Teatro – Dino Buzzati

SINTESI DEL LIBRO:
PICCOLA PASSEGGIATA
Atto unico
PERSONAGGI
Il cavalier Folletti
Il professore
La portinaia
Agnese
Il passante
La donna
PRIMO QUADRO
La scena rappresenta, in spaccato, la camera dove abita il cav.
Folletti, alloggio modestissimo all'ammezzato o al piano rialzato di una
camera della periferia. La porta della camera dà su una breve scala.
Sotto la scala, lo sgabuzzino della portinaia, pure a spaccato. Tale scala
può dare su un andito interno, o cortile, o strada, a volontà. Meglio se
in un cortile, sopra il quale si intravedono le cime di immensi
falansteri.
SCENA PRIMA
La portinaia, nell'interno dello sgabuzzino, sta chiacchierando con
Agnese, serva o simile, che è entrata e ha deposto su un tavolo la
sporta della spesa. Il cav. Folletti è nella sua, camera; seduto, si diverte
a tentare qualche musichetta con un'armonica a bocca. Egli è un
ometto scialbo di mezza età, timido e bonario; non infelice, anzi
piuttosto sereno; si muove con calma e stanchezza; durante l'atto,
progressivamente, dovrà risultare in lui una specie di inconscia
superiorità in confronto del professore, che pure è tanto più potente e
può fare del Folletti ciò che meglio gli pare.
PORTINAIA. (facendo segno dalla parte del Folletti) Ricomincia a
strimpellare, gli è tornata la voglia. Si direbbe che sia guarito.
Lo senti? Ma ci vuol altro, con quello là che gli si è messo alle
costole.
AGNESE. Chi quello là?
PORTINAIA. Come, non ti sei ancora accorta? Da cinque, sei giorni
è sempre qui tra i piedi... Due volte al giorno almeno viene, passa su
per la scala, facendo finta di niente. A me crede di farla, poveretto! Eh,
a vederlo così fa una certa impressione! Un gran signore sembra, poco
da dire. Ma io lo conosco oramai!
AGNESE. Ma di chi parli, si può sapere? Sai chi è?
PORTINAIA. (si alza dalla sedia, mormora qualcosa all'orecchio di
Agnese con grande mistero).
AGNESE. Oh, povero cavalier Folletti. Ma dici sul serio? Sei
proprio sicura?
PORTINAIA. E chi vuoi che venga da uno come lui, che appena
sbarca il lunario? Chi vuoi che venga se non avesse un motivo?
E poi l'ho riconosciuto dalla faccia. Ha un bel cambiarsi d'abito,
mettersi gli occhiali! Ti ricordi l'anno passato, dai Tracchini, prima che
morisse la signora? E poi due mesi fa, quella notte che il dottor Trazzi
se n'è andato per un colpo? Sempre lui era, anche se vestito diverso.
AGNESE. Ma, il cavaliere, non capisce? Chi immagina che sia?
PORTINAIA. Che cosa vuoi che capisca un uomo simile? Si
lascerebbe imbrogliare da una pecora! Gliel'ho già detto due volte,
gliel'ho detto: Cavaliere, lasciate che vi dica, io non voglio impicciarmi
nei fatti degli altri, ma lasciate consigliarvi: non è compagnia per voi
quella, gli ho detto, io conosco di vista quel tipo là, non ne verrà fuori
niente di buono!
AGNESE. E lui che cosa ha risposto?
PORTINAIA. Cosa ha risposto? Lo avresti dovuto sentire. Signora
Marietta, dice, ma lo sapete chi è? Un bravo signore è, un riccone, che
era tanto amico del mio povero fratello, dice. è arrivato qui in città da
pochi giorni, aveva il mio indirizzo, è venuto a trovarmi. Della città
non è pratico, si capisce, deve pur far passare le giornate... e così mi
viene a trovare, mi tiene compagnia, siccome vede che sono malato.
Come volete conoscerlo, signora Marietta, dice, se è appena arrivato
dall'estero. Ecco quello che mi ha risposto.
AGNESE. E allora? Non potevi fargli capire, metterlo sull'avviso.
PORTINAIA. Ah, io di queste brighe non me ne prendo. Cosa vuoi
che gli dica? Dovrei dirgli chi è, dovrei dirgli che è la morte in persona?
Dio mio. E a che cosa servirebbe? Soltanto a spaventarlo.
AGNESE. E così, Marietta, tu pensi...
