Buone feste, Alex Cross – James Patterson

SINTESI DEL LIBRO:
Dicono che porta bene, se nevica la vigilia di Natale. Io non ci credo, ma per i
superstiziosi era la promessa di un Natale veramente straordinario. La
perturbazione proveniente dalla Carolina, scontrandosi con il fronte freddo
che scendeva dall’Ontario, aveva tutte le caratteristiche necessarie per dare
origine a una tempesta mostruosa che avrebbe investito tutta la costa orientale
del Paese.
Sampson e io portammo Lewis in centrale. Dal momento che nei due
giorni successivi non erano previste udienze per la convalida del fermo,
l’uomo dell’anno sembrava destinato ad aspettare Babbo Natale in cella.
Erano quasi le otto di sera quando finimmo di compilare scartoffie e ce ne
andammo.
«Buon Natale, Alex» mi disse Sampson davanti al portone.
«Anche a te, John. Vi va di passare a bere qualcosa, domani?»
«Chiedo al capo e ti so dire» rispose.
Presi un taxi e, durante il tragitto verso casa, osservai le decorazioni
natalizie di cui era piena la città . Continuava a nevicare piano, ma i fiocchi
erano più grandi e spessi e Washington stava assumendo l’aspetto che ha
nelle bocce trasparenti che i turisti comprano a Union Station e all’aeroporto.
Arrivai in Fifth Street, nel Southeast, verso le otto e mezzo. In casa c’era
profumo di torta di noci e Bree e i ragazzi stavano finendo l’albero nella
nicchia vicino alla finestra dell’atrio. Nana, cerimoniera ufficiale di famiglia,
dirigeva le operazioni con piglio militaresco.
«Non mettere due palline verdi una vicino all’altra, Damon. Ci vuole un
po’ di buon gusto anche nel fare l’albero» disse con la sua autorevolezza da
ex vicepreside.
Bree stava appendendo a un ramo un disegno un po’ sbiadito dei Tre Re
Magi che, secondo la leggenda di famiglia, avevo fatto io con i pastelli a cera
ai tempi della scuola materna e che mia nonna tirava fuori tutti gli anni.
«Oh, guarda chi si vede, portato dalla neve!» esclamò Bree. Mi venne
incontro e mi baciò sulla bocca. «Ciao, amore.»
Nana decise di non degnarmi di uno sguardo e si limitò a dire: «C’è una sia
pur remota possibilità , Alex, che durante le feste tu passi qualche minuto con
la tua famiglia? O chiediamo troppo?»
Avrei dovuto avere l’accortezza di non rispondere, di darle un bacio senza
dire niente, ma purtroppo non imparerò mai. Mia nonna mi conosce e riesce a
provocarmi come nessun altro al mondo.
«Grazie per aver deciso di regalarmi una bella confezione natalizia di sensi
in colpa, nonna» replicai mentre mi accingevo a baciare mia figlia Jannie, poi
mio figlio Damon, tornato a casa per le vacanze dal college nel
Massachusetts, e infine Ava, la ragazza in affido che Nana aveva da poco
accolto sotto il nostro tetto.
«Una confezione di buon senso, caso mai» ribatté Nana, acida.
«Stamattina, quando mi ha telefonato, padre Harris mi ha detto che sei
stata tu a suggerirgli di chiamarmi per catturare il ladro di elemosine» feci
presente. «E io ho obbedito.»
«Padre Harris ti ha detto così?» chiese Nana.
«Sì. Ha detto che gli dispiaceva molto disturbarmi la vigilia di Natale, ma
che tu gli avevi assicurato che non era un problema. Che tuo nipote ci
avrebbe messo un attimo a risolvere il caso del ladruncolo in chiesa.»
«Mmm» sbuffò Nana scuotendo la testa. «Chi avrebbe mai immaginato
che un prete si inventasse una panzana simile? Padre Harris, poi... Ma già ,
non si può mai dire.» Infilò una mano in una scatola e si rivolse ad Ava.
«Ecco qua, tesoro. Metti questo Gesù Bambino di porcellana su un ramo
basso, così se cade non si rompe.»
«Stai dicendo che padre Harris mi ha mentito la vigilia di Natale?»
insistetti.
Nana mi guardò storto. «Sto dicendo che il mondo va proprio male, se uno
non riesce a passare nemmeno la vigilia di Natale con la sua famiglia. Anche
un investigatore famoso e in gamba come te ha bisogno di stare con i suoi
cari la sera prima del compleanno di Gesù.»
Tutti ridacchiavano nel vedere quanto mi dava addosso e anch’io trattenni
un sorriso. Nana stessa stentava a rimanere seria.
«Peccato che non ci sia Ali» disse Jannie, parlando del più piccolo dei miei
figli, che ha sei anni.
«È vero, ma è Natale anche per la sua mamma» le feci notare.
Bree disse: «Torno subito» e se ne andò. L’albero era bellissimo, davanti
alla finestra con la neve che cadeva sullo sfondo. Poco dopo Bree tornò con
una grossa ciotola di vetro piena di zabaione, altra tradizione natalizia di
famiglia.
Vi galleggiavano ciuffi di vera panna montata aromatizzata con noce
moscata, così dolce e densa che ogni tazza equivaleva a due o tremila calorie.
