Renuntio vobis – Sergio Claudio Perroni

SINTESI DEL LIBRO:
L’Ospite si è accostato al Vecchio seduto al pianoforte. Gli sta di
fronte accarezzando la clessidra d’oro e vetro sulla ribalta di legno
lucido, si china a osservare il suo viso, seminascosto dall’ala
sollevata dello strumento.
“Perché quest’aria a itta se non sei malato?”1
Il Vecchio fa scivolare le dita sui tasti lasciandoli muti, muove le
labbra lasciandole in silenzio. Poi alza il viso e lo sguardo
sull’Ospite.
“Perché sono pieno di cose da dire, mi preme lo spirito che è
dentro di me.”2
“Infatti, ti vedo amareggiato e pieno di risentimento.”3
“Preferirei essere so ocato e morire, piuttosto che avere queste
pene.4 Sono nauseato della mia vita: voglio dar libero sfogo ai miei
lamenti, parlare nell’amarezza del mio cuore.”5
“Su, racconta! Come sono andate le cose?”6
“Ah, se si scrivessero le mie parole…” La voce del Vecchio stride
come un canto di gallo. “…se con stilo di ferro e di piombo fossero
scolpite per sempre nella roccia!”
Il saio zuppo ha lasciato un sentiero di gocce sul pavimento, una
scia che sul mosaico azzurro al centro della sala luccica vermiglia,
come una semina di sangue nel duello tra angeli e demoni che vi è
ra gurato.7 L’Ospite si volta verso la battaglia e a erra la seggiola
che la delimita, la accosta al pianoforte e vi siede come a una
tavola.
“Sia la tua lingua come la penna d’un veloce scrittore. Nessuna delle
tue parole andrà a vuoto.”8
“Per lungo tempo ho taciuto, ho fatto silenzio, mi sono contenuto;
ora griderò come una partoriente, sospirerò e sbu erò insieme.”9
L’Ospite annuisce, con una mano scosta adagio la clessidra come
per far spazio alla propria attenzione; poi, con gesto rapido, la
capovolge.10
“Scrivi la tua visione, fanne parole incise, agile racconto.”
Nel suo mondo improvvisamente rovesciato, la sabbia inizia a
scorrere di vetro in vetro insieme al racconto del Vecchio.11
“L’anima mia era in mezzo a leoni; dimoravo tra gente che
vomitava amme, in mezzo a uomini dai denti come lance e saette,
con la lingua come una spada a lata.12 Ministri del Signore che
profanano le cose sante, non fanno distinzione fra il sacro e il
profano. A ondavo nella melma senza trovare sostegno; sono giunto
in acque profonde, e la corrente mi sommergeva.13 Chiamavo e
nessuno rispondeva, parlavo e nessuno ascoltava.14 Ho cercato
conforto, ma invano; consolatori, ma non ne ho trovati.15 Anzi, mi
hanno dato ele per cibo e aceto per dissetarmi. Avevo reso forti le
loro braccia, ma essi tramavano contro di me.16 Terrore,
trabocchetto e tranello incombevano sul mio capo.17 Mi hanno reso
male in cambio di bene e odio in cambio del mio amore.”18
“La tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù collaudata e
la virtù collaudata la speranza…” Negli occhi dell’Ospite guizzano
schegge di luce.19 “Tu parli di questi uomini quasi fossero pesci del
mare, rettili che non hanno padrone!”20
“La loro voce è come di serpente che fugge.21 Sono sobillatori
pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro
bocca proferisce parole orgogliose, adulano il prossimo per motivi
d’interesse.22 Tutti loro hanno traviato, tutti sono corrotti, non v’è
alcuno che faccia il bene, neppure uno: tutti badano ai propri
interessi e non a quelli di Cristo Gesù.”23, 24
“Sono dunque privi di conoscenza questi malfattori, che mangiano il
popolo come mangiano il pane, e non invocano Dio?”25
“Professano di conoscere Dio, ma con le loro azioni lo negano.26
Si preoccupano di pulire l’esterno della coppa e del piatto ma
all’interno sono pieni di rapina e malvagità.27”
“Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche
l’interno?”28
“Commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di
ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di
delitto, di rivalità, di frodi, di rancore…”29
“Di amatori, maldicenti, nemici di Dio…” L’Ospite alimenta le
parole del Vecchio con quelle che sembrano mancargli. “Oltraggiosi,
superbi, millantatori, ingegnosi del male…”30
“Privi di senno, privi di lealtà, privi di cuore, privi di
misericordia: hanno fatto della menzogna un rifugio e della falsità
una tana.”31, 32
“Si illudono di restar nascosti con i loro peccati segreti!”33
“Non si contano, perché si moltiplicano più che locuste.”34 I gesti
del Vecchio guidano la sua voce con vocaboli d’aria.35 “Come bestie
irragionevoli, stimano delizia il piacere di un giorno: non cessano di
saziarsi di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto
alla cupidigia, sono gli di maledizione.”
