Sono l’uomo delle stelle – Vita, arte e leggenda dell’ultima icona pop – David Bowie

SINTESI DEL LIBRO:
I
primi due album di David Bowie (del 1967 e del 1969, entrambi
usciti nella natia Inghilterra con il titolo David Bowie) eccedevano in
stramberie. E ascoltandoli si aveva l’impressione che il loro autore
non sapesse bene cosa fare del proprio talento.
Tuttavia nel secondo album spiccava il singolo Space Oddity
(qualche tempo dopo l’album venne ripubblicato in alcune nazioni
proprio con il titolo di Space Oddity). La storia di un astronauta
emotivamente instabile che si autocondanna a una morte solitaria
nelle desolate profondità dello spazio non sembrava proprio il
genere di cosa che potesse trarre vantaggio dall’euforia intorno al
grande balzo in avanti che l’umanità fece grazie a Neil Armstrong,
tuttavia permise a Bowie di entrare in classifica e diventare una voce
conosciuta.
In questo articolo di mezza pagina pubblicato su New Musical
Express è interessante notare l’atteggiamento ambiguo che Bowie
mostra nei confronti della celebrità. Sebbene il suo album
successivo, The Man Who Sold the World, venne pubblicato negli
Stati Uniti un anno dopo, nei due anni che seguirono questo primo
successo Bowie tenne un profilo così basso che alcuni pensarono
che stesse meditando il ritiro.
Sembrava far parte di una strategia più ampia: non lo era. Sembrava
avere un grande potenziale da classifica: ed era così. Space Oddity
di David Bowie, canzone ispirata da 2001: Odissea nello spazio, è
uscita proprio quando il mondo se ne stava incollato al televisore per
assistere all’allunaggio.
Da ragazzo modesto e schivo qual è, David ha attribuito il merito di
tutto quanto alla sua casa discografica, ma come è stato scritto lo
scorso novembre, è difficile anche per lui non ammettere di essere
stato eccezionalmente lungimirante.
«Diciamo che è stato un colpo di fortuna» ha detto durante una
telefonata da Perth, da dove stava per cominciare il suo breve tour
della Scozia. «Avevo molta fiducia nel disco, ma il successo che ha
ottenuto mi ha davvero stupito.
«Per alcuni anni sono stato l’equivalente maschile della bionda
svampita, e iniziavo a temere che la gente non si sarebbe mai
accorta della mia musica.
«Può andar bene per un modello essere apprezzato per il proprio
aspetto, ma per un cantante non è di grande aiuto, specialmente ora
che idolatrare i bei ragazzi sembra stia passando di moda.»
Per quanto David prenda sul serio la composizione dei testi, è
divertito al pensiero che i critici studino i suoi lavori alla ricerca di
significati nascosti di cui perfino lui è totalmente all’oscuro. «Le mie
canzoni sono tutte scritte con il cuore, sono del tutto personali, e
vorrei che la gente le recepisse come tali.
«Ci tengo moltissimo ad essere riconosciuto come autore, ma
vorrei che non si cercasse chissà cosa nelle mie canzoni. Non
bisogna far altro che ascoltare le parole e la musica di cui esse sono
composte.
«Noto che non vi è sfuggito il fatto che nelle mie canzoni raramente
c’è spazio per i problemi di cuore: è perché le ragazze non me ne
hanno mai dati.
«Mi piace pensare di essere una persona piuttosto equilibrata, e
non ho mai avuto cattivi rapporti con ragazze intelligenti. E se una
ragazza non è intelligente non ne voglio sapere.»
Benché abbia fatto una gran bella impressione nel tour in cui ha
aperto per gli Humble Pie, David sostiene di essere innanzitutto un
compositore, e nega perfino di essere un buon performer.
«Era il mio primo tour» mi ha detto «e il fatto che i concerti
andassero in porto non finiva mai di sorprendermi. Mi sembrava tutto
così disorganizzato, ma penso che tutti sapessero ciò che stavano
facendo.
