Terra bruciata – Ballard J.G

SINTESI DEL LIBRO:
A mezzogiorno, quando ormeggiò la sua casa galleggiante
all'imbocco del fiume, il dottor Charles Ransom vide in piedi sopra
uno sperone di roccia nuda, sull'altra riva, Quilter, il figlio deficiente
della vecchia che viveva sulla chiatta sgangherata ferma fuori dalla
darsena riservata agli yacht.
Sorrideva agli uccelli morti che galleggiavano là attorno, e
l'immagine riflessa della sua grossa testa nuotava nell'acqua tra le
piume molli, simile a una nuvola deforme. Il fango secco della riva
era coperto da pezzi di carta e di legno trasportati dalla corrente, e a
Ransom sembrava che Quilter, con quella sua aria trasognata,
somigliasse a un fauno impazzito che si cospar-geva di foglie mentre
piangeva il perduto spirito del fiume.
Ransom assicurò al molo le cime di prua e di poppa, dicendosi che
forse il paragone era proprio adatto. Quilter guardava il fiume a
lungo, come tutti, ma le sue ragioni erano particolari, diverse, quasi
sadiche. Il continuo abbassamento dell'acqua, favorito dalla siccitÃ
della primavera e dell'estate, gli dava una specie di piacere
perverso, anche se lui e sua madre erano stati i primi a soffrirne. La
loro chiatta derelitta (stravagante dono del protettore di Quilter,
Richard Foster Lomax, l'architetto che abitava vicino a Ransom)
aveva ora un'inclinazione di trenta gradi, e un ulteriore
abbassamento del livello delle acque, anche minimo, ne avrebbe
spaccato il fondo.
Riparandosi gli occhi dal sole, Ransom osservò le rive silenziose del
fiume che compiva una curva in direzione di Mount Royal, la cittÃ
lontana otto chilometri. Aveva passato la settimana precedente da
solo su ciò che rimaneva del lago Costant, spingendo la sua casa
galleggiante tra i piccoli affluenti che si stavano prosciugando e le
distese di fango, aspettando che l'evacuazione della città fosse
finita. Dopo la chiusura dell'ospedale di Mount Royal, aveva pensato
di partire per la costa, ma all'ultimo momento aveva deciso di
concedersi ancora qualche giorno sul lago, prima che lo specchio
d'acqua scomparisse per sempre.
Di quando in quando vedeva, tra i cumuli di fango, sulla sagoma
lontana del ponte che attraversava il fiume, balenare come lance
ingioiellate i finestrini di migliaia di auto e autocarri che imboccavano
la strada diretta a sud, verso la costa. Ransom aveva rimandato il
suo viaggio a quando il traffico su quel ponte riservato alle auto
fosse cessato del tutto.
Ora il lago, che un tempo era una distesa di acqua chiara lunga
quasi cinquanta chilometri, era ridotto a una serie di piccole pozze e
canali, se-parati da banchi di fango che si stava indurendo. Le ultime
barche da pesca vi si avventuravano desolate, con l'equipaggio
radunato in silenzio a poppa.
Quella lenta trasformazione aveva risvolti curiosi. Mentre le vaste
distese d'acqua si riducevano, prima in basse lagune e poi in un
labirinto di stretti canali, le umide dune del letto del lago sembravano
emergere da u-n'altra dimensione. Quella mattina, svegliandosi,
Ransom aveva trovato la sua casa galleggiante arenata in un piccolo
avvallamento. I pendii di fango, coperti di carogne di uccelli e di
pesci, lo circondavano come le spiagge di un incubo.
Adesso, mentre lui si avvicinava all'imbocco del fiume orientandosi
tra le barche da pesca e gli yacht arenati, la cittadina di Larchmont,
che sorgeva presso il lago, appariva deserta. Lungo i moli riservati ai
pescatori, le case galleggianti erano vuote, e il pesce, messo a
seccare all'ombra, pendeva dalle file di uncini. Gli ultimi fuochi
ardevano senza fiamma nei giardini lungo la riva, e il loro fumo
passava davanti alle imposte che sbattevano nell'aria calda. Sulle
strade, niente e nessuno.
Ransom era convinto che qualcuno sarebbe rimasto ad aspettare
che il grosso dell'esodo verso il mare fosse terminato. La presenza
di Quilter con il suo sorriso ambiguo sembrava però un oscuro
presagio, uno dei molte-plici segni inspiegabili che nella confusione
dei mesi passati avevano rivelato il reale progredire della siccità .
Duecento metri alla sua destra, dietro i piloni di cemento del ponte,
c'era il deposito di carburante con le palafitte di fondo chiaramente
visibili nel fango screpolato. Il molo galleggiante toccava adesso il
fondo, e la flotti-glia di barche da pesca che generalmente era
ormeggiata lì, si era spostata al centro del canale. In periodi normali,
nella tarda estate il fiume era largo quasi novanta metri, ma adesso
era ridotto a meno della metà , un fiumi-ciattolo maleodorante che
serpeggiava tra le rive. Il fango che si stava indurendo poteva
sopportare già il peso di un uomo, e non si contavano più le
passerelle che conducevano dalle ville lungo le primitive rive del
fiume all'attuale limite dell'acqua.
Vicino al deposito del carburante c'era la darsena degli yacht, con la
chiatta dei Quilter ormeggiata poco distante. Dopo avergliela
consegnata, con un gesto di perversa generosità Lomax aveva
aggiunto nafta in quantità appena sufficiente a far loro raggiungere la
darsena, distante quaranta metri. Finito il carburante i Quilter si
erano ormeggiati. La signora Quilter ora sedeva tutto il giorno vicino
al boccaporto, con gli scoloriti capelli rossi scarmigliati e il suo scialle
nero, e brontolava guardando la gente che scendeva ad attingere
acqua con i secchi.