Bree posò la ciotola accanto a un piatto di biscotti di pasta frolla, anche quelli
da due o tremila calorie l’uno. È Natale, mi dissi, e mi servii due volte sia la
crema che i biscotti. Damon cercò una stazione di musica natalizia su
Pandora, o non so dove, e Nat King Cole ci ricordò, cantando con la sua voce
melodica Have Yourself a Merry Little Christmas, che presto tutti i nostri
problemi sarebbero svaniti. Anche se Nana non sembrava intenzionata a
smettere di rimproverarmi, la serata si annunciava lieta e piacevole.
Dopo Nat King Cole, Mariah Carey intonò All I Want for Christmas Is
You, e Jannie, Ava e Bree si misero a ballare. Damon mi raccontò
un’incredibile storia vera che stavano leggendo a scuola, il viaggio sul Rio
delle Amazzoni compiuto da Theodore Roosevelt insieme al figlio.
Poi mi squillò il cellulare.
Nemmeno la voce celestiale di Mariah riuscì a impedire che quel suono
spegnesse di colpo tutta la gioia che si respirava nella stanza in quel
momento.
Chinai la testa, evitando di guardare negli occhi i miei familiari, e andai a
rispondere nel corridoio. Era il vicecapo della polizia, Allen Chivers.
«Disturbo i preparativi della vigilia?»
«Sì» risposi.
«Mi dispiace moltissimo, Alex, ma c’è un’emergenza. Una di quelle
situazioni che solo tu sai gestire.»
Lo ascoltai per un minuto buono, con la testa appoggiata al muro,
consapevole del silenzio che era sceso in casa. «Okay» dissi alla fine.
«Vado.» Chiusi la comunicazione e tornai di là . Nana alzò gli occhi al cielo e
i ragazzi distolsero lo sguardo e fecero una faccia come a dire: «Ci risiamo».
Bree scosse la testa e sospirò: «Pazienza. Buon Natale, Alex Cross».
2
Mentre percorrevo le strade quasi deserte di Washington, la neve che un’ora
prima mi era sembrata così bella mi fece tutt’altra impressione. Uscire di casa
e lasciare la mia famiglia mi aveva depresso e non potevo biasimare i miei se
si erano arrabbiati con me. Anch’io ero arrabbiato. Con me stesso e con il
mio lavoro.
Maledizione, pensavo. Una sola persona al mondo dovrebbe lavorare la
sera del ventiquattro dicembre, una persona che porta un ridicolo vestito
rosso e ingurgita troppo zabaione con noce moscata e panna. Imprecai dentro
di me contro la situazione e anche contro Babbo Natale.
Quando arrivai a Georgetown, in Pennsylvania Avenue, nevicava forte.
L’autobus che viaggiava davanti a me frenò all’improvviso e per un pelo non
lo tamponai, slittando su due dita di neve. Gli addetti alla manutenzione delle
strade erano a casa a festeggiare con la famiglia, pensai con rabbia. Altro che
far uscire gli spazzaneve: se ne fregavano altamente.
La neve ghiacciata stava per bloccarmi le spazzole del tergicristalli, mentre
cercavo Thirtieth Street nel Northwest, un quartiere della capitale che era il
contrario esatto del mio, una terra di latte e miele, di potere e denaro, come
dimostrato dalle case lussuose.
Il civico 1314 era una magnifica villa di arenaria, illuminata come l’albero
di Natale della Casa Bianca. Mi accorsi ben presto, però, che molti degli
effetti di luce erano prodotti da auto della polizia, torce, riflettori e luci di
telecamere. Parcheggiai, aprii la portiera, guardai per terra e imprecai.
Ero uscito di casa talmente di corsa e di malumore che non avevo pensato
a prendere un paio di stivali. Bastarono i pochi passi necessari per arrivare al
cordone di polizia perché mi si gelassero le caviglie e pezzetti di ghiaccio e di
neve bagnata mi si infilassero dentro le scarpe.
Mostrai il tesserino all’agente di guardia, mi chinai per passare sotto il
nastro e andai verso i due furgoni dell’MPD fermi nel giardino della villa di
mattoni in stile georgiano di fronte al 1314. La portiera di una macchina
ferma lungo il marciapiede si aprì e scese un uomo di mezz’età con una
giacca a vento verde e un berretto da sci rosso. Mi venne incontro togliendosi
i guanti e mi porse la mano grassoccia.
«Alex Cross, giusto?» disse.
Credevo di conoscere quasi tutti i poliziotti di Washington, ma quel tipo
lentigginoso con i capelli rossi che spuntavano dal berretto era una faccia
nuova per me.
«Sì» risposi stringendogli la mano.
«Ispettore Tom McGoey. Sono all’MPD da sei giorni soltanto. Appena
trasferito da Staten Island.»
«Buone feste, collega, e benvenuto a Washington. Il vicecapo Chivers mi
ha fatto un resoconto sommario. Vuoi raccontarmi meglio?»
«Diciamo che ci è toccato un gran brutto regalo di Natale, a tutti e due.»
Sospirai. «Questo l’avevo già capito. Sentiamo i dettagli.»
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