Uno splendido inganno – Andrea Fazioli

SINTESI DEL LIBRO:
Quando arrivo l'uomo con la pistola, il caffe stava per bollire.
«State fermi» disse l'uomo.
In quell'istante la caffettiera ischio.
«Il caffe!» grido Beppe chino sulla cassa.
«Un attimo» rispose Magda che stava riordinando le riviste.
«Ehi!» L'uomo avanzo di un passo. «Ehi, ho una pistola!»
Beppe e Magda alzarono gli occhi sulla igura avvolta in un cappotto,
con una sciarpa che nascondeva la faccia e un cappello basso sulla
fronte. Notarono la pistola, nera e massiccia. Nessuno di loro penso che
si trattasse di uno scherzo.
Quando lavori in un distributore di benzina, devi prendere in
considerazione l'idea che prima o poi qualcuno provi a rubare
l'incasso. Ma sono cose che continuano a sembrare inverosimili anche
mentre succedono. Ne Beppe ne Magda sapevano come reagire. E nel
frattempo il caffe aveva cominciato a schiumare.
«State fermi» ripete l'uomo.
Ubbidirono. Gli occhi di Beppe corsero alla caffettiera.
L'uomo se ne accorse. Gli ordino: «Toglila!»
Guido entro nella stanza e si trovo di fronte Beppe che appoggiava la
caffettiera sul bancone. Magda lo stava guardando, sulla destra, e dietro
a lei c'era l'uomo con la pistola.
Guido s'irrigidı. Per una frazione di secondo penso di voltare le
spalle e uscire. Nessuno aveva ancora detto niente. Beppe se ne stava lı
con la caffettiera in mano e l'aria di uno che viene sorpreso a fare
qualcosa di poco pulito. Magda batte le palpebre.
«Tu, vieni qui!» fece l'uomo con la pistola.
Guido in vita sua non si era mai trovato davanti alla violenza. Aveva
anche lui preso e dato botte, da ragazzo, e gli era capitato di litigare con
piu di una persona; ma nessun uomo adulto l'aveva mai veramente
minacciato in maniera grave.
Ora uno sconosciuto gli stava puntando addosso un'arma. Una
pistola. Qualcosa che avrebbe potuto sparare e uccidere. Gli incidenti, le
rapine, le aggressioni: tutte cose che si leggono sui giornali. Guido non
era abituato all'adrenalina, al battito frenetico del cuore. Percio lui
stesso si stupı della propria calma, della sicurezza con cui si avvicino
all'uomo e disse: «Cerchiamo di stare tranquilli».
«C'e qualcun altro qui?» domando l'uomo.
Guido guardo Beppe, che si schiarı la voce e rispose: «Ci sono Lino e
Fiorenza, ma .»
«Digli di venire qui!»
«Ma .»
«Fa' come dice» intervenne Magda.
Lino e Fiorenza Costantini erano i genitori di Magda, proprietari del
distributore di benzina. Beppe Torre, che aveva qualche anno piu di
Magda ed era un meccanico, lavorava lı da tempo. Guido Moretti era piu
vecchio, sulla sessantina, e si occupava soprattutto della contabilita.
Beppe suono il campanello per chiamare Lino e Fiorenza. L'uomo
con la pistola ordino che chiudessero a chiave la porta. Poi li fece
mettere contro il muro e si avvicino alla cassa. Nel silenzio tutti
sentirono l'odore del caffe diffondersi nella stanza.
L'uomo con la pistola vuoto in fretta la cassa. Subito dopo entrarono
Lino e Fiorenza.
Lino impiego meno di un secondo per capire quanto stava
accadendo. Fiorenza si porto una mano alla bocca, sposto lo sguardo
dal rapinatore a sua iglia, in piedi contro il muro vicino a Beppe e a
Guido.
«Va tutto bene, mamma» disse Magda. «Vuole solo i soldi».
Lino non parlava, issava la pistola. Aveva le sopracciglia aggrottate,
le labbra strette. Il rapinatore si accorse del suo sguardo.
«Sei tu il capo?» disse.
Lino non rispose.
«Sei tu il capo?» ripete il rapinatore facendo un passo verso di lui.
Lino annuı.
«Dov'e la cassaforte?»
Lino non rispose.
«Ho chiesto dov'e…»
«Non c'e la cassaforte» disse Lino. «Non abbiamo piu niente».
Il rapinatore si fermo davanti a lui e alzo la pistola. «Ti ho chiesto
dov'e la cassaforte».
Passarono un paio di secondi, poi Magda disse: «Papa…»
«Ha preso i soldi, no?» fece Lino. «E quello che voleva!»
Il rapinatore si avvicino ancora e alzo la pistola ino a portarla quasi
all'altezza della faccia di Lino.
Guido intervenne: «Lino, per favore».
