I delitti dei Castelli – Livia Frigiotti

SINTESI DEL LIBRO:
La divisa sempre impeccabile, il cappello d’ordinanza sui capelli
scuri, legati e in ordine, il maggiore Anna Malvasi dirigeva da
qualche mese la Caserma dei Carabinieri di Frascati, la cittadina più
grande dei Castelli Romani. La sua carriera militare l’aveva portata
in diversi luoghi, tutti comandi non semplici che le avevano
permesso di fare esperienza, ma la nuova destinazione le faceva
mettere un punto fermo. Lo aveva richiesto lei, una Caserma in una
cittadina, magari più facile da gestire e più adatta per sopportare il
dolore e l’assenza. Un mondo più piccolo che non la facesse sentire
persa, che non le facesse sentire quel vuoto interiore e che non le
portasse ricordi a ogni angolo, ma che fosse abbastanza vicina al
passato che prima o poi sapeva avrebbe dovuto affrontare.
Bella Anna, alta dal fisico statuario e longilineo, le curve eleganti
del corpo, un viso dalle fattezze molto delicate, il naso piccolo sul
sorriso aperto e coinvolgente, le labbra carnose, gli occhi color
dell’ambra. Non aveva mai sfruttato la sua dote naturale nel lavoro,
la sua forte femminilità; il carisma che sprigionava dalle fattezze del
suo volto così perfette, era il giusto compendio a un’intelligenza
raffinata e a un intuito fuori dal comune. Una donna dai modi gentili e
sempre tranquilla nei toni, laureata in Giurisprudenza, aveva scelto
l’Arma per seguire l’esempio di suo fratello Adriano e di suo padre,
anche contro il suo volere. Cresciuta all’ombra del nero di una divisa
imperiosa, non si era mai lasciata sopraffare, facendone suo il credo
e la disciplina.
“Fedele nei secoli”, soprattutto a se stessa.
La mattina in cui aveva preso servizio, era arrivata molto presto,
aveva parcheggiato all’interno la sua DS3 nera e si era diretta
all’entrata con il suo passo deciso. Si era presentata all’agente di
guardia, lui l’aveva guardata e, per un attimo, era rimasto interdetto
a osservare la bella donna che c’era sotto la divisa. Si era tolta gli
occhiali da sole e teneva ancora la mano vicino al volto.
Un sorriso splendido, la testa leggermente reclinata verso la sua
destra, una visione illuminata dal sole di una giornata radiosa, il
cappello d’ordinanza sotto il braccio. L’appuntato si mise sull’attenti
per il grado superiore di Anna, cercando di mantenere il rigore
dovuto, ma la sorpresa sul suo volto era tanta.
«Buongiorno, appuntato» una voce melodiosa, la splendida
visione allora parlava e non era immaginaria «Sono il maggiore
Anna Malvasi, il nuovo comandante».
Il ragazzo mostrò un attimo di stupore, rimanendo sull’attenti;
Anna gli presentò il tesserino, chiedendogli di chiamare il
comandante della stazione. Il maresciallo Giorgio Massi si presentò
dopo pochi minuti.
«Benvenuta, maggiore Malvasi, la stavamo aspettando, ha fatto
buon viaggio? Se serve qualsiasi cosa, chieda pure. Le mostro
subito i suoi alloggi, che spero siano di suo gradimento, poi il suo
ufficio e il resto della Caserma. Ci sarà da scaricare il bagaglio,
provvediamo noi ci mancherebbe».
Anna ringraziò e sorrise, facendogli segno di precederla. Un uomo
alto, con un baffetto curato sul viso rotondo e rassicurante, gli occhi
scuri e piccoli, era forse un po’ timido nelle maniere galanti anche se
forse dovute al grado di Anna.
Massi era rimasto piacevolmente colpito dalla figura di una
giovane donna che arrivava con risolutezza a un Comando così
importante. Sperava che qualcosa avrebbe potuto cambiare, che
tornasse a circolare aria fresca.
La accompagnò prima al suo alloggio all’ultimo piano della
palazzina, completo di tutto il necessario, un terrazzo arioso che si
affacciava su una vista suggestiva della città di Roma, lontana
all’orizzonte, molta luce, spazi ampi; ad Anna piacque subito.
Ringraziò il maresciallo e lo seguì attraverso sale e corridoi ai piani
sottostanti. La sala operativa, la sala radio, gli uffici, fino a una
bellissima sala ristoro accanto ad una grande cucina, al piano terra,
dove un giovane ragazzo stava riordinando piatti e bicchieri da una
lavastoviglie e si apprestava a preparare la colazione; c’era profumo
di caffè. Fece cenno al maresciallo di proseguire senza disturbare,
avrebbe parlato dopo con tutti, intanto voleva vedere il suo ufficio.
Salirono nuovamente di un piano e, in fondo a un lungo corridoio, sul
quale si affacciavano altri uffici, Massi aprì la porta di una grande
stanza luminosa, dove campeggiava sulla destra una bella scrivania
spaziosa in legno massello dallo stile non proprio moderno, una
poltrona nera molto comoda già all’apparenza, due poltroncine
dall’altro lato, una serie di librerie sempre in legno massello lavorato,
per lo più da riempire con ciò che avrebbe voluto portare. Di fronte la
porta, una vetrata ampia restituiva una bella calda luce naturale,
Roma si mostrava sempre alla vista, stesa ai piedi delle colline verdi
dei Castelli Romani.
«Bellissima davvero questa stanza, questo panorama poi allieta la
giornata. Amo molto il sole. Bene, maresciallo grazie, credo di avere
le idee abbastanza chiare, mi orienterò in fretta. Prego, si accomodi
pure» disse indicando la poltroncina davanti la scrivania «mi parli del
gruppo, così mi potrà anche spiegare come sono funzionate le cose
fino ad ora».
Il maresciallo illustrò a lungo mansioni e procedure interne,
mentre Anna prendeva appunti in maniera diligente, come una
scolaretta che doveva imparare in fretta. Era sua abitudine non
sottovalutare nulla, una sua prerogativa cercare di non rovinare
equilibri già collaudati, ma aveva la sua idea di comando e voleva
capire dove e come intervenire.
Fu molto chiara con le sue richieste e le sue abitudini lavorative e
il maresciallo fu contento di vedere in lei una donna calma, cordiale
e dai metodi risoluti, ma dalla mente aperta. Non aveva mai avuto un
“Superiore” donna, ma in fondo il mondo va avanti e prima o poi
sarebbe potuto capitare.
Ed eccola Anna, al suo posto di comando con delle responsabilità
importanti e gravose, che aveva scelto e di cui andava sempre fiera;
il suo lavoro era la sua grande soddisfazione e il suo rifugio più
caldo.
Usciti da quell’ufficio, passarono alle presentazioni e Anna fu
colpita dal vice brigadiere Diego Fasani, il giovane che aveva visto in
cucina; si occupava di tutto con la mansione di cuoco e vivandiere.
Il maresciallo le aveva raccontato che Fasani si era in un certo
senso imposto in quella mansione, dati i suoi studi all’alberghiero, e
alla fine nessuno si era opposto.
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