I consigli di Lady Petra – Ann Lethbridge

SINTESI DEL LIBRO:
I
raggi del sole autunnale inondavano il salottino di Westram
Cottage. Lady Petra guadava fuori dalla finestra. Sotto il cielo
azzurro una brezza leggera accarezzava le foglie di una quercia
nelle vicinanze e faceva annuire i boccioli delle rose rosse lungo il
sentiero che conduceva alla porta d'ingresso. Pomeriggio perfetto
per una cavalcata, ammesso che si possedesse un cavallo.
Sospirò e tornò alla sua poltrona. Raccolse il ricamo a cui aveva
lavorato fino a poco prima, un fazzoletto per suo fratello Red, il
Conte di Westram. Che noia! Lo lasciò cadere e si alzò per
raddrizzare il ritratto della madre, sulla parete di fronte.
«Petra» disse sua sorella maggiore, Lady Marguerite Saxby.
«Per favore, smettila di gironzolare. Mi dai le vertigini.»
Contrita, Petra si voltò. «Mi dispiace, non volevo disturbarti.»
I capelli ramati e gli occhi verdi, Marguerite sedeva alla scrivania,
intenta a sbrigare la corrispondenza. Come sempre, le sue trecce
abbondanti erano fissate in modo severo sotto la cuffia da vedova.
Restituì il sorriso a Petra, ma i suoi occhi rimasero tristi. Marguerite
era sempre triste, da quando era rimasta vedova.
Petra aveva il medesimo aspetto? Si avvicinò allo specchio sopra
il caminetto e sbirciò il suo riflesso. A differenza dei suoi fratelli, lei
somigliava alla madre, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Anche
lei aveva un'espressione triste?
Chiuse gli occhi di fronte al suo riflesso, rifiutandosi di
riconoscere la mestizia. A ogni modo, forse avrebbe potuto
ammettere il rammarico; dopotutto era parzialmente colpa sua se lei
e Harry avevano litigato in modo tanto feroce.
I primi mesi di matrimonio erano stati molto felici per Petra. Era
stato un colpo doloroso scoprire che Harry, già annoiato dalla nuova
moglie, cercava intrattenimento altrove. Se lei fosse stata come gran
parte delle mogli del ton e avesse ignorato le sue infedeltà,
considerandole qualcosa che ogni marito alla moda si concedeva, le
cose sarebbero andate in modo assai diverso. Ma per lei era stato
tanto doloroso, che non aveva potuto tacere. E più si era lamentata,
peggio si era comportato Harry finché, durante l'ultima lite, lei lo
aveva accusato di non amarla più. Lui le aveva gridato che non
l'aveva mai amata e l'aveva sposata soltanto su insistenza del
padre.
L'aveva accusata di essere una ragazzina stupida che gli aveva
rovinato la vita.
Il dolore l'aveva lasciata senza parole.
Un attimo dopo lui si era precipitato a combattere i francesi. La
cosa peggiore era che aveva portato con sé il fratello e il cognato di
Petra. Harry le aveva spezzato il cuore e la sua stupida ingenuità era
costata alla sua famiglia un prezzo molto alto.
Voltò le spalle allo specchio.
«Non hai niente da rammendare?» le chiese Marguerite.
«Finito.»
«Il giardino non ha bisogno di cure?»
Petra scosse la testa. «Ogni volta che prendo una pala o strappo
un'erbaccia, Jeb interviene. Sembra che Red sia stato molto chiaro
riguardo a cosa una nobildonna dovrebbe o non dovrebbe fare. Mi
manca quando creavamo cappellini.»
«Creane uno per te» suggerì Marguerite.
«Non è lo stesso. E comunque ho già più cappellini di quanti me
ne servano. Mi sento così inutile.» Guadagnare grazie alla piccola
modisteria che avevano avviato era stato emozionante, finché Red
non le aveva costrette e smettere. Il conte era rimasto sgomento
quando aveva scoperto che le sue sorelle si erano lanciate nel
commercio.
Guadagnavano ancora qualcosa grazie ai cappellini che
Marguerite disegnava, ma la manifattura era stata ceduta al nuovo
proprietario
quando avevano venduto l'attività. Le dame
aristocratiche non si dedicavano al commercio.
Marguerite scorse la lettera successiva. «Carrie ci saluta e dice
che il cane che Avery le ha comprato alla fine di novembre avrà una
cucciolata. Chiede se ce ne interessa uno.»
«Adorabile! Dille di sì.»
