Un’altra prospettiva – Annabelle Jacobs

SINTESI DEL LIBRO:
«No.» Jack aprì la porta del suo appartamento, sperando di
riuscire a richiuderla prima che Zena lo seguisse dentro, ma lei
aveva già un piede sulla soglia. «Non se ne parla proprio.»
«Ma, Jack, sono trascorsi o o mesi da…»
«So benissimo quanto tempo è passato, grazie tante.» Pensare a
Simon faceva ancora male, eppure non come all’inizio quando il solo
sentirlo nominare gli spezzava il cuore. Quello di adesso era un
dolore lontano, non la ferita fresca di un tempo.
Avrebbe preferito non discuterne affa o, ma Zena continuava a
insistere.
«Hai compiuto quarant’anni tre se imane fa…»
«Sono a conoscenza anche di questo.»
Lei agitò le braccia per aria. «Dio santo, potresti farmi finire
almeno una cacchio di frase, per favore?»
Jack si sfilò il cappo o con un sospiro, lo appoggiò allo
schienale del divano e le fece segno di proseguire.
Zena lo fissava come se si aspe asse di essere interro a da un
momento all’altro, ma si rilassò vedendo che teneva la bocca chiusa.
«Come dicevo, hai compiuto quarant’anni da quasi tre se imane. Si
tra a di un traguardo che andrebbe festeggiato, e cos’hai fa o,
invece?»
«Ho festeggiato.»
«Mi hai invitata da te, abbiamo ordinato del curry e guardato
l’ultimo film di James Bond su Sky.»
Zena levò gli occhi al cielo, quando lui si limitò a fare spallucce.
«Sono un fan di Daniel Craig.»
«Lo sono anch’io, ma dannazione, Jack, non puoi continuare a
nasconderti in questo appartamento per tu a la vita. Prima che tu e
Simon vi lasciaste, saresti stato…»
Quello era davvero troppo. Jack le fece segno di zi irsi con la
mano e si sede e sul divano, per nulla interessato a sapere dove
volesse andare a parare. «Ne abbiamo già parlato. So che sono
trascorsi o o mesi da quando io e Simon ci siamo lasciati. So che
dovrei riprendere a uscire e so anche che stai solo cercando di
aiutarmi. Ma Cristo, Zena, eravamo assieme da quindici anni! Oo
mesi possono sembrarti un’eternità , ma non a me. Non sono neppure
pronto all’idea di incontrare qualcuno, figuriamoci uscirci insieme. E
per un appuntamento al buio, per di più.» Il solo pensiero gli faceva
rivoltare le viscere. «Perché mai dovrei voler vedere un estraneo per
una chiacchierata?»
Zena sembrava sul punto di prenderlo e strangolarlo. Era la sua
migliore amica, si frequentavano sin dalle superiori e lo conosceva
meglio di chiunque altro. Ma, per qualche motivo, si rifiutava di
acce are che lui non volesse conoscere qualcun altro. Né adesso
né… Cazzo.
Jack si prese la testa fra le mani. Voleva restare da solo per il
resto dei suoi giorni? Era un’idea deprimente e non voleva pensarci.
Zena prese un lungo respiro, si sede e accanto a lui e gli mise
una mano sul ginocchio. «Mi dispiace continuare a insistere, so che
stai ancora cercando di dimenticare Simon.» Gli diede un colpe o
sulla coscia e poggiò la testa contro la sua spalla, i biondi capelli
erano tu i scarmigliati dal vento. «È che non sopporto di vederti così
solo e infelice.»
«Non sono infelice.»
L’amica lo fissava; gli occhi azzurri si erano addolciti, ma in essi
non c’era traccia di commiserazione. «Ma ti senti solo.»
Era un’affermazione, non una domanda. E Jack non aveva la
forza di negarlo. Tra l’altro, Zena lo conosceva troppo bene per
crederci, qualora ci avesse provato. Aveva sempre odiato stare per
conto suo. «Sì, mi sento solo.»
Dio, quasi sicuramente se ne sarebbe pentito. Anzi, senza il
quasi, se ne sarebbe di certo pentito, ma… «Okay, va bene.»
Zena mantenne un’espressione neutra, doveva dargliene a o,
anche se non le riuscì di nascondere un leggero sorriso. «Non fare
quella faccia. È una cena fra amici, non una visita al patibolo.» Si fece
appena più indietro per guardarlo meglio e le sue parole infine
acquistarono un senso.
Jack si accigliò. Aveva capito che sarebbero stati da soli, lui e
chiunque fosse quel tizio. «Amici?»
«Cosa? Pensavi che ti avrei fa o uscire da solo con Tyler?» Zena
alzò gli occhi al cielo, soffocando una risata dietro la mano. «Non
sono un’idiota. E spero che, con un po’ di fortuna, voi due vi
piacciate.»
Jack la gelò con lo sguardo, indignato. «Che diavolo significa?»
Lei gli sorrise e si allungò a prendergli la mano, lui gliela
concesse con rilu anza. «Jack, sei il mio migliore amico e ti voglio un
mondo di bene, ma so come sei quando conosci gente nuova. Se ti
avessi lasciato da solo con Tyler, saresti andato nel pallone e nel giro
di due minuti non avresti saputo più di che parlare. Mi sento male
solo a pensarci.»
«Non sono poi tanto male.» Poteva essere un po’ impacciato in
certe situazioni, ma lei lo stava descrivendo come un disada ato.
«Scusa, potrei aver esagerato un po’. Ma, andiamo, sarà la prima
volta che esci da quando Simon se n’è andato, se escludiamo il
lavoro. So che sarà dura e volevo renderti le cose più facili.»
Messa su quel piano, era difficile offendersi. E che avesse
esagerato o meno, in fondo aveva ragione. Era sempre stato una
frana in mezzo a gente nuova, chissà come sarebbe stato ora dopo
o o mesi trascorsi a nascondersi nel proprio appartamento. Forse in
gruppo sarebbe andata meglio. «Allora, chi viene?»
Lei sorrise, vi oriosa. «Credo che Tyler porterà un paio di amici.
Poi ci siamo ovviamente io e te, e voleva venire anche Mark.»
Mark e Zena erano sposati da dieci anni. Lui era simpatico e
tranquillo, e con Jack erano sempre andati d’accordo. Sarebbe stato
in grado di portare avanti la conversazione, nell’improbabile caso in
cui sua moglie fosse rimasta a corto di argomenti. Gli piaceva tanto,
quindi annuì con approvazione.
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