Tutte le lettere d’amore sono ridicole – Diego Maenza

SINTESI DEL LIBRO:
Parlare di lei (l'ho sempre detto e lo mantengo) è parlare della creatura
meno comune. Cosa potrei mai dire di lei che non risuonasse come
qualcosa di usuale o una frase facile, come un tema banale? Il
problema non è la carenza di aneddoti sui quali discorrere, la difficoltÃ
deriva proprio dall’opposto perché, infatti, ci sono troppi prodigi che
potrei raccontare sulla sua vita, ma non ne parlo perché non è di mio
gradimento farlo all’inizio di questa storia. E devo affrontare il
racconto con calma. Entrare nei dettagli della sua vita sarà un processo
interessante, ma potrebbe essere un errore da parte mia sbagliare
anche solo per un momento. Forse un altro interlocutore più loquace
sarebbe la persona adeguata a captare con esattezza ed obiettività la
sua essenza; nonostante questo, il mio scopo è molto più pretenzioso:
ho bisogno, durante questo processo, di far capire quello che lei ha
significato per me. Dove trovare la più cristallina fonte di verità , se
non in lei? Alle sue labbra è vietata la menzogna, e questo le dà la
facoltà di fare con me qualunque cosa desideri. La sua lotta per essere
donna ha forgiato l'animale più utopico che conduce un'idolatria
disperata verso la vita. Le piace amare... Le piace amarmi. Entrare nei
dettagli del suo essere, sarebbe come profanarla. I credenti hanno
forse cercato di descrivere i loro dei? Devo, però, assumerne il rischio,
anche a costo di non salirne indenne. Il suo carattere crudo e signorile,
gli altezzosi seni che disegnano curve nell'aria, la melodica voce
ipnotica e dolce, lo sguardo malandrino che mi accarezza in maniera
indelebile, la sua intelligenza pratica e il suo spirito generoso, il
movimento delle sue anche sbattendo contro il vento nella sua
peculiare maniera di camminare, il suo senso dell'umorismo, il suo
abile sorriso che disegna il suo furbo profilo. Lei è tutto questo, e
molto di più. Il prototipo della donna perfetta. Una favola diventata
realtà . Il suo nome è Eloisa.
Il mio nome era Eloisa e non sono più giovane, Non dopo tutto quello
che accadde. Anche con il passare degli anni e nonostante le mie
cellule ancora giovani, mi ritrovai prematuramente divorata da una
vecchiaia spirituale che ho conservato fino ad oggi e che non ha mai
abbandonato le mie vene. Il corpo, a volte, è il riflesso dell'anima ma,
in altre occasioni, la sua tortura. Perché venimmo al mondo in un
tempo e in uno spazio in cui la bellezza è sinonimo di sfortuna, anche
se ci si impegna per dire l'opposto.
Ero magra e bella, gracile e fragile come la gazzella che mostra la sua
esilità senza rendersi conto delle iene affamate e lupi famelici che la
aspettano nascosti nell'ombra.
Oggi, raccontandoti questo, giovane amica, posso addirittura sapere
che cosa pensò ognuno di loro in quel momento. Il primo, il robusto,
aveva notato le mie fini ed abbronzate gambe, che si mostravano
appetitose per la sua voracità da rapace. Il secondo, il più forte, aveva
riposto l'attenzione sui miei seni nascenti, piccoli bottoni che
sporgevano dalla mia camicetta e che incitarono l'uomo a morderli
durante tutto il lavoro. E al terzo, il giovincello, risvegliarono l'appetito
i
miei glutei vistosi, rotondi e sodi grazie all'aerobica e alla danza
contemporanea. Erano tutti dei maiali.
LETTERA UNO
Ti disegno, come se delineassi sotto il leggero strato di pioggia un viso
immaginario e perfetto, in cui le deliziose fossette rimangono sospese
sopra le guance. Ti faccio sorridere, facendo sì che si assopiscano i tuoi
dolori e le tue obbligazioni quotidiane che muovono il tuo viso come
burattinai del tuo destino. Ti faccio vivere il desiderio impiantato nella
tua parte più profonda.
