Di tenebra e d’ amore – Sylvia Z. Summers

SINTESI DEL LIBRO:
La donna che si presentò al 42 di Old
Gloucester Street in quel freddo
pomeriggio d’inizio autunno, era minuta
e dall’aspetto severo.
Westley, il maggiordomo di casa
Moran, storse il naso e cercò di
mascherare la disapprovazione, notando
che pur essendo abbigliata come
un’istitutrice – con una mantella scura
che le arrivava fino alle ginocchia
dissimulandone le forme e un cappellino
senza fronzoli – alcuni bottoni del
mantello erano slacciati e teneva i guanti
in mano anziché indosso, quasi volesse
farsi beffe del freddo che era calato su
Londra a fine settembre.
Era accaldata, come se avesse corso
o fosse in preda a una forte emozione,
perché la sua carnagione chiara era
ravvivata da un intenso colore rosato.
Ovviamente
Westley
era
stato
informato di quell’arrivo da Lord Moran
e, con la consueta efficienza per cui era
rinomato, aveva già provveduto ad
avvisare l’intera servitù.
Al piano di sopra, a pochi passi dalla
stanza dei bambini, era stato preparato
l’appartamento che l’avrebbe ospitata e,
proprio in quel momento, una delle
domestiche stava finendo di preparare la
camera da letto.
Dall’altra parte della casa, invece,
Lady Moran stava fissando con sguardo
assente il giardino sul retro, con la
fronte appoggiata al vetro appannato di
una finestra.
Mentre Westley faceva strada alla
nuova arrivata, Lord Michael Moran,
cogliendo un movimento della mano
della moglie, alzò gli occhi dal
quotidiano a cui fingeva di essere molto
interessato
per
poi
tornare
immediatamente alle pagine del giornale
come se nulla fosse.
Non che fosse stata chiesta la sua
opinione a riguardo, ma Westley
pensava che fosse un azzardo o, peggio,
uno sbaglio, da parte del suo padrone
mettersi in casa un’istitutrice straniera.
Certo, era di moda nei circoli dell’alta
società londinese, ma per lui che aveva
alle spalle quasi cinquant’anni di
onorato servizio si trattava di una cosa
inconcepibile. I francesi, era risaputo,
erano individui subdoli e lascivi, e
Westley non si capacitava che Lord
Moran avesse ceduto alle insistenze
della
madre
affinché
affidasse
l’educazione delle sue figlie a una donna
di quella razza.
La francese, che era alta poco più di
una ragazzina, non poteva certo incutere
timore ai più, ma lui sapeva per
esperienza – perché di domestici gliene
erano passati davanti davvero tanti – che
se a prima vista poteva sembrare mite e
indifesa, quegli occhi scuri e profondi
come due pozzi e quelle labbra rosate
ma dal tratto risoluto nascondevano in
realtà un’indole ribelle.
«È arrivata Miss Chagny, milord»
annunciò entrando nel salottino cinese,
la stanza preferita della famiglia.
«Bene, Westley, falla accomodare.»
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