Danza macabra – Veit Heinichen

SINTESI DEL LIBRO:
Ogni due settimane a Damjan e Jozica Babic toccava il turno
pomeridiano. Arrivavano a casa, nel villaggio dall'altra parte della
frontiera, solo verso mezzanotte. Quella sera, intorno alle 22.30,
salirono a bordo della loro Skoda e lasciarono l'area del parco
tecnologico sulle alture della citta; dopo appena un chilometro,
tuttavia, uscirono dalla tangenziale svoltando nel parcheggio di
un'anonima trattoria. Era una semplice costruzione in legno che, per
evitare di dover richiedere licenze edilizie, era stata ingrandita con
alcuni tendoni. C'erano solo poche auto posteggiate, quasi tutte con
targhe straniere. Una delle macchine apparteneva a uno dei tanti
consolati presenti in citta. Di giorno il posto era piu frequentato, sia dai
triestini, che da lı partivano per una passeggiata lungo i pendii scoscesi
del Carso, sia dai viaggiatori che si fermavano a sgranchirsi le gambe e
a mangiare un boccone dopo ore di macchina.
Una moto da enduro li sorpasso siorando la loro auto e ando a
fermarsi all'estremita della piazzola di sosta. Udirono il motore
arrestarsi gradualmente, poi le luci si spensero. Rimase solo un proilo
indistinto che si stagliava contro il cielo luminoso della citta. Damjan e
Jozica si diressero al buio verso il piccolo ristorante, dove li aspettava
una donna sulla quarantina dall'abbigliamento vistoso, i capelli tinti di
un nero corvino lunghi ino alle spalle in netto contrasto con l'incarnato
pallido e le labbra imbellettate di rosso ciliegia. La donna li saluto nella
loro lingua e indico alla coppia un tavolo davanti al locale.
«Perche volevate vedermi?» chiese, appoggiando la borsa di
coccodrillo sulla panca. «Avete controllato che nessuno vi abbia
seguito?». Accenno con la testa al luogo dove era andata a fermarsi la
moto. Del motociclista non c'era ombra.
«Non si preoccupi, siamo soli» borbotto Damjan.
La donna dai capelli neri liquido in italiano la cameriera arrivata a
prendere le ordinazioni. «Ce ne andiamo subito, grazie». Poi si rivolse
alla coppia. «Allora, cosa c'e? Problemi?».
Come avevano prestabilito, Damjan Babic lascio parlare la moglie,
mentre lui guardava lontano, respirando pesantemente. Avevano
discusso a lungo su come scucire piu soldi a Petra Piskera per le loro
prestazioni.
L'AREA Science Park di Padriciano, sull'altopiano che dominava la
citta, era il maggior centro di ricerca del paese, uno dei iori
all'occhiello di Trieste, emblema delle speranze per il suo futuro come
citta della scienza, ma anche oggetto di forti interessi di partito. Negli
anni precedenti si era temuto piu volte per i inanziamenti destinati a
quell'istituzione di fama internazionale, a seconda che il governo in
carica a Roma fosse pro o contro l'amministrazione della citta. Il parco
scienti ico avrebbe dovuto favorire le sinergie fra istituzioni pubbliche,
universita e imprenditori privati, i quali godevano di un accesso
preferenziale alle strutture a patto di presentare adeguati progetti di
ricerca e relativi business plan. Nell'area lavoravano piu di
milleottocento persone. Damjan e Jozica facevano parte da tempo
dell'organico. Da dieci anni avevano un regolare permesso di lavoro per
incarichi modesti, ma erano af idabili e con i loro due stipendi se la
cavavano piuttosto bene, visto che lı la retribuzione era nettamente
superiore al salario mensile cui avrebbero potuto aspirare in Slovenia.
A seconda delle necessita, Jozica lavorava nella foresteria della
struttura, alla mensa o nell'asilo per i igli dei ricercatori chiamato
"Cuccioli della Scienza", neanche fossero bambini in provetta. A Jozica
piaceva quel posto; i loro igli erano ormai grandi e lavoravano in
Austria come stagionali nel campo della ristorazione. Damjan, esperto
elettricista, era uno dei custodi tuttofare e non si era mai tirato indietro
di fronte a nessuna mansione. Spesso, senza che gli venisse chiesto,
anche lui dava una mano a mensa, da dove quotidianamente portava
via sacchi pieni di avanzi di cibo con cui nutriva i maiali che allevava nel
piccolo porcile dietro casa. Grazie al doppio stipendio, negli ultimi anni
erano riusciti a costruirsi una nuova casa sul terreno di proprieta di
famiglia che ospitava anche la loro vecchia fattoria. La facciata non era
ancora stata intonacata, ma non c'era fretta. Da tempo Damjan e Jozica
facevano piani per il futuro. Prima o poi avrebbero lasciato il lavoro a
Padriciano e il quotidiano andirivieni in auto da Comeno, nel Carso
sloveno, per dedicarsi esclusivamente alla loro fattoria. Per ora
potevano farlo solo la mattina presto, la sera dopo il lavoro e nei ine
settimana in cui non erano di turno. Gli animali andavano accuditi, cosı
come l'orto e i tre quarti di ettaro di vigna che rendeva una media di
nove ettolitri di vino all'anno.
Quando, sı e no un anno prima, la console li aveva ingaggiati, quella
prospettiva era sembrata inalmente diventare realta. Quello che Petra
Piskera si aspettava da loro aveva l'aria di essere un lavoretto facile e
ben pagato. Nel corso delle sue ronde serali nell'Istituto non sarebbe
stato un problema per Damjan scattare un paio di foto digitali a
documenti e progetti in posti indicati con esattezza dalla console, per
poi riportare la macchina fotograica negli uf ici della CreaTec
Enterprises e sostituirla con un'altra dalla memoria vuota. Seimila euro
in tre mesi erano stati una discreta entrata, con cui avevano potuto
permettersi qualcosa in piu. Avevano persino parlato di un lungo
viaggio, ma la piccola fattoria richiedeva loro una presenza continua.
Polli e maiali mangiano anche nei giorni festivi.
Da un paio di giorni, pero, Damjan aveva la sensazione di essere
osservato e dopo qualche esitazione si era deciso a parlare alla moglie
dei propri sospetti. Nessun indizio concreto, ma qualcosa era
cambiato. Non era in grado di dire se dipendesse dagli articoli sulla
stampa reazionaria, che parlavano di una costante minaccia
proveniente da tutti i centri di ricerca della citta, in particolare dall'ICTP,
il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam nei pressi del
Parco di Miramare, dove venivano formati molti ricercatori del Terzo
Mondo. Una volta Damjan aveva letto che la bomba atomica islamica
veniva progettata a Trieste. Un'idiozia, questo lo sapeva anche lui. Gli
istituti ino ad allora avevano sfornato diversi premi Nobel, e l'invidia
verso ogni forma di successo e ovunque la stessa. Quando Jozica,
inquieta, aveva preteso che lui ricordasse tutti i dettagli degli ultimi
giorni, Damjan aveva balbettato qualcosa a proposito di una giovane
donna dai capelli rossi vestita con una giacca di pelle nonostante fosse
estate, che aveva visto piu volte in zona senza pero riuscire a capire da
quale azienda provenisse. L'aveva notata perche portava sempre una
macchina fotograica appesa al collo e teneva in mano una pesante
borsa con delle attrezzature tecniche. Forse aveva le allucinazioni, ma
una voce interiore gli suggeriva di rinunciare ai guadagni extra.
Jozica aveva chiamato il numero telefonico estero che Petra Piskera
aveva lasciato loro come contatto e aveva chiesto un incontro. Nel
corso della stessa conversazione Jozica aveva ricevuto istruzioni
dettagliate per i due giorni successivi. La signora non aveva mai chiesto
di portare a termine un incarico con tanta insistenza. Jozica e Damjan
avevano parlato a lungo di quella telefonata e alla ine avevano deciso
che con un po' di astuzia avrebbero potuto volgere le circostanze a loro
favore. E Jozica avrebbe condotto le trattative.
«Il nostro lavoro si e fatto piu dif icile. Vogliamo piu soldi, signora
console» disse con decisione.
«Che cosa e cambiato? Considerato che si tratta di scattare un paio
di foto, siete gia maledettamente ben pagati». La donna dai capelli neri
si accese frenetica una sigaretta.
«Abbiamo letto sul giornale che le misure di sicurezza saranno
aumentate. Procedure antiterrorismo, dicono. Controlli piu severi in
entrata e in uscita, anche per il personale».
«Ma questo non vi riguarda. Voi non portate via niente. Voi fate
soltanto delle foto; all'ultimo passaggio di ronda il signor Babic mette
la macchina fotograica sul caricabatterie nei locali della CreaTec
Enterprises e prende l'altra macchina con la memoria vuota. Non si
troverebbe niente in caso di controlli. Dunque che cosa volete?».
Schiaccio nel posacenere la sigaretta che non aveva fumato neanche a
meta, senza badare al ilo di fumo che continuava a sprigionare.
«Vogliamo piu soldi» insiste Jozica. «Solo per una volta, un extra di
cinquantamila euro. Poi tornera tutto come prima. In fondo per lei e
una sciocchezza».
La committente non batte ciglio. «Ieri e oggi non avete consegnato il
materiale. Perche?».
«Proprio per questo». Damjan Babic era un robusto uomo di un
metro e novanta, con le mani di chi come secondo lavoro faceva il
contadino. Si erse in tutta la sua altezza per dare piu peso alle proprie
parole. «Cosı capisce che facciamo sul serio».
La console non si mostro impressionata. «Dica a suo marito di
sedersi e di chiudere il becco» apostrofo Jozica, che pero non mosse un
muscolo.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo