Come una tempesta – James Patterson

SINTESI DEL LIBRO:
«Sono pazza, vero? Voglio dire, devo essere completamente, irrimedia
bilmente pazza per fare questa crociera! Questa follia di viaggio in barca a
vela con la mia famiglia! E Jake!»
Lo penso da settimane, ma questa è la prima volta che lo dico ad alta vo-ce.
Anzi, lo urlo con quanta voce ho in corpo. Grazie al cielo, lo studio di Sarah
nell'Upper West Side un tempo era una sala di registrazione. Le pareti sono
insonorizzate, per lo meno questo è ciò che dice lei.
Da come mi sto comportando, non sarebbe male che fossero anche im
bottite!
«No, non sei pazza» replica Sarah con la sua solita calma. «Forse stai solo
facendo il passo più lungo della gamba.»
«Non sarebbe la prima volta. È una mia prerogativa.»
«Già » dice lei, «da quando ti conosco, per lo meno. No, non dire da quanto.»
Ventisette anni per l'esattezza, da quando Sarah e io ci incontrammo a un
corso di orientamento per matricole, alla Yale, e scoprimmo di essere
entrambe appassionate di General Hospitals, di avere una cotta segreta per
«Blackie», il personaggio interpretato da un giovanissimo - e bellissimo
John Stamos.
Oddio, mi sono tradita? Ho rivelato la mia età ?
Comunque sia, da due mesi Sarah è qualcosa di più della mia migliore amica
e della sorella che non ho mai avuto. È anche la dottoressa Sarah Burnett, la
mia psichiatra.
Sì, lo so. In teoria, potrebbe non essere una buona idea. Ma chi vive di teoria?
Io no di certo.
Io tiro avanti a caffeina, adrenalina e massacranti turni di sedici ore al
Lexington Hospital, dove lavoro come cardiochirurgo specializzato in mal
formazioni congenite. Non avevo né il tempo né la pazienza per la fase
«facciamo conoscenza» della terapia. Inoltre non c'è persona al mondo di cui
mi fidi più di Sarah. «Non è che io sia contraria a questa crociera, Katherine.
Anzi, penso che sia un'idea fantastica» dice. «Sono solo preoccupata per le
tue aspettative e per le pressioni cui stai sottoponendo te stessa e i ragazzi. E
se non funzionasse?»
«Semplice» rispondo. «Prima ammazzo loro e poi me, ponendo fine a tanta
infelicità collettiva.»
«Be'» ribatte lei, impassibile come sempre, «è bello sapere che hai un piano
di riserva.»
Scoppiamo a ridere. Con quanti psichiatri potrei fare una cosa del genere?
Sarah, però, ha ragione. Ho riposto molte aspettative su questo viaggio, forse
troppe.
Ma non posso farci nulla.
È quello che succede quando la tua famiglia si sta sfasciando davanti ai tuoi
occhi e sei convinta che sia tutta colpa tua.
2
Per farla breve e non tediarvi con noiose vicende personali, i problemi sono
iniziati quattro anni fa con la morte improvvisa di mio marito Stuart.
Fu devastante. Nonostante Stuart mi avesse tradito, e più di una volta, io
incolpavo il mio lavoro e i miei orari massacranti almeno quanto lui.
In ogni modo, la morte di Stuart fu un colpo ancora più duro per i nostri tre
figli. Ma all'inizio non me ne resi conto. Forse ero troppo concentrata su me
stessa.
Per qualche motivo ero convinta che la nostra famiglia si sarebbe ricom
pattata, e che ce la saremmo cavata restando uniti.
Mi illudevo.
Stuart era l'ancora della famiglia. Lui era sempre presente... mentre il più
delle volte io ero all'ospedale o reperibile. Senza di lui i ragazzi diventarono
piccole isole. Erano arrabbiati, confusi e, cosa peggiore, non volevano più
avere a che fare con me. Non potevo certo biasimarli. In tutta sincerità , non
ho mai corso il rischio di essere nominata Madre dell'anno. Io sono la prova
vivente - come molte altre donne, suppongo - di quanto sia difficile avere
successo sul lavoro e un ottimo rapporto con i figli. Non è impossibile, è solo
molto difficile. Le cose, però, stanno per cambiare. Almeno, lo spero. Lo
spero disperatamente.
A partire da venerdì prossimo mi prenderò due mesi di aspettativa
dall'ospedale. La dottoressa Katherine Dunne sta ufficialmente per smonta-re.
Io e i ragazzi stiamo per trascorrere buona parte dell'estate a bordo della
Family Dunne, la barca che ci ha sempre visti uniti quando Stuart era ancora
qui. Era il suo orgoglio e la sua gioia, e forse è per questo che non so-no mai
riuscita a venderla. Non potevo fare una cosa del genere ai ragazzi.
Ovviamente Carrie, Mark ed Ernie osteggiano fortemente questa vacanza, ma
non mi interessa. Saliranno su quella barca fossi costretta a trasci-narceli con
la forza!