«Non lo considero affatto un successo artistico; le mie esibizioni
non potevano durare più di venti minuti, e in seguito a un malinteso
sono stato costretto ad accompagnarmi da solo.
pensavo
«Mi ha fatto molto piacere che il pubblico abbia apprezzato Space
Oddity,
che
avrebbe
sentito
la
dell’accompagnamento orchestrale presente sul disco.
mancanza
«Mi rimetto alla clemenza del pubblico, e ho davvero bisogno che
ci sia una reazione da parte loro. Se non ne hanno, mi sento
perduto. Ma comunque sono determinato a esibirmi nei club, nei
cabaret, ovunque.
«C’è troppa vanagloria nell’ambiente del pop, gruppi e cantanti
condannano i cabaret senza aver mai messo piede in un nightclub
del Nord.
«Voglio cantare fintanto che ci sia qualcuno che voglia ascoltarmi,
non mi interessa dove. Tuttavia non sono disposto a tagliarmi i
capelli o a cambiare il mio aspetto solo per accontentare gli altri.
Sono piuttosto contento della mia immagine, e la gente deve
accettarmi per come sono, oppure evitare di rompere.»
Ex grafico pubblicitario, David ha suonato il sax tenore con un
gruppo modern jazz, «esploravamo il blues», periodo durante il
quale ha iniziato a cantare, e poi si è unito a una compagnia di mimo
francese tradizionale in cui ha lavorato a stretto contatto con Marc
Bolan.
«Marc ha avuto una grande influenza su di me, non tanto con la
sua musica, quanto con il suo atteggiamento verso l’ambiente della
musica pop. Si tiene alla larga da ciò che può danneggiarlo e tira
avanti per la sua strada.
«È così che voglio essere anch’io, infatti tempo fa ho lasciato
Londra non appena in città si è iniziato a parlare di me, e vi sono
tornato solamente se davvero necessario.»
Come era inevitabile, l’underground è emerso dal sottosuolo, e
David ha fatto alcune interessanti osservazioni sul movimento:
«Quando il tutto è iniziato» ha detto «ho pensato che sarebbe
spuntata un bel po’ di musica nuova suonata da gruppi che
avrebbero provato a diffonderla il più possibile. Bene, la musica è
arrivata, musica molto buona per giunta, ma fatico a capire
l’atteggiamento di molti dei gruppi underground.
«Mi sembra che per un po’ abbiano voluto allargare la propria
nicchia di spettatori, e che poi si siano fermati, accontentandosi di
suonare davanti coloro che fin lì si erano “convertiti”. Ho
l’impressione che questo non li porti da nessuna parte, e che alla
fine sia il pubblico che i gruppi si stancheranno di vedere sempre le
stesse facce negli stessi locali.
«Non fanno che dare credito allo snobismo di cui spesso vengono
accusati i musicisti. Per qualche ragione, perfino parole come
entertainer e cabaret li fanno rabbrividire.»
Naturalmente il successo ottenuto in classifica e il conseguente
ritorno economico hanno introdotto qualche cambiamento nella vita
di David e, non ultimo, nel suo conto in banca.
Sembra proprio che sia partito con il piede giusto. «Ho comprato
una gran bella macchina e una piccola e graziosa casa a cui dovrò
dedicare molto tempo e denaro se voglio che diventi come me la
immagino.»
«Credo che con il passare del tempo spunteranno fuori altre
piccole cose. In questo momento ciò che più mi interessa è restare
un ventiduenne, o magari tornare ad essere un ventunenne.
«Forse questo lavoro aiuta a mantenersi mentalmente giovani, ma
da un punto di vista fisico io mi sento quasi un uomo di mezza età.
Mi rammarico spesso di non poter fare le cose che fanno i ragazzi
della mia età. Dall’età di sedici anni in poi non ho più giocato a calcio
in un parco con gli amici, non ho più dovuto abbordare una ragazza
come un comune adolescente e, che ci si creda o no, queste cose
mi mancano.
«Devo cercare di capire se una ragazza sa chi sono e se vuole
stare con me perché le piaccio o solo perché sono famoso. È più
complicato di quel che sembra, ma come dicevo, finora, toccando
ferro, non ho avuto molti guai con le donne.»
Con una serie di concerti già in programma, un lp in uscita questa
settimana (il 14) e addirittura l’ipotesi di uno show televisivo tutto
suo, l’immediato futuro sembra luminoso per David.
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