ormai permette solo a pochi di accedere ai suoi
domini. Talvolta concede riluttante udienza al nostro amabile medico
di famiglia, il dottor Ahmed. Credo che all’inizio le piacesse ricevere
attenzioni, ma poi, con il passare dei mesi, quell’atteggiamento si è
fossilizzato e alla fine alzarsi e uscire le faceva paura. Adesso è
diventato uno stile di vita.
Gli amici che aveva un po’ alla volta sono spariti, finché sono
rimasta solo io a sua completa disposizione. Cucino, pulisco e
gestisco il caffè. Riesce ancora ad attraversare il pianerottolo per
andare in bagno, ma ha bisogno del mio aiuto per fare la doccia e le
lavo i capelli quando è necessario. Anche se certi giorni non ho
tempo nemmeno di lavare i miei. C’è una serie sempre crescente di
medicine da somministrarle a intervalli regolari: pastiglie per la
pressione, diuretici, pozioni per dormire, statine. La lista continua.
Più resta a letto, più medicine le servono. Le cambio la camicia da
notte ogni giorno e le lenzuola una volta alla settimana.

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