La chiamata dei tre. La torre nera – Stephen King

SINTESI DEL LIBRO:
La chiamata dei tre è il secondo
volume di una saga dal titolo La
Torre Nera, ispirata e in certo modo
conseguente al racconto in versi di
Robert Browning «Childe Roland
alla Torre Nera giunse» (che a sua
volta deve qualcosa a Re Lear).
Il primo volume, L'ultimo
cavaliere, racconta di come Roland,
l'ultimo pistolero di un mondo «che
è andato avanti», raggiunge
finalmente l'uomo in nero... uno
stregone che inseguiva da lungo
tempo: e da quanto tempo ancora
non sappiamo. Si scopre che l'uomo
in nero si chiama Walter e che vanta
una mendace amicizia con il padre
di Roland, di prima che il mondo
andasse avanti.
La meta di Roland non è questa
creatura semiumana, bensì la Torre
Nera; l'uomo in nero e più
specificamente ciò che sa l'uomo in
nero, è il suo primo passo sulla
strada che porta a quel luogo
misterioso.
Chi è esattamente Roland? Come
era il suo mondo prima che «andasse
avanti»? Che cos'è la Torre e perché
si è imposto di trovarla? Abbiamo
risposte solo frammentarie. Roland è
un pistolero, una specie di cavaliere,
un eletto incaricato di custodire un
mondo che Roland stesso ricorda
«pieno di amore e di luce»,
incaricato di impedire che esso vada
avanti.
Sappiamo che Roland fu costretto
a una precoce iniziazione dopo aver
scoperto che sua madre era diventata
l'amante di Marten, un mago assai
più potente di Walter (il quale,
all'insaputa del padre di Roland, è
alleato di Marten); sappiamo che
Marten ha tramato perché Roland
scoprisse l'inganno, aspettandosi che
fallisse la prova rituale e fosse
«spedito a ovest»; sappiamo che
Roland trionfa.
Che cos'altro sappiamo? Che il
mondo del pistolero non è
completamente dissimile dal nostro.
Sono sopravvissuti certi manufatti
come le pompe di benzina e certe
canzoni (Hey Jude, per esempio, o
quella poesiola burlesca che
comincia con «Fagioli tali e quali
legumi musicali...»); e ritroviamo
usanze e rituali stranamente simili a
quelli che appartengono alla
tradizione romantica del West
americano.
E c'è una sorta di cordone
ombelicale che unisce il nostro
mondo a quello dell'ultimo
cavaliere. A una stazione di posta su
una pista per corriere da lungo
tempo abbandonata, in un deserto
vasto e sterile, Roland incontra un
ragazzo di nome Jake morto nel
nostro mondo. Jake è stato spinto da
un angolo di strada dall'onnipresente
(e onnimalvagio) uomo in nero.
L'ultima cosa che Jake ricorda del
suo mondo (il nostro mondo) è di
essere stato travolto da una Cadillac
mentre si recava a scuola con i libri
di testo in una mano e la bisaccia
della colazione nell'altra... e di
essere morto.
Prima che l'uomo in nero sia
raggiunto, Jake muore di nuovo e
questa volta perché il pistolero,
trovatosi per la seconda volta
davanti a una scelta straziante,
decide di sacrificare quel figlio
simbolico. Dovendo scegliere fra la
Torre e il ragazzo, probabilmente fra
dannazione e salvazione, Roland
sceglie la Torre.
«Vai allora», lo esorta Jake prima
di precipitare nell'abisso. «Ci sono
altri mondi oltre a questo.»
Il confronto finale tra Roland e
Walter ha luogo in un golgota
polveroso di ossa calcinate. L'uomo
in nero predice a Roland il futuro
con un mazzo di tarocchi. Fra queste
carte quelle che mostrano un uomo
definito il Prigioniero, la donna
chiamata la Signora delle Ombre e
la tetra figura della Morte («ma non
per te, pistolero», gli dice l'uomo in
nero) sono le profezie che
costituiscono l'argomento di questo
volume... e il secondo passo di
Roland sulla lunga e difficile strada
per la Torre Nera.
L'ultimo cavaliere si chiude con
Roland seduto sulla spiaggia del
Mare Occidentale, a contemplare il
tramonto. L'uomo in nero è morto, il
futuro prossimo del pistolero è
ancora fosco. La chiamata dei tre
comincia su quella stessa spiaggia
meno di sette ore più tardi.
Prologo: il marinaio
Il pistolero si destò da un sogno
confuso dominato da un'unica
immagine, quella del Mazzo di
Tarocchi con il quale l'uomo in nero
gli aveva predetto (non si sa quanto
onestamente) l'amaro destino.
Affoga, pistolero, gli diceva
l'uomo in nero, e nessuno gli getta
una cima. Il giovane Jake.
Ma non era un incubo. Era un bel
sogno. Era bello perché era lui ad
annegare, quindi non era affatto
Roland, bensì Jake e questo gli era
di consolazione perché sarebbe stato
mille volte meglio annegare come
Jake che vivere nei panni di se
stesso uomo che, nel nome di un
gelido sogno, aveva tradito un
bambino che in lui aveva riposto
tutta la sua fiducia.
Bene, d'accordo, annegherò,
pensò ascoltando il rumore del mare.
Lasciatemi annegare. Ma quello non
era il rumore degli abissi; quello era
l'aspro sciacquio di un'onda pesante
di sassi. Era davvero lui il marinaio?
E in tal caso, perché la terra era così
vicina? Anzi, non era in realtà sulla
terraferma? Aveva la sensazione di...
Acqua fredda gli inondò gli stivali
e gli corse su per le gambe fino
all'inguine. Fu allora che spalancò
gli occhi e a strapparlo dal sogno
non fu il senso di gelo ai testicoli
che tutt'a un tratto gli si erano
avvizziti alle dimensioni di due noci
e nemmeno l'orribile presenza alla
sua destra, bensì il pensiero delle sue
pistole... le sue pistole e, prima
ancora, le cartucce. Si fa in fretta a
smontare un'arma bagnata, per
asciugarla e lubrificarla e asciugarla
di nuovo e di nuovo lubrificarla e
infine rimontarla; per le cartucce
invece è lo stesso che per i
fiammiferi, e se si bagnano non è
detto che restino utilizzabili.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo