La nebbia, le torte, il ricordo – Vera Demes

SINTESI DEL LIBRO:
L’aereo era atterrato in orario.
David Gossmann uscì dagli arrivi internazionali con calma,
guardandosi intorno, senza rendersi davvero conto di esserci. Quel
ritorno gli pareva irreale, quasi inverosimile. Oltre le grandi vetrate,
affacciate sull’immenso parcheggio e sugli svincoli autostradali
trafficati e formicolanti di vita, splendeva un cielo terso e
azzurrissimo. Il clima era come lo ricordava e gli ultimi scampoli
d’estate trattenevano ancora l’intensità di una stagione in declino,
quasi struggente.
«Avvocato Gossmann?» L’uomo era alto ed elegante. Poteva
avere la sua età, forse qualche anno in più. Gli sorrideva tendendogli
la mano. «Sono Giovanni Allegretti.»
«Ah, sì. Buongiorno.» David ricambiò la stretta mentre l'uomo
prendeva i suoi bagagli consegnandoli ad un autista in divisa scura.
«Ha fatto buon viaggio?»
«Sì, grazie.»
«L’automobile è qua fuori.» L'uomo lo scortò fuori dal terminal con
passo deciso.
«Fa un bel caldo…»
«Già…» Allegretti gli aprì lo sportello posteriore e poi aggirò la
vettura salendo accanto a lui e facendo cenno all’autista di partire.
«A Seattle c'è sicuramente più freddo, giusto?»
«Sì, decisamente.»
«Qui abbiamo trenta gradi fissi e le previsioni non prevedono
mutamenti significativi del tempo… almeno fino alla prossima
settimana..»
La costosa automobile nera sfrecciava veloce nel traffico
pomeridiano e David si perse con lo sguardo oltre il vetro traslucido
del finestrino cercando di abituarsi a quel nuovo contesto. La luce
era più forte e accecante di quanto si ricordasse e anche il traffico
sembrava più lento, quasi rarefatto. I cartelloni pubblicitari erano la
cosa che lo incuriosiva maggiormente. Non era più abituato alla
lingua italiana e gli slogan promozionali amplificavano quella
sensazione di estraneità. Anche gli stereotipi della pubblicità gli
parevano incomprensibili.
«È da molto tempo che non viene in Italia?» Allegretti lo scrutava
con espressione affabile, tanto per fare conversazione.
«Quindici anni, più o meno.»
«In così tanto tempo cambiano molte cose, non trova?»
«Non saprei.» David non lo sapeva veramente. In effetti gli
sembrava di essere atterrato in un mondo sconosciuto e
indecifrabile. Ma probabilmente era colpa del fuso orario.
«Spero che la sistemazione sia di suo gradimento.» Allegretti
aveva un viso simpatico e gli sorrideva con espressione curiosa.
«Da Seattle ci hanno detto che lei ama gli sport acquatici e abbiamo
pensato di riservarle un appartamento vicino al fiume. Il nostro
Circolo Canottieri è molto antico e offre attività di tutto rispetto… e a
un’ora da qui c’è il mare.»
«Ah, sì…. perfetto…» David aprì il BlackBerry per controllare
l’andamento delle Borse. L’azienda che avevano quotato la
settimana precedente stava andando benissimo e si stava rivelando
un’operazione inaspettatamente ben riuscita. Visionò gli ultimi
messaggi di posta elettronica e inviò alcune email urgenti cercando
di concentrarsi.
Quell’incarico in Italia era una vera scocciatura. Aveva tentato di
evitarlo fino all’ultimo momento ma il Consiglio di Amministrazione
aveva ritenuto che lui fosse la persona più adatta. Sperava soltanto
che la cosa si concludesse rapidamente e senza intoppi.
«Eccoci arrivati.» Allegretti scese dall’automobile con
sorprendente agilità, precedendolo. «Le faccio strada.»
David spalancò lo sportello e si fermò per qualche secondo sul
marciapiede guardandosi attorno mentre un vento inaspettatamente
caldo gli sollevava i lembi della giacca e gli scompigliava i capelli. Il
fiume scorreva placido al di là della monumentale balaustra di
marmo e il cielo si specchiava sulla superficie traslucida dell’acqua.
Non era affatto male. Neppure il palazzo era male. Un elegante
edificio di fine ottocento con scale marmoree, cristalli e specchi
ovunque. Molto pretenzioso ma tranquillo. O almeno così sembrava.
Salirono i quattro piani che li dividevano dall’attico e Allegretti fece
scattare la serratura della massiccia porta di rovere entrando
nell’appartamento con sollecitudine. David lo seguì guardandosi
attorno mentre l'uomo si aggirava nelle stanze con aria efficiente e
disinvolta.
«Allora? Che ne dice?»
Allegretti aveva spalancato le grandi portefinestre che si
affacciavano sul terrazzo. La brezza tiepida penetrò subito
attraverso le ampie stanze arredate con gusto portandosi via l’odore
di cera per pavimenti e appretto per tessuti. La città si stendeva sotto
di loro, fremente di attività, solcata dallo scorrere placido e silente
del fiume che pareva il centro vitale, il nodo della rete fitta di strade e
palazzi confusi nella luce azzurrina del pomeriggio.
«Da qui si gode di una delle migliori viste della città. Ed è anche
molto fresco e silenzioso.»
«È molto bello.» David rimase immobile davanti alla grande porta
finestra. «Anche se non credo che avrò molto tempo per
apprezzarlo.»
«Beh, sì… posso capirlo…» Allegretti si passò una mano nervosa
sul cranio perfettamente rasato. «In effetti le cose non sembrano
così facili come si immaginava all’inizio...»
«Non ho mai pensato che fossero facili.» David si sfilò la giacca
lanciandola su uno dei costosi divani disposti a raggiera attorno ad
un ridicolo caminetto stuccato. C’erano moltissime porte e un’infinità
di stanze. Una cucina enorme, una sala da pranzo che non avrebbe
mai utilizzato, uno studio, tre bagni, tre camere da letto. Quella più
piccola, con la finestra a bovindo affacciata sul fiume, gli parve
confortevole. Il letto era a una piazza e mezzo. Più che sufficiente.
«La Presidenza mi ha incaricato di fornirle tutto il supporto
necessario nel processo di acquisizione.» Allegretti lo fissava con le
mani affondate nelle tasche dei pantaloni dell’elegante completo
scuro. «Io mi occupo del settore amministrativo da cinque anni,
come lei forse saprà.»
«Sì, me l’hanno detto.»
«Bisognerà sentire i dirigenti già da domani…»
«Sì, certo.» David fissava il cielo terso oltre la porta finestra
spalancata. Era stanco e sentiva avanzare un mal di testa
lancinante. «Ne parliamo domani, in ufficio…»
«Sì, sì… naturale…» Allegretti sorrise confuso. «Ah, quasi
dimenticavo… ho fatto fare un po’ di spesa. Nel frigorifero trova tutto
il necessario per uno spuntino… e tutte le mattine una domestica
verrà a rigovernare l’appartamento e a prepararle la cena… siamo
d’accordo che si presenti già da domani.»
«Perfetto, grazie.» David si voltò rientrando in salotto. Stava per
dimenticarsi della cosa più importante. Guardò l'uomo con
espressione esitante. «Senta Allegretti, lei sa se qui vicino c’è un
negozio di strumenti musicali?»
Allegretti gli lanciò un'occhiata visibilmente perplessa. «Un
negozio di strumenti musicali?»
«Esatto.»
«Veramente non saprei… mi coglie alla sprovvista…»
David fissò il BlackBerry. Di nuovo. Merda. Squillava di nuovo. La
sua segretaria gli chiedeva delucidazioni sugli impegni per il mese
successivo. Rispose a monosillabi e poi richiuse il palmare cercando
di sorridere. Non voleva che Allegretti si sentisse a disagio. Non era
quello il suo intento. «Non si preoccupi. Era solo una curiosità.»
«Se vuole, mi informo. Ci metto poco.»
«No, davvero. Posso pensarci io. Non c’è fretta.»
«Beh, se non c'è altro io andrei…» Allegretti sorrise imbarazzato
dirigendosi verso l’ingresso dell’appartamento. «Per qualunque
necessità ho lasciato i miei numeri sul tavolo della cucina. Troverà
quello dell’ufficio, quello del cellulare e anche quello di casa… non si
sa mai… può chiamarmi a qualsiasi ora.»
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