Fuoco di mezzanotte – Lisa Marie Rice

SINTESI DEL LIBRO:
I
funerali tiravano fuori il peggio da chiunque, pensò Summer
Redding. In particolare quando tu i odiavano l’uomo che veniva
seppellito.
Be’, forse non lo odiavano tu i, ma di certo nessuno amava
Hector Blake, ex senatore scampato al massacro di Washington,
l’uomo che sarebbe diventato il vicepresidente degli Stati Uniti, se
Alex Delvaux fosse stato vivo.
Alex Delvaux, però, non era vivo. Tu a la famiglia Delvaux, un
clan molto numeroso, era morta sei mesi prima, ecce o Isabel
Delvaux. Persino Jack Delvaux era morto, un uomo talmente bello e
pieno di vita da dare l’idea che avrebbe potuto affascinare la morte
in persona.
Invece no.
Hector Blake, comunque, era sopravvissuto. Come uno di quegli
scarafaggi leggendari che sopravvivevano persino alle apocalissi
nucleari.
Summer non aveva mai capito come avesse fa o Hector a
sopravvivere, visto che erano quasi tu i morti nel massacro
avvenuto la sera in cui Alex Delvaux avrebbe dovuto annunciare la
sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti. A de a di tu i,
Hector sarebbe dovuto finire so oterra allora, anziché annegare
misteriosamente nel fiume Potomac due giorni prima.
Il
suo funerale era stato straordinariamente lungo e noioso.
Proprio come i discorsi di tu i coloro che si erano alternati sul podio
di legno massiccio decorato a mosaico per sproloquiare su che uomo
meraviglioso fosse stato Hector Blake. Non uno di quelli che
avevano parlato era convinto di una sola parola di ciò che aveva
de o.
Hector era stato un vero pezzo di merda senza alcuna qualità , a
parte il fa o di essere un amico d’infanzia di Alex Delvaux, che era
stato un brav’uomo. Per brevissimo tempo, un milione di anni fa,
Hector era stato persino un parente acquisito di Summer, avendo
sposato sua zia.
Il coro della National Cathedral cominciò a cantare I Know That
My Reedemer Liveth. Una musica bellissima per un tale stronzo
miserabile.
Lei era lì per motivi professionali: molti aspe i del massacro non
la convincevano affa o e aveva sempre avuto la sensazione che
Hector fosse la chiave per svelarne i misteri. Solo per un a imo,
però, si lasciò trasportare dalla canzone. Lasciò che la a raversasse,
le armonie che riecheggiavano in lei, perme endo alla musica di
risollevarle lo spirito.
Si era ritrovata a farlo molto spesso, ultimamente. Prendere le
distanze da tu o per ascoltare musica, leggere poesie, passeggiare
nel parco. Perché spesso si sentiva come se da qualche sorgente
so erranea fosse sgorgato del fango che insudiciava il mondo,
sporcando tu o quello che era fresco e pulito.
Il suo blog politico/webzine Area 8 aveva grande successo. E
aveva grande successo perché gli scandali politici, la sua specialità ,
erano molto popolari. In quegli ultimi anni sembrava che ovunque ti
girassi ci fosse un membro del Congresso, un senatore o il segretario
di un gabine o che prendeva una mazze a, andava a le o con una
minorenne o faceva un incidente mentre era ubriaco o drogato. A
volte tu e e tre le cose insieme.
Era una sorta di epidemia di follia.
E Area 8 la raccontava nei minimi de agli. Se vi assistevi da
lontano, strizzando gli occhi, e magari spalmavi un po’ di vaselina
sulle lenti della vita, ti sembrava divertente e gro esca. Summer,
però, la osservava da vicino ed era scoraggiante scoprire quegli
scandali clamorosi e vedere tradita la fiducia dei ci adini.
Si era ritrovata a frequentare concerti di ogni tipo, sia in piccole
chiese che in grandi teatri. Si sedeva nelle ultime file, chiudeva gli
g
g
occhi e lasciava che la musica la travolgesse, la a raversasse, proprio
come stava facendo in quel momento. Spesso si concedeva una
pausa dalle sue giornate superimpegnate per recarsi in auto al Rock
Creek Park e camminare per una, due ore. Respirando un po’ di aria
fresca, guardando gli scoia oli, beandosi alla vista di esseri viventi
che non cercavano solo di farsi del male e ingannarsi
reciprocamente.
Aveva rile o tu i i romanzi di Jane Austen qua ro volte lo scorso
anno.
Persino lei si rendeva conto che era sull’orlo di un esaurimento.
Ma doveva continuare perché c’era qualcosa di ben peggiore del
costante dolore che provava, e il massacro di Washington ne faceva
parte. E Hector Blake era stato al centro di quella tragedia.
Summer non aveva nessuna prova concreta, niente per cui
denunciarlo alle autorità o, almeno, alle autorità di cui si fidava.
Nessun documento, nessun file, nessun video, nessuna registrazione.
Solo il suo istinto e qualche piccolo indizio.
Le ultime note del canto corale restarono sospese nell’aria,
salirono verso l’immenso soffio a volta dopodiché scomparvero.
Anche la musica cessò. Per lasciare spazio ad altre scemenze.
Marcus Springer, vicedire ore della della CIA, salì sul podio.
Affe ato e pignolo, si sistemò i gemelli, appoggiò a entamente un
foglio di carta sul leggio e con estrema lentezza tirò fuori dal
taschino della giacca gli occhiali da le ura infilati in un elegante
contenitore in metallo, i movimenti intenzionalmente misurati.
