Critica dell’ansia pura- Fred Vargas

SINTESI DEL LIBRO:
Vi guardo, vi trovo bene, rilassati.
Restate perfettamente rilassati ma
sappiate che ho un sacco di lavoro.
Vedo gente che gira fischiettando
per le strade, spensierata,
bighellonando a destra e a manca
proprio mentre io, personalmente,
ho un sacco di lavoro.
Detto fra noi, non mi spiacerebbe
disfarmene. Afferrare il lavoro per il
bavero, legarlo come un salame a un
tronco d’albero e fuggire a gambe
levate. Bravo chi mi prende.
Ma non posso, ho del lavoro da
fare.
Non ce l’ho con voi, ma un po’ è
colpa vostra. Sul serio. Ricordatevi,
infatti, che mentre giro fischiettando
per le strade, io mi occupo della
vostra vita senza tregua e per ogni
dove. Che, bighellonando con le
mani in tasca, veglio su di voi e
m’impiccio delle vostre grane con
l’umile ostinazione di un bue da tiro,
testardo e maestoso. Ammetterete
che ci troviamo di fronte a un caso
nient’affatto banale e che siete molto
fortunati. Lo sono anch’io,
incidentalmente, perché con
l’occasione veglio su di me, per via
della comune natura umana che
condividiamo come se fosse stato
fatto apposta.
Del resto, fu proprio questa
piccola coincidenza zoologica che
mi portò, strada facendo, a
preoccuparmi delle grane altrui.
Fatica non indifferente che mi
sarebbe stata risparmiata se la
Natura, china sulla culla
dell’umanità, ci avesse concesso il
dono di mollare le nostre grane in
aperta campagna, e chi s’è visto s’è
visto. O lasciarle in un terreno
abbandonato. O cacciarle
nottetempo in un tombino, legarle
sui binari della ferrovia, gettarle
fuori bordo, occhio non vede cuore
non duole. Ma la Natura non lo ha
permesso. Che sia stato per
sbadataggine, o per taccagneria, o
per contrariarci. Non è il momento
di intentare inutili processi e i fatti
sono questi: non possiamo mollare
le nostre grane, né tagliarle a pezzi
con una sega da metallo per ficcarli
in sacchi della spazzatura che
potremmo sparpagliare nei
boschetti, come se niente fosse.
Conosco gente che ci ha provato,
colma di speranza ma poco
informata sugli usi e costumi delle
grane. Ed è rimasta crudelmente
delusa.
Tanto vale chiarire subito questo
punto: la Grana vive sull’uomo e si
riproduce su di lui, alla stregua del
nostro insetto predatore, intendo la
Pulce. So che fra voi c’è chi vorrebbe
tanto conoscere il vero nome di
questa pulce e saperne di piú sugli
usi e costumi del piccolo sifonattero.
Ma io esito. Temo che questo ci
porti troppo lontano. Sta di fatto
che, diversamente dalla nostra pulce,
di umore scherzevole, che parassita
altri piccoli animali come il tasso o
lo sciacallo, la grana è strettamente
infeudata alla specie umana.
Conosco gente che ha tentato di
rifilare le proprie grane a un tasso e
ci ha sbattuto il muso. Inoltre, a
differenza della pulce, la grana non
può essere annegata nell’acqua della
vasca da bagno. Tale rimedio si
limita a stordirla in via molto
provvisoria. Questi brevi ragguagli
scientifici tanto per avere le idee
chiare e capire che la grana, per sua
stessa natura, si abbarbica
incessantemente alle calcagna
dell’uomo, tranne in alcuni
eccezionali momenti di grazia, come
l’amore, che costituisce di per sé una
grana enorme.
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