Sotto il cielo dell’Australia – Mauro Buffa

SINTESI DEL LIBRO:
Il mattino seguente in cucina allora di colazione ci sono movimento e un forte
odore di bacon e uova fritte. Tostapane, microonde e padelle lavorano a pieno
ritmo. Pane e poltiglie varie vanno a riempire i piatti che poi si accumulano
sporchi in un lavandino molto capiente.
Mi faccio spazio in un angolo, tra i grumi di marmellata e le sgommate di
burro sul tavolaccio senza sedie e inizio il mio breakfast.
Un ragazzo risciacqua i piatti e li mette nella lavastoviglie, riempie i bricchi
del ca è, scarta una enorme confezione di pane bianco a fette, passa lo straccio,
raccoglie dei cocci, accatasta alcune casse di acqua minerale e inne porta fuori
l immondizia. Nel fare tutto questo scambia due battute con uno e saluta un
altro. Sembra conosca tutti e di tutti sia amico e sopporti bene questo lavoro nelle
retrovie dellostello, il meno grati cante e il più pesante. Si chiama Andrea ed è di
Faenza. Senza quasi smettere di darsi da fare si mette a chiacchierare. È a Perth da
tre mesi con un working holiday visa e ci starà per almeno un anno. Il suo scopo è
imparare l inglese e fare unesperienza di vita. Ha preso la maturità in un istituto
tecnico e ha preferito venire in Australia invece di iscriversi alluniversità.
Ammette che sia una moda in questo momento. Il miraggio di una terra promessa
dove ci sono buone opportunità, risparmiata dalla crisi economica che attanaglia i
paesi europei.
«Di qui passano molti ragazzi da ogni parte del mondo in cerca di lavoro, ma
molti di loro non lo cercano veramente» racconta Andrea.
«Cosa fanno allora?».
«Si piazzano in ostello a sbevazzare, tirano a campare per qualche mese e poi
tornano a casa delusi perché non hanno trovato quello che speravano».
Senza voler smontare lentusiasmo che traspare dalle sue parole, gli chiedo
quali siano le possibilità di trovare un lavoro migliore che in patria. Mi guarda un
po’ interdetto come se pensasse che quello che sta facendo non fosse una buona
occupazione.
«Be’, sì, insomma questo lavoro non è l ideale, spero in qualcosa di meglio,
però cè chi se la passa peggio di me» dice grattandosi la barbetta.
«A chi ti riferisci?».
«Ai ragazzi che sono andati nel New South Wales o nel Victoria».
«A fare cosa?».
«A lavorare nelle farms, raccolgono mele, pere, pomodori, zucche, angurie e
anche cotone. Dallalba al tramonto. Dormono in tenda o addirittura in auto».
«E la paga?».
«Bassa perché tanto di gente così ne trovano quanta ne vogliono».
Sono parole che contraddicono lopinione di usa che si è creata in questi anni su
lavoro e buone retribuzioni in Australia, per quanto, secondo l indice “Big Mac”
2
,
ad esempio un addetto alle pulizie australiano debba lavorare meno di unora
prima di potersi comprare un hamburger, contro le quattordici di un pakistano.
Infatti il salario minimo è intorno ai quindici dollari, secondo al mondo dietro al
Lussemburgo e davanti a Francia, Regno Unito, Canada e Stati Uniti.
Andrea comunque si ritiene fortunato. Latmosfera dellostello è divertente, si
fanno tanti incontri e poi fuori cè una città giovane tutta da scoprire nelle ore
libere. Di questo paese gli piace soprattutto il carattere della gente. Lo de nisce
gioviale e aperto. Insomma non si sente straniero e non gli dispiacerebbe restare a
lungo. Ma non è così facile.
«Scaduto il visto studentesco devi trovarti uno sponsor» mi spiega, «cioè un
datore di lavoro che ti assuma con un contratto di lunga durata, almeno quattro
anni con un salario annuo lordo intorno ai cinquantamila dollari
(trentaquattromila euro), che è ritenuto il minimo per vivere qui. È lunico modo
per ottenere la residenza permanente».
«Pensi di riuscirci?».
«Ci provano in tanti. Per ora devo imparare bene l inglese perché, oltre a
procurarsi un lavoro, bisogna superare un esame di conoscenza della lingua
piuttosto selettivo».
Si tratta del “visto 457”, quello per i lavoratori. Sono quasi centomila,
principalmente provenienti da India, Gran Bretagna e Cina a usufruirne. La
maggior parte dei visti viene rilasciata per lavori nel settore della ristorazione e
dellassistenza agli anziani. Ma tra le oltre seicento professionalità previste, ce ne
sono anche di più specializzate come anestesisti, architetti e programmatori. Una
parte della società australiana ritiene che questi lavoratori vadano a coprire
unurgente domanda, unaltra parte che portino via posti di lavoro ai locali e
perciò non è da escludere un irrigidimento della politica immigratoria nei
prossimi anni.
