Il gigante con il violino – Rebecca Quasi

SINTESI DEL LIBRO:
La casa che Diego amava era avvolta nella calma del
crepuscolo.
Un cielo giallo arancio la sovrastava e alberi possenti le
facevano ombra. Il giardino disordinato diceva che nulla
era cambiato nei mesi di lontananza.
Diego pagò il taxi, scaricò la valigia e il violino.
Non si faceva mai accompagnare fin dentro il cortile,
perché gli piaceva sorprenderli.
Mentre percorreva il vialetto pieno di buche, pensava ai
battibecchi tra Maddalena e Giovanni per stabilire a chi
spettasse chiuderle. Il sorriso del “ritorno a casa”
cominciava a piegargli le labbra.
Finalmente udì le voci. Le finestre erano aperte, erano a
tavola.
Parlavano tutti insieme. Erano in quattro, ma il pollaio
che riuscivano a combinare assomigliava a un'orchestra
diretta da un ubriaco.
Sorrise di più. Dalla testa ai piedi, dall'anima al corpo,
come ogni volta che tornava.
Lasciò la valigia in mezzo al sentiero perché cominciava
a fare troppo rumore, mise la custodia del violino sotto il
braccio e affrettò il passo.
Ecco, le voci cominciavano a districarsi le une dalle altre,
su tutte spiccava quella bassa e profonda di Giovanni, che
quasi si confondeva con il timbro di Riccardo. Sotto c'era
quella pacata di Maddalena, che per tutta la sua vita
cosciente gli aveva calmato il cuore, e infine Elena, la voce
argentina, decisa, sempre un po' arrabbiata...
Si appoggiò a braccia conserte sul davanzale. A
guardarli.
Elena si voltò di scatto, il solito radar in funzione!
Tutti ammutolirono e lui saltò dentro dalla finestra.
- Ciao - disse.
E bastò quello a farli ricominciare a parlare tutti insieme
ad alzarsi e andargli addosso per abbracciarlo e baciarlo.
Tutti, tranne Elena, che rimase seduta, muta come un
pesce.
Diego scansò velocemente Giovanni e Riccardo per
concentrarsi su Maddalena.
Anche se aveva passato la sessantina da un anno,
Maddalena era comunque la visione più soave del mondo
e Diego il mondo lo aveva girato in lungo e in largo, per
cui parlava con cognizione di causa.
Le accarezzò i capelli e le baciò la fronte.
- Quanto mi sei mancata... - le sussurrò.
- Tu di più.
- Ehi, è mia moglie quella! - lo apostrofò Giovanni,
ridendo.
- Era la mia mamma molto prima di essere tua moglie -
gli rispose Diego, senza smettere di guardarla.
- Hai mangiato? - gli chiese Maddalena.
- Sono in giro da venti ore. Da qualche parte tra Tokyo e
qui ho sicuramente mangiato.
Riccardo comunque aveva già apparecchiato il suo posto
accanto a Elena.
Diego le si sedette accanto, le passò un braccio attorno
alle spalle e se la tirò vicina per baciarle la tempia.
- Ciao, Pulce.
- Ciao - gli rispose lei, allontanandolo con una gomitata.
- Ahi! Hai dei chiodi nei gomiti? - domandò divertito.
- È un poliziotto adesso, deve essere più tosta dei maschi
con cui lavora, se no la strapazzano come uno straccio per
la polvere - spiegò Riccardo.
Diego deglutì. E poi sbiancò.
Com'è che sua sorella era diventata un poliziotto?
Quando era partito per la tournée in Giappone, sei mesi
prima, Elena stava studiando per diventare
anatomopatologa. Avrebbe fatto le autopsie a gente morta,
senza il rischio di beccarsi una pallottola o una coltellata.
- Sono negli operativi - disse lei.
- Da quando!? - ruggì Diego, piantandole gli occhi
addosso.
- Tre mesi.
Quando era successo?
- Ho fatto un concorso, un anno fa - confessò Elena.
Aveva fatto un concorso.
Nessuno gliel'aveva detto.
Facile immaginare perché.
Diego guardò Maddalena e Giovanni, soprattutto
Giovanni. Erano d'accordo, dal giorno in cui era venuta al
mondo, che l'avrebbero preservata da ogni pericolo, male
e sbucciatura di ginocchio... lui e Giovanni avevano anche
deciso che non sarebbe uscita con un ragazzo prima dei
quarantacinque anni, va be' Giovanni probabilmente su
quello scherzava, ma non era un'idea malvagia considerata
la quantità di stronzi che c'era in giro.
- Raccontaci del Giappone - suggerì Maddalena prima
che il vulcano eruttasse.
Sì, meglio raccontare del Giappone.
Dopo cena Elena sparì in camera sua per uscirne
mezz'ora dopo vestita da donna.
Non che prima fosse vestita da uomo, ma almeno era il
solito maschiaccio in pantaloncini e maglietta, mentre in
quel momento era un'inedita Elena in gonna nera e tacchi
alti, truccata e pettinata, con gambe chilometriche, seno e
tutto l'equipaggiamento base.
Nel vialetto c'era una macchina ferma a una spanna dalla
valigia di Diego.
- Che ci fa una valigia in mezzo al viale? - sbraitò la voce
del tizio che guidava quella macchina e che stava
scendendo, appunto, per spostare la valigia.
- È tornato Diego - spiegò Elena andandogli incontro.
- Tuo fratello?
- Non è mio fratello.
Quella frase, ripetuta allo sfinimento, ormai non
impressionava più nessuno.
- Vengo a salutare i tuoi - disse lui.
- Non ce n'è bisogno, andiamo - rispose lei, uscendo.
Elena salì in auto sbattendo la portiera un po' troppo
forte.
- Parti - ordinò.
Il ragazzo sbuffò e mise in moto.
Diego, in piedi davanti alla finestra, vide la macchina
allontanarsi mentre la sua valigia rimaneva sul vialetto
come una scema.
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