Segni e disegni – Franco Rotella

SINTESI DEL LIBRO:
interpretare e abitare la realtà. Con un “vocabolario espressionistico
astratto”, come lo ha definito il poeta e critico d’arte Luigi
Ammendola nel recensire la sua attività artistica (Pensiero e Arte,
1970), Rotella è riuscito e riesce, con le sue opere, ad entrare nel
mondo dell’arte con un’intensa, “sofferta penetrazione”.
Seppur con un mezzo diverso, la parola, le poesie qui raccolte sono
visioni, immagini nella mente dell’autore, pur parlando dell’umanità e
all’umanità, nelle sue forme e nei suoi caratteri al contempo unici e
ciclici:
Orme parla a pensieri ricorrenti, flash quotidiani di persone normali
nei loro momenti di intimo silenzio; è espressione del ritorno ai passi
fatti nel passato, di immedesimazione nelle paure del futuro;
Mare parla agli impeti umani, alle loro spinte in avanti e conseguenti
dietrofront, in un oscillante e tumultuoso viaggio di vita;
Urlo è davvero il grido di quella parte di umanità che ancora riesce a
non essere sopraffatta da sé stessa. Un megafono sul mondo di chi
c’è, di chi è presente a sé stesso e al mondo perché dà libero sfogo
ai suoi pensieri, alle sue paure, alle sue incompletezze;
Il nulla, Stanza vuota raccontano l’umana solitudine che si trova
quando si avrebbe bisogno di ascolto e compassione, ma si fanno
solo i conti con sé stessi.
Tutte le poesie sono uno storytelling compatto ed essenziale dei
momenti bui o forse di quelli più limpidi di ognuno (Ai neri), quelli in
cui ci si guarda, ci si comprende, ci si giudica, ci si perdona. In ogni
verso si può capire qualcosa dell’autore e di sé, senza che la poetica
dell’autore faccia da guida o meglio da decisore sull’immaginario
personale. Le poesie di Rotella propongono delle immagini che ogni
lettore interpreta e completa con la sua stessa storia, con le sue
proprie emozioni ed esperienze.
L’amore, nei suoi plurali aspetti, è un elemento ricorrente nei testi;
visti con atteggiamenti diversi, tra il tutto e il niente della vita
(L’attimo, Alle serpi) la consolazione e la compassione tra pari
mantengono un filo multicolore tra i
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testi collegandosi nell’immaginazione dell’autore a oggetti concreti,
tangibili, reali, eppure trascendenti, come in Melograno; il bisogno
dell’altro, profondo, sincero, attraversa la raccolta per esplicitarsi alla
fine come un modo, o il modo, per riscoprirsi vivo (Suture) o
semplicemente per immaginare nuovi mondi (Occhi di pietra).
Nonostante il fitto rimando alla propria interiorità, come nei suoi
solitari dialoghi con il mondo intorno, a volte osservatore silenzioso
(Alberi) altre volte partecipe delle vicende umane (Alla luna), l’autore
non mette al centro un’unica persona, ma una molteplicità di sguardi,
di corpi, di elementi, visibili attraverso le illustrazioni e che
concorrono a mostrare al lettore una compartecipazione alle sue
stesse domande di senso.
Il libro ricorda a chi legge la potente carica emozionale che due
diverse espressioni d’arte possono offrire, se combinate
sapientemente. Pendolando tra forme, colori e versi, i significati
espressi dall’autore salgono in superficie, facendo comprendere o
intuire le ambientazioni da cui provengono, le stanze dell’anima da
cui sono stati pensati, scritti e disegnati.
Allo stesso tempo, parole e segni parlano al lettore come uno
specchio in cui osservarsi, leggersi e, forse, persino comprendersi,
come ogni genuina forma d’arte che scaturisce dalla saggezza di chi
parla non tanto per il voler dire qualcosa, piuttosto per l’avere
qualcosa da dire, citando Platone. Così i segni, in questa raccolta,
esprimono ciò che le parole non arrivano a comunicare e viceversa,
in maniera estremamente complementare, perché provenienti dalla
stessa mano, e allo stesso tempo piuttosto critica, andando a
specificare o ad amplificare il senso dietro ad ogni opera, poesia o
disegno.
Le illustrazioni sono necessarie a questo libro di poesie e forse lo
sono
in qualunque opera letteraria che voglia dialogare con tutti gli uomini
e le donne di oggi, raggiungendo diversi gradi di sensibilità e
inclinazioni personali. Per chi sa lasciarsi trasportare
dall’immaginazione, queste non sono un’aggiunta, ma un “magis”
che arricchisce e completa.
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