«Ah, c'è una buona notizia» dico a Sarah quando la nostra seduta si conclude.
«Finalmente i ragazzi hanno smesso di parlare del viaggio come delle
'vacanze della famiglia disfunzionale'.»
«Questa sì che è una buona notizia» dice Sarah, con quella sua risata ar
gentina che adoro.
«Già . Adesso lo chiamano 'il viaggio di espiazione dei sensi di colpa della
mamma'.»
Sarah scoppia di nuovo a ridere, e questa volta mi unisco a lei. Non ho altra
scelta. O rido, o piango, oppure mi butto dalla finestra del suo studio.
Dove mi sono cacciata? Come farà la nostra famiglia a cavarsela?
Due ottime domande alle quali per adesso non so rispondere.
3
Dopo una sottile ma fitta pioggia durata tutto il venerdì mattina, sul
porticciolo di Goat Island, nell'esclusiva ed elegantissima Newport, Rhode
Island, era calata la nebbia.
La nebbia.
Decisamente appropriato, rifletté Jake Dunne, stiracchiandosi in tutto il suo
metro e ottantacinque di altezza, sul ponte di tek della barca appartenu-ta al
defunto fratello. Forse era perché non aveva ancora maturato un'idea precisa
in merito a quel viaggio... non sapeva cosa aspettarsi, come comportarsi. Si
sarebbe pentito di aver accettato?
Sapeva solo che Katherine, la sua ex cognata, gli era parsa disperata quando
lo aveva chiamato al telefono, qualche settimana prima. Da come gli aveva
espresso la sua volontà - no, anzi, il suo bisogno - di fare quella crociera con i
ragazzi, si sarebbe detto che fosse la sua ultima speranza.
Come poteva rifiutare, quando lei gli aveva chiesto se voleva essere il loro
capitano?
Non poteva, ovvio. Lui non aveva mai saputo dire di no a Katherine.
Stava per riprendere l'ispezione della barca quando udì una voce familiare.
«Come va, J.D.? Che piacere vederti.» Jack si voltò e vide Darcy
Hammerman, il capitano del porticciolo. Darcy era sul molo, proprio sotto di
lui. Indossava la maglietta blu con il logo di Goat Island, la divisa ufficiale di
tutti i membri dello staff. Solo che la sua era molto più sbiadita, dettaglio che
sottolineava la sua anzianità . D'altro canto, lei e suo fratello Robert erano i
padroni incontrastati di quel posto.
«Ehi, Darcy, cosa mi racconti?» disse Jake con il suo solito tono rilassato.
«C'è poco da dire» rispose Darcy Hammerman con un sorriso. Era prossima
alla quarantina, magra, attraente e sempre molto abbronzata. «La solita vita.
Non faccio altro che accompagnare ricconi su barche che costano più della
mia casa.» Jake scoppiò a ridere mentre Darcy osservava la Family Dunne.
«Allora, cosa te ne pare?» chiese lei. «È pronta a prendere il mare?»
«È un po' invecchiata, ma decisamente ancora in forma» rispose Jake, che di
barche se ne intendeva.
Cresciuto a Newport in una famiglia di appassionati velisti, per lui andar per
mare era come respirare: gli veniva del tutto naturale. In effetti, di tutti i
Dunne, Jake sarebbe diventato il velista più esperto. Per ben due volte aveva
vinto la categoria Cruiser-Racer della prestigiosa e ardua regata Newport
Bermuda.
Darcy, però, non pareva del tutto convinta del disinvolto giudizio di Ja-ke.
Continuava a osservare la barca con aria dubbiosa.
«Cosa c'è?» chiese Jake. «Hai notato qualcosa che mi è sfuggito?»
«No, no. Niente.»
«Da quanto ci conosciamo? Dieci anni? È chiaro che c'è qualcosa.
Dimmelo.»
Gli occhi di Darcy si strinsero fino a diventare due fessure. «No, è solo una
stupida superstizione. Tutto qui.»
Jake annuì e non insistette. Non ce n'era bisogno. Sapeva esattamente a cosa
si riferiva Darcy. Quella superstizione era ben nota tra i velisti di un certo
livello. E per di più lui ci credeva. Abbastanza. Quel pensiero gravava da un
po' anche sulla sua mente, come un'ancora da due tonnellate. Una barca che
perde il capitano in mare è una barca maledetta per sempre.
Il fratello di Jake, Stuart, era morto durante un'immersione dopo essersi
tuffato dalla Family Dunne. Era rimasto senz'aria per un'avaria alle bombole.
Si era immerso e non era più risalito, fino a quando il suo corpo non era stato
ripescato. Per questo, superstizione o no, per Jake la barca del fratello
maggiore era un inquietante ricordo di una tragedia che avrebbe preferito
dimenticare. Se solo avesse potuto. Fosse stato per lui l'avrebbe ven-duta
prima ancora che la terra sulla tomba di Stuart si fosse assestata.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo