Desiderio di vendetta – Tania Filì

SINTESI DEL LIBRO:
Da Lady Emily Annesley a Sua Grazia Julian Vane, Duca di
Beaufort
“Vostra Grazia,
l’intera settimana è trascorsa. Temo che possa esservi
accaduto qualcosa. E.L.”
Nessuna risposta.
Da Lady Emily Annesley a Sua Grazia Julian Vane, Duca di
Beaufort
“Londra, 28 aprile 1846
Vostra Grazia,
sono molto preoccupata. E.L.”
Nessuna risposta.
Da Lady Emily Annesley a Sua Grazia Julian Vane, Duca di
Beaufort
“Londra, 5 maggio 1846
Vostra Grazia,
forse le Vostre intenzioni non erano onorevoli? E.L.”
Nessuna risposta.
Da Lady Emily Annesley a Sua Grazia Julian Vane, Duca di
Beaufort
“Londra, 8 maggio 1846
Vostra Grazia,
temo che ci siano state delle conseguenze. E.L.”
Finalmente.
Un sorriso increspò le belle labbra di Julian Vane, VI Duca di
Beaufort. Il primo, vero sorriso da settimane.
Com’era dolce il sapore della vendetta.
Alzò lo sguardo per fissare il ritratto di Elena, sua moglie, che
gli sorrideva immobile da sopra il camino.
Si era tolta la vita, dopo che Richard Annesley, V Conte di
Anglesey, l’aveva violentata.
La giovane donna incinta e distrutta dalla vergogna, si era
gettata dalla finestra del solaio della loro casa.
Elena. Quanti anni erano passati? Sei? Sette? Dopo tutto quel
tempo, finalmente, era riuscito a renderle giustizia.
Se fosse stato libero di scegliere, avrebbe uccido Anglesey il
giorno stesso in cui Elena era morta.
Era stato tentato di farlo. Oh si! Aveva sentito il bisogno
dilaniante di piantargli una pallottola in fronte e restare a guardarlo
mentre esalava l’ultimo respiro.
Quel lurido bastardo. Non meritava di vivere un solo minuto più
di sua moglie.
Obbligarsi a ignorare il feroce desiderio di vendetta che lo
divorava, aveva richiesto una forza di volontà che lo aveva, nel corso
degli anni, inaridito, indurito e marchiato.
Non aveva sfidato a duello Anglesey. Non aveva potuto. Aveva
preferito proteggere la reputazione di Elena.
Ma si era trascinato per giorni con quel bisogno insoddisfatto.
Non aveva dormito né mangiato. Soffrendo fisicamente ad ogni
respiro, sapendo che il conte continuava a vivere mentre sua moglie
era morta per causa sua.
Maledetto. Voleva saperlo morto. Voleva saperlo distrutto.
Voleva saperlo all’inferno. Non voleva che di lui restasse traccia
alcuna sulla faccia della terra. Il solo saperlo in vita rendeva il
mondo, ai suoi occhi, un luogo indegno.
Il diavolo sembrò aver dato ascolto alle sue preghiere perché,
meno di una settimana dopo la scomparsa di sua moglie, il Conte
era morto.
Alla lieta notizia si era ubriacato e si era impegnato con tutto sé
stesso per mantenersi tale per le quattro settimane successive.
Nel frattempo i figli del conte, Albert ed Emily, avevano lasciato
la città e da quel momento non aveva più sentito parlare di loro, con
buona pace per la sua anima.
Invece, all’improvviso, poco più di un mese prima, dopo più di
sei anni di volontario esilio, gli Annesley avevano fatto ritorno a
Londra.
Casa Anglesey era stata riaperta.
L’ odio, mai completamente sopito nell’animo di Julian, aveva
ripreso vita con una violenza tale da annientare anche l’animo più
tenace.
I due fratelli erano rientrati in città accompagnati da una loro
zia, Lady Eleonora Anglesey, sorella del defunto Conte. Con loro
viveva anche una lontana cugina, Miss Mary O’Connor, dama di
compagnia della giovane Lady Emily Annesley.
Lady Emily Annesley.
Una fin troppo facile conquista. Davvero troppo facile.
Un giochetto per un uomo con la sua esperienza.
Spinto dal bisogno primordiale di pareggiare i conti con
l’assassino di sua moglie aveva sedotto la giovane lady Emily. E,
come la stessa lady Emily aveva lasciato intuire nel suo biglietto, al
momento, sembrava essere in attesa di un figlio.
Di suo figlio. Del suo figlio bastardo.
Un piano perfetto che aveva funzionato con tale precisione da
lasciare sgomento perfino lui.
Lo aveva sperato. Lo aveva voluto.
Saperla incinta, placava la sua smania, leniva le ferite di un
marito la cui moglie aveva subito violenza e aveva portato in grembo
il frutto di quella violenza.
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