Il bacio eterno – Lara Adrian

SINTESI DEL LIBRO:
Il vampiro non aveva idea che la morte lo attendesse nell'oscurità .
I suoi sensi erano carichi di un bisogno impellente, mani e braccia
piene della donna seminuda dai capelli rossi che lo toccava
trattenendo a stento la propria lussuria. Troppo eccitato per
accorgersi che non erano soli nella camera da letto del suo Rifugio
Oscuro, spalancò le doppie porte intarsiate e condusse all'interno la
sua preda vogliosa e ansimante. La donna, instabile sui tacchi alti, si
sottrasse alla sua presa ridendo e agitando un dito davanti al viso.
«Hans, mi hai dato troppo champagne» farfugliò, incedendo con
passo malfermo nella stanza buia. «Mi gira la testa.»
«Passerà .» Anche il vampiro tedesco biascicava, sebbene non per
colpa dell'alcol che aveva inebriato la sua ignara accompagnatrice
americana. Le zanne gli si allungavano in bocca e la sua lingua era
intrisa di saliva in vista del pasto imminente.
La seguì con mosse studiate mentre chiudeva le porte dietro di sé
e imprigionava la sua preda. I suoi occhi splendevano come tizzoni
ardenti, passando dal loro colore naturale a qualcosa che non era di
questo mondo. Nonostante la donna sembrasse non accorgersi del
cambiamento che stava avvenendo in lui, il vampiro le si avvicinò a
testa bassa, attento a nascondere l'ardore del suo sguardo assetato
di sangue. A parte quel velato chiarore d'ambra e il fioco bagliore
delle stelle fuori dalle alte finestre affacciate sui giardini del Rifugio
Oscuro, non c'era luce nella stanza. Ma la sua appartenenza alla
Stirpe gli permetteva di vedere anche al buio.
Lo stesso valeva per colui che era venuto a ucciderlo.
Avvolto nell'ombra all'altro capo della grande stanza, uno sguardo
cupo si accese quando il vampiro afferrò da dietro la sua Ospite di
sangue e si mise all'opera. Il primo aspro fiotto color rame della vena
umana perforata fece spuntare per riflesso incondizionato le zanne
di chi osservava la scena. Anche lui era affamato, più di quanto
volesse ammettere, ma era venuto per uno scopo più importante.
Era venuto a vendicarsi.
A farsi giustizia.
Era questa missione di primaria importanza a tenere i piedi di
Andreas Reichen inchiodati al pavimento, mentre l'altro vampiro,
dall'altra parte della stanza, si dissetava con cieca avidità . Aspettò
paziente, solo perché sapeva che l'uccisione di questo maschio gli
avrebbe fatto fare un altro passo avanti verso il compimento della
solenne promessa fatta circa tre mesi prima... la notte in cui il suo
mondo era stato distrutto, ridotto a un cumulo di cenere e macerie.
Reichen si tratteneva a stento. Dentro di lui si agitava una fiamma
rabbiosa. Le sue ossa sembravano barre d'acciaio incandescenti
sotto la pelle. Il sangue gli scorreva veloce nelle vene, fuoco liquido
che lo bruciava da capo a piedi. Ogni muscolo e ogni cellula del suo
corpo reclamava a gran voce quel castigo e lo faceva con una furia
che sfiorava la fusione nucleare.
Non qui. Non lui.
Il prezzo da pagare se si fosse abbandonato del tutto alla collera
sarebbe stato troppo alto e quel figlio di puttana non ne valeva la
pena.
Reichen tenne a bada la sua parte esplosiva, ma lo sforzo giunse
una frazione di secondo in ritardo. Il fuoco che aveva dentro si stava
già propagando e bruciava le fragili catene del suo autocontrollo...
All'improvviso l'altro vampiro sollevò la testa dal collo della donna.
Inspirò bruscamente dal naso, poi grugnì, in preda a un allarme...
animalesco. «C'è qualcuno qui.»
«Che hai detto?» mormorò lei, ancora sconvolta dal morso del
vampiro che le sigillava la ferita con la lingua per poi scacciarla
lontano da sé. La donna barcollò in avanti, sbuffando sottovoce un
paio delle sue imprecazioni preferite. Nell'istante in cui il suo
sguardo indolente si posò su Reichen, un urlo le sgorgò dalla gola.
«Oh, mio dio!»
Sentendosi gli occhi bruciare del fuoco ambrato della sua collera e
le zanne lacerare le gengive, pronte alla lotta imminente, Reichen
fece un passo fuori dall'ombra.
La donna lanciò un altro urlo, con l'isteria che le cresceva negli
occhi in preda a un panico selvaggio. Guardò il suo accompagnatore
in cerca di protezione, ma il vampiro non sapeva più che farsene di
lei. Con uno spietato manrovescio la spinse via e avanzò con
cautela. Il colpo la fece cadere a terra.
«Hans!» esclamò lei. «Oh, dio, che succede?»
Soffiando dalle narici, il vampiro affrontò l'intruso inatteso e si
accucciò in posizione di attacco. Reichen ebbe solo un attimo per
gettare una rapida occhiata all'umana confusa e terrorizzata.
«Vattene.» Con la forza del pensiero sbloccò le porte e le
spalancò. «Esci, femmina. Ora!»
Mentre lei si rialzava in tutta fretta dal pavimento di marmo lucido,
il vampiro del Rifugio Oscuro balzò in aria disegnando un solo, fluido
arco. Prima che i suoi piedi toccassero terra Reichen si scagliò
contro il bastardo.
I loro corpi si scontrarono e l'esplosione dello slancio di Reichen li
scaraventò entrambi dall'altra parte della stanza. Con le enormi
zanne scoperte, gli occhi feroci color ambra intrecciati nel livore più
mortale, si schiantarono insieme contro il muro come una palla che
va in mille pezzi.
L'impatto fece incrinare qualche osso, ma a Reichen non bastava.
Neanche lontanamente.
Buttò giù il maschio della Stirpe che si dibatteva furente e lo
bloccò sul pavimento premendogli un ginocchio sulla gola.
«Pazzo insensato!» ruggì il vampiro, arrogante malgrado il dolore.
«Lo sai chi sono io?»
«Lo so chi sei, agente operativo Hans Friedrich Waldemar.»
Reichen digrignò denti e zanne rivolgendogli un sorriso irriverente e
uno sguardo sprezzante. «Non dirmi che ti sei già dimenticato chi
sono io.»
No, non se l'era dimenticato. Il ricordo balenò dietro il dolore e la
paura nelle pupille assottigliate di Waldemar. «Figlio di puttana...
Andreas Reichen.»
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