“Onde selvagge che schiumano le loro brutture, fonti senz’acqua,
nuvole sospinte dal vento…”36 L’Ospite rincara il racconto del Vecchio
con i tratti che sembrano mancargli. “A loro è riservata l’oscurità delle
tenebre.”37
“Inebriati dall’approvazione di chi ignora il bene, si lusingano di
sfuggire alla giustizia di Dio che tutto vede.”38
“Avviene spesso a molti costituiti in autorità, che indegnamente
esercitano il potere: lo scellerato viene chiamato nobile, l’impostore passa
per gentiluomo.”39, 40
“Tramano insidie per no contro i loro stessi benefattori.”41 Il
Vecchio si sporge verso l’Ospite, a la la voce in un bisbiglio di
segretezza.42 “Sta’ in guardia quando uno ti consiglia, ché non lo
faccia a proprio vantaggio. Ti dirà: «La via che hai scelto è buona» e
poi si terrà in disparte lasciandoti solo.”
“Dunque gli uomini di tua ducia ti hanno irretito e hanno
appro ttato di te; i tuoi piedi sono sprofondati nella melma ed essi ti
hanno voltato le spalle.”43
“Un branco di cani mi circondava, mi assediava una banda di
malvagi.44 Avevano teso una rete sui miei passi, mi avevano
piegato, avevano scavato una fossa tutt’intorno a me.”45
Il
Vecchio china il capo sulle proprie parole, tace come per
assecondare in quelle dell’Ospite una nuova eco di favore.46 Ma
nella sala si sente solo il suo a anno sottile, o forse è il sibilo della
sabbia che lascia in fretta un’ampolla per rifugiarsi nell’altra. Il suo
ato riprende voce.
“La vita mi era dinanzi come sospesa a un lo.47 Al mattino
dicevo: «Fosse sera!», e alla sera dicevo: «Fosse mattino!», a causa
dell’angoscia che mi invadeva il cuore e delle cose che i miei occhi
vedevano.”
L’Ospite si è allontanato dal pianoforte, indugia davanti
all’acquasantiera di pietra accanto alla nestra, ne scruta le gure in
rilievo lungo il bordo arrotondato.48
“Quanto stretta è la porta e angusta è la via che conduce alla vita!”
Ha parlato voltando appena il capo verso il Vecchio, e il suo
sorriso si è perso contro una spalla; eppure quel sorriso sembra a un
tratto contagiare ogni gura nella sala, ogni bocca tutt’attorno.49
Sorride sul frontone della nestra il Creatore nel suo triplo volto di
fanciullo, di vecchio, di colomba. Sorride il Cristo disegnato dalle
amme di rovo sul telero della parete a oriente; sorride Eva mentre
allatta Caino nell’arazzo della parete a occidente. Per no i
tormentati sembrano sorridere: pare una smor a di scherno quella
del pellicano intrappolato nella rete di marmo, che si dibatte
accanto all’acquasantiera quasi volesse raggiungerla per dissetarsi; e
paiono digrignati per be a e non per strazio i denti che balenano
sulla testa mozza di Oloferne, dipinta sulla porticina accanto
all’arazzo.
L’unico volto che non sorrida è quello del Vecchio, non c’è sorriso
nelle parole del suo racconto.
“Mi è piombato addosso lo spavento, si è dissipata come il vento
la mia pace, si è dileguata come nube la mia felicità.50 Come lo
schiavo aspira all’ombra e come il mercenario aspetta il salario, così
a me sono toccati in sorte mesi d’illusione, e notti d’a anno mi sono
state assegnate.”
“Se da Dio accettiamo il bene…”51 – la voce dell’Ospite sembra
vinta da un dilemma – “…perché non dovremmo accettare anche il
male?”
“Come potevo portare io da solo il loro carico, il loro peso, le loro
liti?” Le labbra del Vecchio fremono nel dispetto del ricordo.52, 53 “I
miei giorni si dissolvevano in fumo e le mie ossa si consumavano
come braci.54, 55 Mi nutrivo di cenere come fosse pane e mescolavo
lacrime alle mie bevande.56 Pensavo: «Oh avess’io delle ali come la
colomba! me ne volerei via, e troverei riposo. Ecco, fuggirei lontano,
andrei a dimorare in un luogo solitario!». La disperazione ha invaso
il mio cuore pensando a tutta la fatica che avevo fatto. Allora ho
detto: «Siano pochi i miei giorni: il mio posto lo prenda un
altro».”57, 58
Chiude con forza il coperchio del pianoforte, si alza quasi sospinto
dal chiasso cupo del legno, si a retta verso la nestra come per la
frenesia di guardare altrove.59
“Ora osserverò tranquillo dalla mia dimora, come il calore sereno
alla luce del sole, come una nube di rugiada al calore della
mietitura.60 Mi nasconderò al riparo del volto del Signore, lontano
dagli intrighi degli uomini; mi metterò al sicuro nella mia tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.”
Si è accostato al vetro, guarda sotto di sé la scogliera, il tumulto
delle onde, lo svanire distante del mare.61
“Farò brillare la dottrina come l’aurora, la farò splendere molto
lontano. E onderò l’insegnamento come profezia, lo trasmetterò alle
generazioni future.”
“Non fare vanto del domani, perché non sai neppure cosa genera
l’oggi.
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