Morte a credito- Louis-Ferdinand Céline

SINTESI DEL LIBRO:
A Lucien Descaves
Vestitevi! Ecco i pantaloni!
Corti o no, son sempre buoni!
Poi, giacca coi maniconi!
Farsetto, camicia, berretto,
scarpe che al di là dello stretto
andrebbero, come barconi!...
Canto di carcerati
Eccoci qui, ancora soli. C'è un'inerzia, in tutto questo, una pesantezza,
una tristezza... Fra poco sarò vecchio. E la sarà finita, una buona volta.
Gente n'è venuta tanta, in camera mia.
Tutti han detto qualcosa. Mica m'han detto gran che. Se ne
sono andati. Si son fatti vecchi, miserabili e torpidi, ciascuno in un suo
cantuccio di mondo.
Ieri alle otto la signora Bérenge, la portinaia, è morta. Si sta schiodando
dalla notte un gran temporale. Quassù in cima dove stiamo noi il
casamento trema. Era una cara e gentile e fedele amica. Domani la
sotterreranno in Rue des Saules. Era proprio vecchia, allo stremo della
vecchiaia. Io gliel'avevo detto fin dal primo giorno che s'era messa a
tossire: " Non si sdrai, soprattutto!...
Se ne resti a ceccia nel suo letto! " Non ero affatto tranquillo.
E infatti ecco qua... E infatti, al diavolo...
Mica l'ho praticata sempre, 'sta merda di medicina. Ora glielo voglio
proprio scrivere ch'è morta, la signora Bérenge, a tutti quelli che m'han
conosciuto, che han conosciuto lei. Ma dove
saranno?
Vorrei che il temporale facesse ancor più baccano, che i tetti
sprofondassero, che la primavera non ritornasse più, che casa nostra
sparisse.
Lei lo sapeva, la signora Bérenge, che tutti i dispiaceri arrivan per
lettera. Ma mica so più a chi scrivere... E' tutta gente lontana...
Si son cambiati l'anima per tradir meglio, scordar meglio,
parlar sempre d'altro...
Vecchia signora Bérenge, il suo cane strabico se lo prenderanno, se lo
porteranno via...
Tutto il dolore delle lettere, da una ventina d'anni ormai,
s'è fermato da lei. Eccolo qui nel sentore della morte recente,
l'incredibile acre gusto... E' appena uscito dall'uovo... E' qui... Se la
gironzola... Lui conosce noi, noi conosciamo lui, adesso. Non se n'andrà
mai più. Bisogna spengere il fuoco nella guardiola.
Ma a chi scrivere? Non ho più nessuno, Più un'anima che accolga
dolcemente lo spirito gentile dei morti.., che parli, dopo
di ciò, con più dolcezza delle cose. Animo, via, da soli!
Sull'ultimo, la mia vecchia custode, lei non poteva più dir nulla.
Soffocava, mi tratteneva per una mano... E' entrato il postino.
L'ha vista morire. Un rantoletto. Tutto qui. Ne venne da lei
gente, una volta, per chieder di me. Se ne son riandati via, lontano, molto
lontano nella dimenticanza, a cercarsi un'anima. Il
postino s'è levato il berretto. Potrei dir io tutto il mio fiele. So io. Lo farò
più in là, se non torneranno. Ora preferisco raccontar delle storielle.
Ne racconterò di tali che quelli torneranno
apposta, per accopparmi, dai quattro venti. Allora la sarà finita e ne sarò
arcicontento.
Nella clinica dove fo servizio io, la Fondazione Linuty, già
m'han fatto mille osservazioni spiacevoli per le storielle che vo
raccontando... Mio cugino Gustin Sabayot, al proposito, è esplicito:
dovrei proprio cambiar registro. E' medico anche lui, ma
dall'altra parte della Senna, alla Chapelle-Jonction. Ieri mi mancò il
tempo d'andarlo a trovare. Volevo appunto parlargli della
signora Bérenge. Me la sbrogliai troppo tardi. E' un mestieraccio
faticoso, il nostro, con le visite. Anche lui la sera è un cencio.
Quasi tutti pongon domande snervanti. Hai voglia di cercar di sbrigarti,
bisogna ripetergli una ventina di volte tutte le minuzie della prescrizione.
Ci pròvan gusto a farti chiacchierare, a far ch'un si sfibri... Non se ne
faranno nulla dei buoni consigli, proprio un bel nulla. Ma han paura
ch'un non s'affatichi abbastanza,
e per esser più sicuri insistono; son ventose, radiografie,
prese... Fan ch'un li palpi da capo a piedi... Fan ch'un gli misuri ogni
cosa... L'arteriosa e la fan... culaggine loro... Gustin, lui, alla Jonction,
sono ormai trent'anni che pratica. I miei, i miei accattoni, ci sto
pensando da un pezzo, finir6 con lo spedirli un bel
mattino ai mattatoi della Villette, a ber sangue caldo. Gli toglierà la Iena
fin dall'aurora. Proprio non saprei che altro fare per disgustarli.
Finalmente ier l'altro ero deciso d'andarlo a trovare, il Gustin, a casa
sua. La sua landa è a venti minuti da me, una volta
passata la Senna. Mica bello come tempo. Mi butto lo stesso.
Prenderò l'autobus, mi fo. Corro a finir la mia tornata. Me la
filo per la corsia delle medicazioni. Una marcolfa m'avvista e m
'abbranca. Ha una voce strascicosa, come la mia. In me è la
stanchezza. Ma lei raschia per giunta, ed è l'alcool. Ora fa il piagnisteo,
vuol rimorchiarmi. " Venga, dottore, la scongiuro!...
la mia figlioletta, la mia Alice!... E' in Rue Rancienne!... a due passi!... "
Mica son obbligato ad andarci. Per norma, le mie visite l'ho terminate!...
Quella s'ostina... Siamo fuori... Ne ho fin qui degli egrotanti... Ce n'è già
una trentina di rompicoglioni, qui" che sto rattoppando da questo
pomeriggio... Non ne posso più!... Che tossiscano! Scaràcchino! Si
disossino! Si sderetanino!
Se ne volin via con trentamila scorregge nel codione!... Io mi ci spalmo!...
Ma la piagnona lei m'acciuffa, mi s'appende carognescarnente al collo,
mi soffia in faccia la sua disperazione. è una
disperazione piena di " cancarone "... Non sono in condizioni di lottare.
Non mi mollerà più. Quando saremo in Rue des Casses, ch'è lunga e
senza un lampione, forse riuscirò a mollarle una bella pedata nelle
micche... Ora sono stanco... Mi sgonfio... E la solfa ricomincia. " La mia
figliolina!... La supplico, dottore!...
La mia Alicetta!... Sa dov'è?... " Rue Rancienne mica è tanto vicina... Mi
fuorvia... Lo so dov'è. E' dopo i Gomenifici... L'ascolto attraverso il mio
intontimento... " Abbiamo appena 82 franchi la settimana... con due
figli!... Eppoi mio marito, che con me è tremendo!...
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