Ricordi del paradiso – Wayne W. Dyer

SINTESI DEL LIBRO:
Ecco alcuni dei miei passaggi preferiti di Un corso in miracoli:
Il ricordo di Dio affiora nella mente quieta. Non può tornare dove c’è conflitto, poiché una
mente in guerra con se stessa non ricorda l’eterna dolcezza [23, I, 1]. Ciò che tu ricordi
non è mai esistito [28, I, 9]. Lascia che tutta questa pazzia venga disfatta per te, e volgiti
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in pace al ricordo di Dio, che tuttora risplende nella tua mente serena [23, I, 8].
I
racconti di questo primo capitolo sono memorie di bambini e bambine piccoli che non
hanno ancora camminato abbastanza in questa valle terrena dominata dall’ego da far
entrare la propria mente in conflitto con se stessa. In sostanza tutti questi bambini, che
dimostrano di avere memoria di un’esistenza precedente la loro nascita, hanno una mente
quieta. Una mente libera dal dubbio, perché il dubbio conduce al conflitto tra ciò che
sentono dentro di sé e ciò che viene loro insegnato da troppi adulti (i quali a loro volta
hanno dimenticato l’eterna dolcezza che un tempo ha riempito le loro menti quiete).
Una mente quieta è disposta a esprimere la verità che sente dentro di sé. È una mente
che non è stata ancora condizionata e costretta ad accettare una realtà impostale dagli
adulti o dalle istituzioni culturali e religiose, sebbene con le migliori intenzioni. Tutte le
testimonianze presentate in questo capitolo sono parole pronunciate da bambini che
sembrano avere una conoscenza diretta della loro esistenza precedente il loro arrivo in
forma corporea in questo luogo che noi chiamiamo «realtà».
Le testimonianze che leggerete sono solo un campione delle migliaia che ci sono
pervenute da tutto il mondo. Ho una mente quieta che, ovviamente, ha dimenticato molto
della mia vita prima di nascere, ma che allo stesso tempo è aperta a tutto, una mente che
non riesce a concepire del tutto l’idea di infinito, ma che è disposta a credere che in un
universo infinito non ci sia un inizio né una fine. Infinito significa eterno e dunque ci deve
essere qualcosa di inesplicabile intorno e dentro di noi che è senza inizio e senza fine.
Ovviamente non mi riferisco alla nostra incarnazione fisica, ma a quello spazio informe
interiore che, non essendo mai nato, non può morire.
Qui in questo mondo i bambini sono avvantaggiati. Pronunciano la verità e richiamano i
loro ricordi senza curarsi di ciò che può pensare il prossimo. Mia figlia Serena, ad esempio,
quando era bambina, era solita, durante il sonno, parlare e conversare in una lingua ignota
a tutti noi. Esprimeva i ricordi delle sue vite precedenti e in un’occasione, rendendosi
comprensibile, disse a mia moglie: «Non sei la mia vera madre. Io ho già una madre e non
sei tu».
Mentre leggerete queste storie vi suggerisco di mettere in pratica un’indicazione che ho
imparato da uno studioso indiano del X secolo, Tilopa: «Abbiate una mente aperta a tutto e
legata a nulla». Permettete a voi stessi di volgervi in pace e serenità alla memoria di Dio
che, forse, riluce ancora nella vostra mente quieta.
Uno dei momenti più profondi e sconvolgenti che abbia mai
sperimentato in vita mia fu quando mio figlio maggiore aveva otto
anni.
Sean era sempre stato un bambino sensibile, con quei suoi
occhioni, un cuore grande come il sole e un sorriso che illuminava la
stanza. Ero sempre stata una madre affettuosa e premurosa, che
cercava di soddisfare ogni sua necessità fisica, ma ho sempre
sentito la mancanza di un legame più stretto, di una connessione più
intensa che non sapevo come ottenere. Allora non possedevo la
consapevolezza spirituale per definire questo pensiero; sapevo solo
che anche Sean avvertiva la stessa mancanza. Provai a
compensare prendendomi cura di lui e ricoprendolo di affetto, ma mi
resi conto che ero eccessivamente oppressiva e, in qualche modo,
arrabbiata. Non volevo essere così, ma quell’impulso sembrava
vivere di vita propria.
Un giorno in particolare questo mio atteggiamento fu talmente
esagerato che appena ebbi messo Sean a letto lui iniziò a piangere
disperato. Gli chiesi con il massimo tatto che cosa avesse e lui
rispose che rivoleva sua madre in Paradiso. Gli chiesi subito
spiegazioni e lui mi disse che avrebbe solamente voluto essere in
cielo con sua madre perché qui non riusciva a stare. Iniziai a
preoccuparmi e mi spaventai, tuttavia gli chiesi, sempre molto
pacatamente, cosa gli mancasse di sua madre lassù che io non
potevo dargli. Rispose: «Puro amore».
Mi si sciolse il cuore vedendo mio figlio desiderare qualcosa che
meritava, e non ebbi dubbio alcuno che mi avesse parlato
sinceramente. Continuammo a parlare e mi spiegò che sua madre in
cielo, insieme a Dio, gli aveva consigliato di scegliere me come
madre terrena e che ricordava di essere stato dentro di me e che era
molto buio.
Chiesi allora a Sean se ricordava le fattezze di Dio e lui lo
descrisse come un ente fatto di luce bianca e pieno di amore. Capii
all’istante che Sean stava facendo a me, e a se stesso, un regalo: il
ricordo di un bambino piccolo che desidera «amore puro» dalla
madre! Capii anche che mi aveva scelto per aiutarmi a esprimere
amore puro affinché lui potesse riceverlo da me, la sua madre
attuale. Quel giorno iniziò il mio percorso di risveglio della Madre
Divina dentro di me.
Robin Lisa Haywood – Union, Kentucky, USA
A due anni mia figlia Sarenna era già molto loquace. Mi guardava
negli occhi ed esprimeva la felicità di essere con me e quanto le
fossi mancata mentre era in attesa di giungere qui sulla Terra per
stare con me. Mi raccontava di come mi avesse osservato dall’Oltre,
sempre più emozionata mentre si avvicinava il momento del suo
arrivo. Quando ci penso mi manca ancora il fiato.
Sarenna era una bambina molto tranquilla e alla mano (e lo è
tuttora). Raramente l’ho vista turbata nel corso degli anni, ma le rare
occasioni in cui è successo ha sempre pianto dicendo di voler
«tornare a casa». Il più delle volte è capitato quando eravamo a
casa e dunque le chiedevo spiegazioni. Lei replicava che voleva
tornare nel luogo in cui aveva vissuto prima di vivere questa vita:
chiamava il Paradiso «casa». Ricordo che allora la abbracciavo forte
e le dicevo che andava tutto bene, che ero lì con lei. È una
ragazzina così dolce e saggia! Mi sento molto fortunata e orgogliosa
di essere qui con lei.
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