Dirty Dom – Valetti crime family – Willow Winters

SINTESI DEL LIBRO:
«Dammi il suo numero». Dopo essermi preso un attimo per calmarmi,
alla fine mi siedo e decido di elaborare un piano per rivederla. Non posso
lasciarla andare, cazzo, soprattutto non dopo il modo in cui l’ho trattata.
«È il numero del marito». Serro la mascella e digrigno i denti a quelle
parole.
«Il pezzo di merda è morto, non è vero?». Trafiggo Johnny con lo
sguardo mentre le parole escono abbastanza pungenti da fargli capire che
sono ancora nervoso. Sta per rispondere ma poi decide di annuire soltanto.
Continuo a fissarlo, dandogli una cazzo d’idea di quanto mi faccia
imbestialire quando si riferisce a quel coglione come a suo marito. «Perciò
non è il suo cazzo di marito».
«D’accordo, capo. Hai ragione. Ho soltanto…». Guarda il pavimento
prima di continuare, «Ho soltanto quel numero. Non quello della ragazza».
«Come si chiama?». Sono proprio un idiota a non averle chiesto
nemmeno il nome. Si muove appena sui piedi ma tiene gli occhi su di me.
Sa bene che non gli conviene cedere, anche se sono incazzato. Non ho
fighette che lavorano con me; non accetto con piacere la debolezza. «Non
lo so». La collera sta per avere la meglio. Certo che non lo sa, cazzo,
probabilmente non conosce nemmeno il vero nome del defunto marito.
«Qual è il numero? Dammelo». Johnny tira fuori il cellulare all’istante e
preme su alcuni tasti. Il mio telefono, ancora sul tavolo, emette un bip.
È il numero del marito morto della mia bambolina. Perfetto. Lo chiamo.
Perché? Non lo so il perché, dannazione. Merda, riaggancio al primo
squillo. Cosa diavolo non va in me? Cosa le dovrei dire? Ehi, scusa se ti ho
scopato come se fossi una puttana. Non intendevo approfittarmene. Al
diavolo, sto perdendo il mio tocco. «Lo manderò a Tony». Lui mi dirà tutto
il possibile su questo numero. Da chi apparteneva a ciò che quello stronzo
ha mangiato a colazione il giorno in cui è morto. E, molto più importante,
chi è la sua vedova.
«Johnny, quante di queste cazzo di consegne devo sorbirmi oggi?».
«Ne abbiamo tre in programma, capo», risponde.
«Fantastico cazzo». Non riesco a scrollarmi via l’irritazione. Ho bisogno
di calmarmi prima che questa merda mi sfugga di mano. Ruoto le spalle,
tracanno lo scotch e me ne verso un altro.
«Ceni con tua madre, stasera?», mi chiede Johnny, facendo finta di
niente. Dev’essere il suo dannato nervosismo che prende il sopravvento.
«Rilassati, sono solo un po’ teso».
«Cosa ti ha detto per farti incazzare così?», mi chiede.
«Non mi ha detto un cazzo, Johnny. Sono solo curioso». Solleva un
sopracciglio in modo interrogativo.
«Ha una fica così deliziosa?», domanda con un ghigno.
«Vuoi davvero provocarmi in questo momento?». La domanda gli
cancella il sorriso dalla faccia e ne fa comparire uno sulla mia. Rido di lui e
gli verso da bere. Mi avvicino con i bicchieri in mano, prende il suo e fa un
piccolo cenno di ringraziamento. «Salute», dico, facendo tintinnare i
bicchieri. «Salute». Ne prende un piccolo sorso e sussulta quando il
bruciore gli punge la gola. Ridacchio e mando giù il resto. Scrollo le braccia
e mi sento già un po’ più rilassato. Getto i piedi sul tavolo e mi preparo a
scrivere a Tony.
«A che cosa brindiamo, capo?».
Sogghigno e inoltro il messaggio. Mi sistemo meglio e poggio la testa
all’elegante poltrona in pelle nera. «Ho appena trovato la mia nuova
ragazza».
Aggrotta la fronte prima per la confusione e poi per l’incredulità, ma è
rapido nel ricomporsi. Prende un altro sorso e si avvicina alla finestra
guardando verso il campo. È domenica, ma non c’è attività. La squadra è in
pausa, suppongo. «È passato del tempo dall’ultima volta, non è vero?».
«Già, ne è passato un po’. Ma voglio comunque farla mia».
«Lei è d’accordo?», chiede con genuina curiosità.
«No, ne dubito. Non è così che mi piacciono. Mi diverto a domarle».
Gemo e mi aggiusto l’uccello al pensiero di utilizzare una cinghia su quel
culetto prosperoso. Merda, non ho nemmeno avuto la possibilità di
godermi per davvero il suo corpo. Sorrido a me stesso, pensando a come la
punirò quando la lascerò da sola per andarmene come ha fatto lei.
«Stavo pensando di provare una o due cose in camera da letto», dice
Johnny, e guarda fuori dalla finestra come se ci stesse maledettamente
pensando sul serio. Sbuffo, ma prima che possa rispondere bussano con
forza alla porta. Faccio scorrere una mano sul viso e poi fra i capelli. Non
vedo l’ora di finire questa stronzata per potermene andare da Ma’ e
mangiare finalmente qualcosa. Nel momento in cui Johnny apre la porta, il
telefono suona dal tavolino. Tempismo perfetto, cazzo. Non voglio
occuparmi di qualsiasi cazzone mi debba dei soldi. Mi chino per
raccoglierlo quando si scatena l’inferno. Una cazzo di pallottola mi sfreccia
sulla testa diretta proprio dov’ero prima, merda.
