Creiamo cultura insieme: 10 cose da sapere prima di iniziare una discussione – Irene Facheris

SINTESI DEL LIBRO:
La realtà non è oggettiva
La prima cosa da fare quando ci si approccia a una discussione è provare a
tenere a mente che le cose che noi abbiamo visto accadere e le cose che sono
accadute realmente non coincidono quasi mai o comunque non
necessariamente.
E voi starete dicendo: “Irene, avevamo detto di farla semplice o sbaglio?”
Avete ragione, facciamo un passo indietro.
Noi impariamo a conoscere il mondo che ci circonda attraverso la
percezione. Vediamo, sentiamo, tocchiamo... E partiamo dal presupposto di
stare vedendo ciò che c’è.
Sto scrivendo questo capitolo in una camera d’albergo. Mi guardo intorno e
vedo un bellissimo tavolino in marmo, un divanetto (fortunatamente) in
ecopelle, una vetrata con gli infissi in legno. In bagno ci sono anche dei
campioncini di shampoo che ovviamente finiranno nel mio beauty-case prima
della partenza.
Ecco, se qualcuno mi chiedesse “quello che hai visto in camera è tutto ciò
che c’è in camera?” gli risponderei di sì. Però non è vero. In questa camera ci
sono altre cose che io non posso vedere, cose che non ho ancora visto perché
non ho guardato con attenzione e cose che ho visto e che in realtà non ci
sono, perché non ho un occhio allenato. Ora le scopriamo insieme, come
quando devi trovare le differenze nella «Settimana enigmistica».
Anzitutto questa stanza è piena di acari e polvere.
Detta così potrebbe sembrare una pessima recensione su TripAdvisor. In
realtà la stanza è pulita, a occhio nudo, ma rimane piena di acari e polvere. Lo
è strutturalmente. Alla mia destra, appoggiato sul tavolino, c’è il mio
telefono. Sullo schermo i batteri stanno dando una festa, il party dei microbi.
Ci sono più batteri su un cellulare di quanti ce ne siano in un water. Eppure lo
teniamo sempre vicino a noi e non abbiamo problemi ad appoggiarcelo sulla
guancia. Perché? Perché l’essere umano non può vedere i batteri senza
l’utilizzo di strumenti specifici.
È quindi il momento di dare un’informazione: noi vediamo la realtà
attraverso dei filtri. Suona molto Matrix all’inizio, ma poi ci si abitua. Nello
specifico, parliamo di tre filtri. Il primo è quello biologico: non possiamo
vedere tutto o sentire tutto. Non vedo la polvere così come non vedo gli
infrarossi o non sento gli ultrasuoni. Questo vuol forse dire che non esistono?
Posso davvero essere così arrogante da pensare che siccome non lo sto
vedendo significa che non ci sia?
Non poter vedere o sentire tutto significa che non possiamo avere ogni
punto di vista.
Una volta compreso questo passaggio, scatta immediatamente la domanda:
“Cos’altro non starò vedendo?”. Per certi versi è un po’ angosciante, ma
sempre meglio che vivere nell’illusione di conoscere tutto.
Procediamo con il tour.
Ho parlato di un divanetto in ecopelle e ho aggiunto tra parentesi un
“fortunatamente”. Questo perché vivo in una società che dà sempre più
importanza all’ambiente, agli animali, al rispetto per le diverse forme di vita.
Essere eco-friendly e sostenibili sta diventando addirittura una moda, perciò
io sono portata a pensare che l’ecopelle sia meglio della pelle. Vedo quel
divano e non rimango neutra, penso qualcosa di quella scelta. Questo è il
secondo filtro, il filtro sociale.
Non possiamo approcciare il mondo senza un criterio, non possiamo non
avere una chiave di lettura quando guardiamo la realtà. Insomma, non
possiamo non avere un punto di vista. Io vedo il divano, faccio qualche
connessione e traggo delle conclusioni che mi portano a pensare bene di
questo albergo tanto da tornarci.
Sposto lo sguardo a sinistra, continuando il gioco.
Cos’è quella cosa orrenda marrone chiaro? Ah, è il tavolino che sostiene la
televisione. Giuro, è la prima volta che lo vedo. Eppure ieri sera la TV era lì,
ho davvero pensato che fluttuasse in aria? Il tavolino in marmo che mi piace
tanto è a trenta centimetri da quello incriminato, ogni volta che l’ho guardato
nel campo visivo deve esserci stato anche l’altro. Come mai non ci ho mai
fatto caso? Se ci penso mi è chiaro: il marmo mi piace molto, il legno chiaro
lo trovo dozzinale. Il tavolino in marmo sembra ricercato, quello in legno
pare uno scarto di produzione e a pensarci bene stona parecchio.
Insomma, i miei gusti influenzano la mia percezione. Questo è il terzo filtro,
il filtro personale.
Ci insegna che noi non possiamo che avere il nostro punto di vista, che è
parziale per definizione.
Noi conosciamo la realtà per come appare ai nostri occhi.
Non abbiamo un quadro completo, e la descrizione che facciamo di quei
piccoli frammenti che vediamo dice molto poco della realtà in sé: dice molto
di più di noi e dei nostri occhi che la stanno guardando.
Il fatto che io non abbia notato il tavolo in legno o abbia presunto che il
divano non fosse in pelle non dice nulla della realtà. Sono tutte cose che
parlano di me, del mio modo di guardare, dei miei gusti, delle mie
convinzioni, delle mie scelte.
Quando ho guardato le previsioni meteo prima di venire qui ho visto -11°C
e ho pensato “cavolo, lì è ancora pieno inverno!” Lo scrittore, poeta e
giornalista Varlam Tichonovič Šalamov raccontando la sua esperienza in un
campo di concentramento in Russia ne I racconti della Kolyma, scrive: «E il
terzo giorno il termometro salì improvvisamente a -30°: l’inverno stava
finendo». È abbastanza chiaro?
Abbiamo capito di non poter dire di conoscere neanche una stanza
d’albergo, che non cambia a meno che non ristrutturino, vi immaginate
adesso con quale coraggio potremo dire di conoscere un’altra persona?
Una persona, capito? Un essere vivente con dei pensieri che può decidere di
non condividere, che fa delle cose e continua a vivere anche se non la
vediamo, che evolve costantemente. Facciamo un esercizio tutti insieme:
pensiamo alla persona che conosciamo meglio al mondo. La mamma,
l’amico, il fratello, la figlia, ognuno scelga la sua. E adesso, alla luce di
quanto avete appena letto, provate a dirvi che voi la conoscete perfettamente.
Dai, non vi sta scappando da ridere?
E se è così per la persona che conosciamo meglio al mondo, vi immaginate
quanto poco sappiamo di tutte le altre, quelle che abbiamo visto di sfuggita
un paio di volte, quelle con le quali non abbiamo neanche mai parlato ma
eravamo certi di aver inquadrato alla perfezione?
Anche il tizio con cui avete una faida aperta su internet, quello con cui avete
avuto un paio di scambi e avete bollato come idiota, facendo inferenze su di
lui: “Sicuro vota Tizio, sicuro tifa Caio, sicuro è un fan di Sempronio...”
Visto che di lui, nei fatti, non sapete nulla, tutta quella sfilza di giudizi che
avete infilato uno dietro l’altro, a chi si sta riferendo?
Ahi ahi ahi, Signora Longari, mi è caduta sulla presunzione.
Niente paura, lo facciamo tutti. Anche lui sta facendo la stessa cosa con voi
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