Andrea comunque non si pone domande al momento, sente di avere delle
possibilità e ha tempo davanti a sé. Lo chiamano dalla reception. Ci saluta e va a
vedere cosa vogliono.
Immerso nel brusio di tre o quattro lingue diverse, proseguo la mia colazione
spalmando lentamente la marmellata sul pane abbrustolito no allora di andare
in stazione. Prendiamo le nostre cose e lasciamo lOld Swan Barracks. Il sole del
mattino comincia a scaldare ma in mezzora siamo già al riparo dellombra della
East Perth Railway. Oggi la stazione è animata, non si può certo dire a ollata. Ci
sono soltanto i passeggeri dell’Indian Paci c che stanno formando la la alla
consegna bagagli.
La maggior parte è in coda al desk Gold, cioè le cabine letto, gli altri al Red
Service, solo posti a sedere.
In un primo momento avevamo scelto questultima soluzione, ma la
prospettiva di passare giorni e notti su un sedile non era allettante e così abbiamo
trovato lultima cabina rimasta e ce la siamo accaparrata. Le operazioni
procedono con molta calma, le impiegate svolgono senza fretta i loro compiti e
anche i passeggeri si lasciano contagiare dai loro modi rilassati. uesto è lunico
treno della mattina e nché tutti non saranno sistemati non partirà.
La rete ferroviaria in Australia non è molto sviluppata, in tutto sono poco più
di trentamila chilometri di cui solo duemilacinquecento elettri cati. I binari si
estendono principalmente nella parte sud-est del paese, la più popolata. Servono
piccoli treni locali per il pendolarismo tra le aree urbane. Ma ci sono anche dei
treni a lunghissima percorrenza gestiti dalla Great Southern Railway: e Ghan,
e Indian Paci c e e Overland. Tagliano il continente da nord a sud e da ovest
a est per migliaia di chilometri attraversando i deserti australiani.
L’Indian Paci c è chiamato così perché va da un oceano allaltro, da Perth a
Sydney via Adelaide per 4352 chilometri. Una volta arrivato dallaltra parte torna
subito indietro. In un anno copre 539.648 chilometri. È la seconda linea
ferroviaria più lunga del mondo dopo la Transiberiana. E, per quanto sia meno
della metà della leggendaria ferrovia russa, attraversa territori ancora più spopolati
e inospitali. uindi una linea di tutto rispetto che si colloca tra le più ardite opere
dell ingegneria ferroviaria. Fu completata nel 1969, prima di allora non cera che
laereo o un lunghissimo viaggio via mare per andare dallaltra parte, sempre che
non si volesse attraversare il deserto a dorso di cammello. Nonostante vi sia un
unico binario è pur sempre un importante collegamento tra le principali città
australiane, soprattutto per quanto riguarda il trasporto delle merci. Le piccole
località lungo la linea non fanno testo perché sono poco più che stazioni di
servizio o cittadine minerarie. Il viaggio dura quattro giorni e tre notti a una
velocità media tra gli 85 e i 115 chilometri lora. Il convoglio ha una locomotiva
diesel, trenta carrozze passeggeri e in coda una per i bagagli oltre a due rimorchi
per il trasporto delle automobili.
Sbrigate le nostre poche formalità andiamo al binario ad attendere il treno,
che arriva poco dopo. Un lunghissimo serpente dacciaio che porta sulla ancata
di ogni carrozza il simbolo dellaquila wedge-tailed. È il rapace più di uso in
Australia con unapertura alare di oltre due metri. Nella stilizzazione del treno
vuole simboleggiare lestensione del paese.
Partiremo tra unora. Non potendo ancora salire, vado in testa a dare
unocchiata alla locomotiva. Gialla e blu e dalle forme squadrate, non
sembrerebbe avere la forza di trascinare un carico così possente. È tirata a lucido
come il resto del treno, che sembra appena uscito da un autolavaggio.
Nel frattempo sono cominciate le operazioni di imbarco. Dapprima vengono
caricate le valige. Sembra che i passeggeri stiano portando con sé buona parte dei
loro averi a giudicare dal numero di bagagli che vengono stivati.
Finalmente viene aperto un vagone centrale dal quale escono due graziose
hostess in camicia rosa a righe e pantaloni beige. Sono Lisa e Casey (le vedrò
sorridere per tutto il viaggio senza neppure una pausa), confrontano i biglietti con
i nomi di una lista e accolgono i passeggeri indicando la lettera del vagone e il
numero della cabina. La maggior parte dei ragazzi va in coda nella classe Red
mentre gli adulti vanno in classe Gold, con qualche eccezione naturalmente.
Al momento di salire e sistemarsi cè il solito trambusto dovuto allansia di
trovare il proprio posto e sistemare le proprie cose.
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