I magnifici 7 capolavori della letteratura russa – Autori Vari

SINTESI DEL LIBRO:
Introduzione
Il 19 ottobre 1836 è nella vita di Aleksandr Sergeevič Puškin una
giornata a tutti gli effetti particolare. Poche ore vi sono dedicate al
lavoro, dal momento che ricorre il venticinquesimo anniversario
dell’apertura del Liceo di Carskoe Selo e il banchetto esige la
presenza del poeta che, com’è consuetudine, ha il dovere di
celebrare in versi l’avvenimento. Ma quelle poche ore segnano
comunque alcuni punti fermi. Il 19 ottobre 1836 è la data che
compare in calce alla stesura in bella copia della Figlia del capitano,
a conclusione di un’intensa revisione, costellata da numerosi ritocchi
e aggiustamenti, del testo approntato in brogliaccio già nel luglio
precedente (il 22, per l’esattezza). Il 19 ottobre 1836 è altresì la data
di una lunga lettera mai spedita a Čaadaev, in cui Puškin, accusando
ricevuta del fascicolo della rivista «Teleskop» che ospitava la prima
delle Lettere filosofiche, prende nettamente le distanze dalle
riflessioni dell’amico. E necessariamente il 19 ottobre 1836 è la data
di composizione dei versi dedicati al Liceo, versi rimasti tuttavia
incompiuti. Uno dei convenuti al banchetto serale in casa Jakovlev
ha lasciato il racconto della lettura di quel canto: si sa quindi che
Puškin declamò i suoi versi con le lacrime che gli rigavano il volto,
che nel silenzio generale posò il foglio sulla tavola e si allontanò per
mettersi a sedere su un divano in un angolo della stanza. Questa
testimonianza è stata a più riprese utilizzata dai biografi del poeta
per rafforzare la tesi di un suo malessere spirituale. Minor attenzione
invece è stata prestata all’asperità tematica del canto che marca
un’importante svolta nella sensibilità puškiniana.
Il Liceo era stato il prodotto di una delle tante velleità riformatrici
dello zar Alessandro i. Secondo il progetto originario, esso avrebbe
dovuto consentire ai rampolli della famiglia imperiale di avere
un’educazione al di fuori del non esaltante ambiente di corte, di
frequentare regolari e impegnativi corsi insieme ai figli della miglior
nobiltà che a loro volta sarebbero stati trasformati in quadri
competenti della futura amministrazione dell’impero. Le cose nella
realtà erano andate diversamente: i fratelli minori di Alessandro,
Nicola e Michajl, erano rimasti estranei all’iniziativa, mentre ai
giovani nobili, riuniti in una dépendance della residenza estiva di
Carskoe Selo, era stata a conti fatti riservata un’istruzione un po’
confusa, analoga a quella d’un istituto superiore, sicuramente non
finalizzata agli scopi iniziali. Se il Liceo un risultato l’aveva avuto,
questo era consistito nel creare una sorta di sensibilità comune tra
coloro che l’avevano frequentato, adolescenti pur sempre selezionati
che tra le mura scolastiche avevano vissuto l’epopea napoleonica, la
guerra patriottica del 1812, la sconfitta di Bonaparte ad opera della
Russia, l’anelito alla libertà delle generazioni più giovani. Una
sensibilità così esasperata da consentire a quei ragazzi di sentirsi
partecipi in prima persona di avvenimenti vissuti da altri. Ancora nel
1831 Puškin, chiamato a celebrare in versi il ventennale del Liceo,
pur consapevole che «.
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