Johnny si sta azzuffando con lo stronzo che, sulla porta, sta gridando per
salvarsi la vita. Lo spinge verso il basso posando tutto il peso su di lui, una
mano sulla bocca e l’altra sul silenziatore agganciato alla pistola. Sono
oltremodo consapevole del punto preciso verso cui è rivolta la canna, perciò
resto fuori dalla linea di fuoco mentre scavalco il divano e mi dirigo verso di
loro. Johnny è un tipo piuttosto grosso. Tutto muscoli e pettorali, e questo
stronzo mingherlino non ha alcuna possibilità. Però sta mettendo in piedi
uno scontro infernale.
La mia mano raggiunge la cintura dei pantaloni, ma la pistola non c’è.
Merda! Non ho la pistola. Ho sempre la pistola, cazzo. Guardo verso la
porta e noto che si trova dall’altra parte della stanza. Il peggior posto
possibile. Mi tengo basso, con gli occhi su Johnny e quell’imbecille. Se provi
a spararmi, faresti meglio a essere sicuro di uccidermi. Johnny porta la
pistola a rovescio. So esattamente dove la tiene. Arrivo dietro di lui e gli
faccio sapere che sono io.
«Sto prendendo il tuo ferro, Johnny». In un’unica mossa punto l’arma
alla testa del pezzo di merda. Alza lo sguardo con gli occhi spalancati e
finalmente si calma, ponendo termine alla lotta. «Tienigli la mano sulla
bocca e afferra la pistola».
Gli occhi del ragazzo sfrecciano tra me e Johnny. Sono certo che sta
immaginando di morire proprio adesso. Allenta la presa sulla pistola e inizia
a scuotere la testa urlando qualcosa attraverso la mano di Johnny. Non è
“aiuto” come mi aspettavo. Anche se potesse gridarlo, nessuno verrebbe a
cercarlo. Ho la suite da anni, questa non è la prima volta che qualche idiota
pensa semplicemente di uccidermi anziché pagare il proprio debito.
La voce ovattata emette un suono che attira la mia attenzione. «Johnny,
lascia parlare lo stronzo». Quest’ultimo mi guarda con il sudore che gli
ricopre la fronte per la lotta, il viso rosso e il respiro ancora affannato come
se avesse appena corso per un miglio. Faccio un gesto con la testa verso il
tavolo vicino alla porta. «Prendi la mia. Voglio fare cambio».
Johnny si alza con lentezza, afferra la pistola del bastardo e si incammina
con calma verso la porta, sistemandosi la giacca e rinfilandosi la camicia nei
pantaloni. Lo seguo con la coda dell’occhio, ma il mio obiettivo è questo
cazzone mingherlino che sta guardando dritto nella canna della pistola che
gli sto puntando in mezzo agli occhi.
«Ultime parole?», chiedo, più vicino al premere il grilletto di quanto
dovrei davvero essere. Non dovrei ucciderlo qui, non con la pistola di
Johnny. Anche se lo stronzo ne ha portata una col silenziatore, perciò
questo è il suo funerale. E dovrò far sistemare il pavimento, ma l’ultima
volta che ho ristrutturato ho comprato del legno in più proprio per questa
dannata ragione.
«Mi ha mandato De Luca». Sputa le parole con occhi terrorizzati. Gli
sorrido. Già, era quello che pensavo avesse detto. Comunque, non voglio
ucciderlo con quest’arma, così può parlare un altro po’. Forse imparerò
qualcosa di nuovo.
«Ah sì? E per quale motivo?», gli chiedo, scambiando le pistole con
Johnny e facendogli cenno di darmi quella dello stronzo. Quanto è
maledettamente dolce? Viene per uccidermi; gli scaglio la pistola sulla testa.
Mi sembra abbastanza giusto farlo. L’unica cosa ingiusta è che dovrò
rimuovere qualche pezzo di legno dal pavimento e rimpiazzarlo con altri.
Il coglione mingherlino sta piangendo. L’odore di urina mi colpisce e lo
guardo con disgusto. De Luca ha davvero pensato di liberarsi di me grazie a
questo piccolo pezzo di merda? Mi piego sulle gambe per vederlo meglio e
per avvicinargli la pistola alla testa. Do una bella occhiata al suo viso e poi
mi accontento di allungarmi verso i pantaloni per prendergli il portafoglio.
Lo lancio a Johnny senza guardare. Nonostante sia giovane e tema per la
sua vita, io non sottovaluto nessuno. Né ora, né mai. Non sai mai quando
qualcuno potrebbe sorprenderti e a me non piacciono le cazzo di sorprese.
A differenza di quel bel pezzo di culetto, oggi. Lei è stata una sorpresa
gradita. Cazzo, il mio uccello comincia a essere eccitato al pensiero di stare
di nuovo in quella vagina calda. Fanculo. Adesso non è il momento di
lasciar andare la mia mente lì. Nonostante mi faccia desiderare di
concludere questa stronzata il prima possibile.
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