Lino si giro di scatto verso di lui. Guardo sua moglie, sua iglia,
Beppe. Inine abbasso gli occhi e disse: «La cassaforte e di la».
C'era un corridoio da percorrere, ino al magazzino sul retro.
Attraversato il magazzino, dopo un altro breve corridoio, c'era l'uf icio
di Lino con la cassaforte. L'uomo con la pistola ordino a tutti di
camminare davanti a lui, e loro si misero in ila: Beppe, Guido, Magda,
Fiorenza e per ultimo Lino.
Fu a meta tragitto, alla ine del primo corridoio, che Lino comincio a
sentirsi male. Si porto una mano al cuore e si piego sulle ginocchia. Il
rapinatore fece un passo indietro e punto la pistola.
«Non ce la faccio» ansimo Lino. «Non ce la faccio .»
Magda e Fiorenza si chinarono su di lui. Il rapinatore s'innervosı,
spinse avanti Beppe e Guido.
«Voi sapete aprire la cassaforte?»
«Sı» rispose Beppe. «Ma .»
«Andiamo!»
Cosı l'uomo con la pistola, insieme a Guido e a Beppe, attraverso il
magazzino e raggiunse l'uf icio, lasciandosi indietro Lino che
boccheggiava, assistito dalle due donne.
Appena il rapinatore si fu allontanato, Lino si riprese in fretta.
«Svelta» ordino a Magda. «Chiama la polizia!»
«Ma non stai male?» balbetto lei.
«Ho fatto inta, su, sveglia! Dai, chiama la polizia!»
02
Era un venerdı pomeriggio, e nella cassaforte c'era una bella somma. Il
rapinatore chiuse la porta dell'uf icio, poi disse a Beppe: «Fammi
vedere i soldi».
Beppe ubbidı. Appena aprı lo sportello, il rapinatore gli ordino di
farsi da parte. Veri ico che ci fossero i soldi, poi intimo a Beppe e a
Guido di non muoversi. Inine uscı dall'uf icio.
«Che fa?» domando Beppe.
«Va dagli altri» disse Guido.
Per cinque secondi circa rimasero lı a guardarsi, in piedi l'uno di
fronte all'altro. Guido era un uomo alto e magro, con il viso allungato, gli
occhi chiari, i capelli spruzzati di grigio. C'era qualcosa di spigoloso nei
suoi lineamenti, come se fossero stati presi da un modello originale di
pietra. Beppe era piu giovane, piu morbido, con i capelli nerissimi. I
suoi occhi tondi, color nocciola, si mossero in fretta dalla porta chiusa a
Guido, poi tornarono alla porta e inine si fermarono sulla cassaforte.
«Abbiamo poco tempo».
Guido lo guardo senza capire. Beppe gli indico lo sportello socchiuso.
«Il tipo con la pistola non li ha contati. Non possiamo prenderli tutti,
ma non si accorgera se manca qualcosa .»
Guido non si mosse.
«Dai, sbrigati .»
Per qualche ragione, Beppe sembrava incapace di arraffare i soldi da
solo. Forse aveva paura che Guido poi lo denunciasse. Da parte sua,
Guido non voleva litigare con Beppe, specialmente durante una rapina.
Gli disse: «Sono anni che lavori qui».
«Appunto. Adesso e la mia occasione».
Guido esito, poi abbasso lo sguardo.
Non riusciva a capire perche quanto stava succedendo gli sembrasse
normale: si comportavano come se avessero studiato a memoria
battute e gesti, come se rapinatore e vittime seguissero un copione.
Eppure non avevano mai avuto esperienza diretta di episodi di questo
tipo. O almeno nessuno di loro ne aveva mai parlato.
Il distributore di benzina era a Novazzano, uno dei comuni piu a sud
della Svizzera, vicino al conine con l'Italia. C'era un buon passaggio di
automobili, perlopiu pendolari che facevano la spola fra le due nazioni.
Il lavoro non mancava, ogni giorno la stessa routine: le solite targhe, le
solite facce. Di tanto in tanto capitava una giornata intensa, oppure un
periodo di magra. A volte si fermavano persone interessanti, gente che
aveva voglia di fare due chiacchiere. Ma nessun rapinatore. Almeno ino
a quel pomeriggio di novembre.
Nessuno aveva perso la testa. Forse era una prudenza innata in chi
lavora a contatto con i soldi. In un certo senso anche la rapina faceva
parte della routine, come se fossero un paio d'ore di straordinari,
niente di eccezionale.
Tranne il fatto che Beppe voleva intascarsi i soldi.
Guido non sapeva come reagire. Fino a quel momento aveva pensato
che si trattasse soltanto di una seccatura, anche se piu fastidiosa della
norma: bastava evitare le mosse sbagliate e nessuno si sarebbe fatto
male.
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