Ransom poteva vedere ora il naso aquilino della vecchia muoversi di
scatto a destra e a sinistra, simile al becco di un pappagallo, mentre
lei si sventolava la faccia bruna con un ventaglio cinese, incurante
della puzza del fiume. Ransom l'aveva vista seduta al medesimo
posto anche quando era partito sulla sua imbarcazione, e l'aveva
udita incitare con grida oscene il gruppo di marinai che durante il fine
settimana sistemavano sacchi pieni di cemento attraverso l'entrata
della darsena. Perfino in tempo di piena l'acqua entrava nel porto
circolare in quantità appena sufficiente da irrigare gli stretti "docks",
e ora si era ritirata, lasciando le eleganti imbarcazioni saldamente
incastrate nel fango. Abbandonati dai loro proprietari, gli yacht erano
dominati dallo sguardo da strega della signora Quilter.
Nonostante il suo aspetto grottesco e il figlio deficiente, Ransom
ammi-rava quella donna. Spesso, durante l'inverno, aveva risalito la
passerella sgangherata per entrare nel triste abitacolo della chiatta
dove lei giaceva su di un grande materasso di piume, ansimando
penosamente. L'unica cabina, piena di lampade di ottone polverose,
era un labirinto di luridi recessi velati da vecchi scialli di pizzo. Dopo
averla rianimata con l'aiuto della fia-schetta di gin che portava
sempre nella sua borsa, Ransom doveva sorbirsi in cambio una
disquisizione incoerente sulle miserie del mondo in generale. Poi
tornava attraversando il fiume, nella sconnessa barchetta di vimini di
Quilter figlio, i cui grandi occhi, sotto la fronte idrocefala, lo fissavano
attraverso la pioggia come due lame selvagge.
La pioggia! Al ricordo di quello che la parola significava un tempo,
Ransom alzò lo sguardo al cielo abbagliante. Completamente libero
dalle nuvole e dai vapori, il sole incombeva, infernale, sopra la sua
testa. Le strade e i campi screpolati adiacenti al fiume erano inondati
dalla stessa in-variabile luce, vitreo, immobile baldacchino che
conservava ogni cosa nel suo calore.
Di là dal molo, Ransom aveva infisso nel fiume una serie di pali
colora-ti, ma il rapido abbassamento del livello dell'acqua era troppo
evidente perché ci fosse bisogno di calcoli. Nei tre mesi precedenti il
fiume era calato di molto. Ransom calcolava che si fosse ridotto a un
quarto della portata originale. Sprofondando al centro del suo letto
limitato, il corso d'acqua sembrava attirare ogni cosa verso di sé, e
le rive indurite parevano fianchi di opposte scogliere. Un'altra
particolarità era fornita dalle tende sospese ai camini di molte case
che sorgevano lungo il fiume. Originaria-mente destinati a
raccogliere l'acqua piovana (anche se la pioggia non vi era mai
caduta dentro) i recipienti di tela si erano trasformati in ricettacoli di
immondizie, pieni di polvere e di rifiuti, sollevati là verso il sole come
offerte propiziatorie.
Ransom attraversò il ponte e agitò la mano in segno di saluto a
Quilter che lo stava osservando con un sorriso vacuo. Dietro il
ragazzo, sulle banchine deserte, i pesci pendevano dai loro uncini
sotto le tettoie per l'essiccamento, e mulinavano lentamente nell'aria.
«Di' a tua madre di muovere la chiatta» gridò Ransom attraverso il
tratto di acqua inerte. «Il livello del fiume continua ad abbassarsi.»
Quilter non gli fece caso, e con un sorriso ironico indicò le bianche
forme confuse che si muovevano lentamente sotto la superficie
dell'acqua.
«Nuvole» disse.
«Cosa?»
«Nuvole» ripeté Quilter. «Piene d'acqua, dottore.»
Ransom si infilò nel boccaporto del cabinato, scuotendo la testa al
bizzarro senso dell'"humour" di cui dava prova Quilter. Nonostante il
cranio deforme e l'aspetto da Calibano, non c'era niente di stupido o
poco intelligente nel ragazzo. Il sorriso ironico e sognante, talvolta
perfino affettuoso, come se comprendesse i più intimi segreti di
ognuno, il cranio coperto dai capelli ricciuti color ruggine, e i piani
invertiti della sua faccia da fauno in cui gli zigomi rientranti
lasciavano profonde occhiaie sotto gli occhi buffi, tutto questo e una
punta di imprevedibile ingenuità facevano di Quilter un personaggio
che intimidiva.
La maggior parte delle persone lo evitava prudentemente, forse
perché il suo modo di trattare con il prossimo consisteva sempre
nell'individuarne le debolezze e i difetti con atteggiamento
inquisitorio. Questa sua abilità nel captare le realtà spiacevoli di
ognuno era la causa, Ransom ne era ormai certo, della tacita intesa
che esisteva tra lui e il ragazzo. Senza dubbio Quilter aveva
percepito subito che le frequenti visite di Ransom alla casa
galleggiante, e i suoi solitari fine settimana tra le paludi lungo la riva
meri-dionale del lago, denunciavano una riluttanza ad affrontare le
sconfitte della vita. Ma forse il ragazzo percepiva anche fino a che
punto il medico condivideva il senso di comunità e gli invisibili legami
esistenti tra la gente che viveva ai margini del grande corso d'acqua.
Per Ransom tutto questo aveva cominciato a prendere il posto della
casa e del suo vecchio lavoro al-l'ospedale.
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