Marguerite annuì. «Ti farebbe bene avere un po' di compagnia
durante le tue passeggiate. Un cane mi sembra proprio quel che ci
vuole.»
Petra la raggiunse alla scrivania per leggere da dietro la sua
spalla. «Non dice di che razza sono? Spero non siano troppo
grossi.»
«Glielo chiederò quando le rispondo. Hai ragione, non vogliamo
un cane troppo grosso.» Posò la lettera e prese la successiva.
Petra si avvicinò al divano e si guardò le dita, strofinando i calli
che i loro sforzi come modiste le avevano procurato. Stavano già
svanendo.
Negli ultimi mesi erano cambiate molte cose. Carrie, la loro
cognata rimasta vedova, si era risposata felicemente, mentre Petra e
Marguerite continuavano a opporsi ai desideri del fratello e
mantenevano la loro indipendenza. Nessuna delle due desiderava
risposarsi. Di certo per Petra una volta era stata più che sufficiente.
Nella sua esperienza gli uomini erano pronti a promettere la luna pur
di ottenere ciò che desideravano, poi facevano quel che volevano
loro. Quando aveva sposato Harry era poco più di una bambina con
la testa piena di sogni. L'aveva ferita immensamente scoprire che lui
l'aveva chiesta in moglie soltanto perché il padre aveva voluto
imparentarsi con la nobiltà. Di certo non avrebbe commesso il
medesimo errore una seconda volta.
Marguerite boccheggiò. «I Thrumby hanno venduto l'attività.»
«Cosa?» Petra si affrettò a tornare a leggere da sopra la spalla
della sorella.
«Avery ha incluso un biglietto nella lettera di Carrie. Tieni, leggilo
da te.»
Petra scorse il biglietto scritto con grafia maschile. I Thrumby
avevano ricevuto un'offerta per la loro attività da parte di una
concorrente di Bond Street e avevano accettato di vendere. La
nuova proprietaria creava da sola i modelli dei suoi cappellini,
pertanto quelli di Marguerite non sarebbero più serviti.
«Quantomeno continueranno a impiegare le signore del villaggio
per realizzare i cappellini» disse Marguerite, la voce carica di
rassegnazione. «La qualità del loro lavoro è eccezionale.» Rivolse a
Petra un sorriso spento. «Tutto merito tuo, mia cara. Hai insegnato
loro molto bene.»
«Accidenti. Non è giusto. Quel denaro ci serviva.» Si morse il
labbro appena scorse l'espressione addolorata del viso di
Marguerite. «Che cosa faremo ora? Suppongo che dovremo
chiedere aiuto a Red.»
Marguerite scosse la testa. «No. Penseremo a qualcosa e, nel
frattempo, saremo frugali.»
Erano già attente a ogni penny. «Vorrei poter aiutare di più.»
Marguerite arricciò le labbra. «Dovremo ridurre la carne. È troppo
costosa.»
«Be', meglio che Red non venga a saperlo, oppure gli fornirà la
scusa che cerca per rimetterci sul mercato dei matrimoni.»
Marguerite sbiancò. «Prima o poi verrà a saperlo di certo. Devo
trovare un altro modo per rimpinguare il nostro reddito. A volte gli
editori hanno bisogno di illustratori per i loro libri. Manderò loro
qualche esempio dei miei disegni. Forse potrei usare un nom de
plume.»
Petra annuì. «Buona idea.» Le venne in mente qualcosa che
aveva visto dirigendosi al villaggio. «Che ne diresti se andassi a
vedere se riesco a raccogliere un po' di more per fare la marmellata?
Lo zucchero in dispensa non manca.»
Marguerite le sorrise, grata. «Idea eccellente. Una buona scorta
di conserve ci aiuterà ad affrontare l'inverno.»
Non sarebbe stato sufficiente, Petra però aveva già un'altra idea.
La campagna era piena di cibo a disposizione di chiunque, bastava
sapere dove cercare. Le more erano soltanto l'inizio.
Pochi minuti dopo si era munita di un vecchio cappello di paglia,
un grosso cesto di vimini e aveva coperto la sua mussolina
primaverile più vecchia con un grembiule che aveva visto giorni
migliori.
All'esterno una brezza fresca attenuava il calore del sole e Petra
passeggiò lasciando oscillare il cestino finché raggiunse un
cespuglio di more accanto alla strada. L'ultima volta che li aveva
osservati, i rovi erano coperti di fiorellini bianchi, in quel momento i
rami pungenti erano carichi di grappoli di frutti neri.
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