Cominciare una lettera d'amore è difficile, come dare inizio ad una
storia che non contiene nessun elemento difettoso e che potrebbe
essere manifesto della piena soddisfazione dello scrittore di fronte alla
sua opera. Appagamento che, a mio intendere, non sarà mai
soddisfatto, allo stesso modo che non lo sarà in queste righe.
Trascrivere i sentimenti a volte è una difficoltà quasi senza soluzione.
Assomiglia al compito dello scultore che deve far nascere dal duro
marmo la sottile narice del modello ed i suoi rotondi testicoli. Eroico è
lo sforzo del pittore che, mescolando le sue vernici, riesce a riprodurre
sulla tele la perfezione di una mascella perfetta, dei seni piccoli ma
ben definiti e che contrastano con lo splendore di una vulva nascosta
dai peli. Non meno ardua e complessa, per non dire impossibile, è il
compito del poeta che, appollaiato sul suo momento di lucidità , deve
far diventare inafferrabile ciò che è comodamente palpabile e, in un
caso paradossalmente analogo, rendere evidenti le grazie che senza il
suo intervento sarebbero inaccessibili.
Davanti a questa parete mi trovo in questo momento, non come
pittore, scultore o poeta, perché le mie abilità non arrivano a tanto.
Sbatto contro questo muro con come artista, ma come essere umano.
La mia anima (chiamo in questo modo l'insieme delle mie scarse
qualità , che non gli si dia altra accezione) si inorgoglisce di
appartenere al gruppo di persone che loda la condizione dell'essere
umano al di sopra di ogni artificio del mondo, per quanto sublime
possa essere. Prima di tutto siamo umani, e come tale mi esprimo.
A volte mi chiedo il motivo per cui mi consumo scrivendo. La risposta
non può essere semplice. Per denunciare i mali che affliggono la
società ? No, sicuramente. Per risolvere problemi personali,
convertendo la letteratura in una grande masturbazione psicologica?
Nemmeno. Per raggiungere la fama o la ricchezza, o per rendere
attuale il modo in cui utilizziamo la lingua (non l'organo ma il sistema
di comunicazione verbale)? Ancora meno. Mi spiego: il mio modello
da seguire, per quanto riguarda il comportamento, è lo Scrittore
Fantasma. Solo penso a scrivere, il resto non importa.
Forse le risposte sono meno pragmatiche di quello che, generalmente,
si creda.
Cerco di rispondere: scrivo per comprendere in maniera migliore ciò
che mi circonda. Magari la risposta è la stessa che mi do ogni volta che
mi domando il perché io pratichi la lettura: per rendermi più umano.
Divento più umano scrivendoti lettere d'amore? L'amore cresce forse
per il fatto di scriverti? E l’'amore, quindi, può crescere, proprio come
fanno i neonati o i girini o i fiumi? O sarà invece che scrivendoti una
lettera a poco a poco si staccano (come se si trattasse di un frattale
infinito) i pezzi che costituiscono l'intero amore e, in questo modo, a
poco a poco ne rimani senza? L'amore appassisce come fa un anziano,
come carne alla brace o come frutta marcia? Probabilmente, l'unica
risposta valida è questa: scrivere mi fa sorgere dubbi, inquietudini, allo
stesso modo di quando l'intento di descrivere il profumo marcato dei
tuoi capelli ritorna confuso, opaco di fronte a quello che la mia mente
mi risputa fuori. O nello stesso modo in cui il tuo viso si converte nella
parola che mi sfugge, o come l'adorazione per i tuoi occhi mi fa
deglutire con la perplessità di chi è estasiato e non prova poi più
piacere per le storie o le poesie.
No, non si tratta nemmeno di questo. Non lo so. Non ne sono così
sicuro.
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