PORTINAIA. (scuote il capo) Non dura tanto, poveraccio, ha i
giorni contati. E lui che si crede già guarito. Poveretto. Sempre così,
quando compare quel tipo!
AGNESE. (eccitatissima, quasi gridando) Marietta, Marietta!
PORTINAIA. Che cosa succede adesso? Che cosa c'è?
AGNESE. è quello lì, è quello lì? Dimmi, è lui? (Indica un uomo che
sta salendo le scale.)
PORTINAIA. (fa segno di sì).
AGNESE. Misericordia di Dio! Con tanto di pelliccia. Pare una
maschera... Marietta, io me ne vado! (Si avvia per uscire.)
PORTINAIA. Hai così paura? Non ti vergogni? (Intanto si segna,
guarda verso la scala) Un riccone venuto dall'estero! Come se non lo
conoscessi! Almeno trenta volte sarà venuto, da quando sto in questo
casamento! Trenta volte - maledetto. Ma aspetta un momento, Agnese
(prende la sporta dimenticata dalla donna, fa per rincorrerla). Hai
dimenticato la spesa! (Ma Agnese è scomparsa) E adesso? (Chiude la
porta, si ritira in un angolo,, scompare nell'ombra.)
SCENA SECONDA
IL PROFESSORE. (si affaccia alla camera del cav. Folletti, aprendo
lentamente la porta. Sembra impaziente. è una persona piuttosto alta,
di austera e strana distinzione: pelliccia, cilindro, guanti bianchi. Deve
nello stesso tempo riuscire simbolico ed umano. Soprattutto la faccia è
singolare: pallidissima, né vecchia né giovane, bella di lineamenti ma
rigida e inespressiva come quella di un idolo e perciò alquanto sinistra.
Non macabra però. (Conviene l'uso magari parziale di una maschera?)
Occhiali d'oro non a stanghetta. Egli si rivolge con voce dura, quasi
imperativa al cav. Folletti) Cavaliere!
FOLLETTI. (riscuotendosi dal torpore che lo aveva preso, mentre
la portinaia parlava di sotto: si era seduto su una sedia presso la stufa,
aveva deposto l'armonica, si era appisolato)
Ah, professore! Vi siete ancora disturbato (si alza). Non so come
dirvi.... mi onorate, ecco. In questa stamberga... un signore come voi...
(i suoi movimenti denotano debolezza).
PROFESSORE. (leggermente disorientato) Ho l'impressione, vi
dirò, che la portinaia non mi veda troppo volentieri. Si direbbe che...
FOLLETTI. Scusatela, è una ignorante. Non è abituata a veder
persone... non so come dire...
PROFESSORE. (con sospetto) Persone come?
FOLLETTI. Vedete, professore, qui siamo alla periferia, non si vede
mai lusso da queste parti. Forse il vostro vestito....
PROFESSORE. (senza sorridere) Capisco... il mio vestito, voi dite.
FOLLETTI. (intanto apre un cassetto del comò cercando qualcosa,
continuando a ripetere) Spero che la vorrete compatire, è una
ignorante, ma è una brava donna... (si volta, con un pacchetto in
mano). Ecco, professore, ho paura che adesso vi arrabbierete.
PROFESSORE. Io arrabbiarmi?
FOLLETTI. Professore, dovete perdonarmi se ardisco... Ma non
ditemi di no, vi prego, non fatemi restar male... Sarei tanto contento se
accettaste...
PROFESSORE. (con diffidenza) Accettare che cosa?
FOLLETTI. Mi prendo troppa confidenza, forse (tossisce) ma ho
pensato che in viaggio, col freddo che fa... è una specialità di queste
parti, sapete? (Apre il pacco e ne estrae un paio di pantofole imbottite
di pelo) è pelo di lepre... Una specialità. E sono comode, vedrete.
PROFESSORE. (imbarazzato, con fredda cortesia) Ma che cosa vi è
saltato in mente? (Tra sé) Parola che è la prima volta... (sbircia il
Folletti che lo fissa con occhi supplicanti) Beh, che devo dirvi? Vi
ringrazio (prende in mano le pantofole ma il Folletti, vedendo il suo
imbarazzo, le riprende e rifà il pacchetto).
FOLLETTI. (incoraggiato) Non vi sarete offeso?
PROFESSORE. (sempre col tono di chi non riesce a trovarsi a suo
agio, e se ne stupisce, lui abituato a signoreggiare sul mondo)
Effettivamente, anch'io, sì, mi capita abbastanza spesso... No...
Ma mi dispiace che voi... Non ce n'era il motivo, vi assicuro.
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