Anarcoccultismo – Dissertazione sulle cospirazioni dei re e sulle cospirazioni dei popoli – Erica Lagalisse

SINTESI DEL LIBRO:
Il 2006 è stato un anno drammatico per il
Messico. Durante alcune proteste che si sono tenute
ad Atenco, dei manifestanti vennero violentemente
caricati, percossi e arrestati. La popolazione di
Oaxaca scese in piazza contro il governatore Ulises
Ruiz Ortiz, mettendo sotto assedio la capitale per
diversi mesi. Inoltre, la vittoria alle elezioni di
Calderón fu vista come un inganno da gran parte
della popolazione, la quale era certa che ci fossero
stati dei brogli ai danni di López Obrador, portando
la tensione quasi sul punto di esplodere in una
guerra civile. Ho passato gran parte di quell’anno
nella mia città natale, Montréal, in Canada, ma
prestai molta attenzione a questi eventi, dato che in
quel periodo facevo parte di un collettivo solidale
con la causa zapatista.
Gli zapatisti, per coloro che non li conoscessero,
sono dei ribelli indigeni che nel gennaio del 1994
organizzarono una rivolta nel Chiapas, una regione nel
sud del Messico, per protestare contro l'inaugurazione
del North American Free Trade Agreement (NAFTA). Si
può dire che questo fu il primo movimento di resistenza
politica a utilizzare efficacemente i mezzi di
comunicazione offerti da internet, all'epoca una novità,
per invocare una mobilitazione globale a sostegno della
propria causa e, in generale, contro il capitalismo
neoliberale. Gli zapatisti si sono appellati con forza a una
nuova generazione di persone ideologicamente vicini
alla politica di sinistra, disilluse a causa della caduta del
socialismo
di
stato
dell'Unione
Sovietica
ma
insoddisfatte dell’alternativa politica liberale incentrata
unicamente sui "diritti": gli zapatisti non cercavano di
essere eletti o di manipolare gli apparati di Stato e la loro
politica era radicalmente anticapitalista. Per oltre un
decennio, sostenere gli zapatisti era diventato un ovvio
obbligo morale per noi attivisti. Gli zapatisti erano così
influenti che il loro raduno a Barcellona nel 1998 attirò
una folla enorme di attivisti da tutto il mondo, che
f
inirono per dare vita la People's Global Action, la rete di
persone che organizzò diverse manifestazioni che hanno
segnato l’inizio del millennio e che è ora conosciuto
come "alter-globalizzazione", o global justice movement
[11] .
Gli zapatisti mantennero un basso profilo all’inizio
del nuovo millennio, ma riapparvero in maniera
sensazionale all'inizio del 2006. Durante la campagna
elettorale di quell'anno, gli zapatisti organizzarono un
tour lungo tutto il paese cercando di riunire le persone
attorno il progetto di un movimento nazionale di
resistenza anticapitalista. Stando all'ultimo dei seducenti
e coloriti comunicati zapatisti, chiunque si trovasse al di
fuori dei confini nazionali sarebbe stato il benvenuto a
unirsi nella lotta per la causa e quindi a partecipare al
movimento della Zezta Internacional. Così, nel 2006
formammo anche noi, a Montréal, un collettivo
zapatista. Il gruppo era composto per lo più da persone
di origine messicana, ma tra di noi c’erano anche diversi
canadesi, tra cui anche io. Un giorno, durante
un’assemblea,
uno dei membri si lamentò
dell’insufficienza dei nostri sforzi. Avevamo organizzato
manifestazioni, raccolto fondi per i prigionieri politici e
pianificato un tour in diverse lingue, ma eravamo ancora
terribilmente inefficaci rispetto a chi “aveva in mano il
potere”. “Cazzo – disse – quei tipi sono davvero ben
organizzati”.
"Che vuoi dire?", gli chiesi, visto che all'improvviso
aveva assunto un tono sommesso e inquietante, come se
si riferisse a qualcosa di diverso rispetto all’evidenza del
fatto che le nazioni, al contrario del nostro gruppo,
avessero a disposizione soldati e carrarmati.
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