Aveva un’espressione serena, tu ’altro che affranta e addolorata.
— Siamo qui per celebrare la vita di un grande americano, Hector
Blake — esordì, e Summer si distrasse. Un altro discorso
inconsistente.
La vita di Blake non aveva alcun interesse per lei. Conosceva gli
eventi più importanti. Ma nella sua morte c’era qualcosa che non
tornava. Il coroner era stato estremamente conciso riguardo a quello
che aveva scoperto durante l’autopsia.
In sostanza, Hector Blake era annegato. Da qualche parte.
Forse nel Potomac, forse no. Forse nella sua automobile, forse no.
Erano le uniche informazioni confuse trapelate dal rapporto del
p
pp
medico legale. Il rapporto completo non era disponibile per ragioni
di sicurezza nazionale. Summer aveva un o imo informatore
nell’ufficio del coroner – i coroner vedevano un sacco di porcherie e
il
suo informatore era facilmente corru ibile con biglie i per i
concerti – ma questa volta la sua talpa, James Hadson, che aveva una
co a segreta per lei, era rimasto completamente in silenzio. Zero.
Nada. Non aveva potuto me ere le mani sul rapporto, salvato in un
f
ile prote o che richiedeva una password che lui non aveva. E non
aveva assistito all’autopsia. Cosa abbastanza strana. Era incredibile,
ma l’autopsia di un uomo così importante era stata fa a solamente
dal coroner di Washington, che da allora aveva lasciato la ci à ed era
irrintracciabile.
Tu a quella storia puzzava da un chilometro di distanza.
Summer non faticava a pensare che qualcuno avesse voluto
uccidere Blake, ma chi?
Immaginò un lungo elenco di persone a cui sarebbe piaciuto farlo
fuori.
Sua zia Vanessa, per dirne una… Per un po’ era stata sposata con
Blake, perciò tra lui e Summer c’era stato un legame, anche se non di
sangue. Avere lo stesso DNA di Hector Blake… puah!
Quando i suoi genitori erano morti, per due mesi aveva abitato a
casa di zia Vanessa, in a esa di andare in collegio. Zia Vanessa e
Blake avevano avuto una separazione travagliata, che aveva portato
a un divorzio altre anto travagliato.
Quei due mesi sarebbero stati insopportabili, se non fosse stato
per i Delvaux, che spesso passavano di lì e la invitavano fuori.
Summer aveva mangiato molte volte a casa Delvaux e senza di loro,
probabilmente, sarebbe morta di fame. A Glades nessuno mangiava
in casa e né a sua zia né a Blake importava se lei si nutrisse o no.
Isabel Delvaux era gentile e divertente. E Jack… be’, la prima
volta che lo aveva incontrato era rimasta semplicemente folgorata.
Aveva dodici anni, allora. Era sicura che la sua adolescenza fosse
cominciata in quel momento.
Jack aveva quindici anni ed era carino da morire. Dalla testa
arruffata, bionda come il sole, ai piedi perfe i… in cui lei
inciampava sempre, quando trascorrevano i pomeriggi a bordo
piscina… era l’incarnazione della bellezza.
Nel corso degli anni aveva perso di vista Isabel, ma aveva
rincontrato Jack, la sua prima se imana ad Harvard.
Aveva salutato timidamente quel meraviglioso studente
dell’ultimo anno che la squadrava dalla testa ai piedi. Era persino
più bello di prima. Un uomo affascinante, non più un semplice
ragazzo carino… Solo ammirarlo era un tale piacere! Si era
dimostrato molto gentile con lei e, dopo che l’aveva portata a le o,
era stato come se i pezzi della sua vita si fossero finalmente
ricomposti. Ma Jack era come il dio sole: troppo magnifico per stare
con una matricola solitaria. Nel giro di un mese aveva sedo o lei, la
sua compagna di stanza al dormitorio e altre due ragazze che
abitavano sul suo stesso piano, dopodiché era scomparso.
Jack era stato il suo primo e ultimo uomo per molto, molto tempo.
Le aveva dato un piacere accecante e, per quanto folle, lei aveva
pensato che fosse vero amore, ma poi Jack le aveva spezzato il cuore.
Il tu o nel giro di pochi giorni.
Infine era svanito nel nulla. Summer non lo aveva più rivisto. Ed
era morto pure lui nel massacro.
Le aveva spezzato il cuore, sì, ma era un ragazzo pieno di vita e di
gioia. Il golden boy destinato a una lunga esistenza felice ora giaceva
morto nella terra fredda e gelida.
Summer rabbrividì e cercò di riprendersi.
Il funerale di Hector stava avendo uno strano effe o su di lei. Era
lì come reporter, come osservatrice, in cerca di indizi sul massacro di
Washington, non era lì per ricordare. Il ronzio della voce tacque e
l’intera platea sembrò risvegliarsi.
Summer si guardò intorno, le teste ben pe inate, i corpi
elegantemente vestiti. Più o meno tu i quelli che contavano qualcosa
a Washington erano presenti. Fuori dalla chiesa avevano persino
installato un megaschermo per coloro che volevano seguire la
funzione ma non erano stati invitati. Neppure Summer era stata
invitata, però c’erano delle file riservate ai giornalisti dove aveva
trovato posto a sedere, un’ora prima.
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