Neurobranding – Il neuromarketing nell’advertising e nelle strategie di brand per i marketer – Mariano Diotto

SINTESI DEL LIBRO:
Le neuroscienze (o neurobiologia) sono l’insieme degli studi
scientificamente condotti sul sistema nervoso. Essendo
considerate un ramo della biologia, le neuroscienze includono
competenze provenienti da altri ambiti di ricerca e applicazioni
quali la fisica, la chimica, la statistica, e collaborano anche con
materie quali le scienze cognitive, l’informatica, la psicologia, la
sociologia, la semiotica, la linguistica, la comunicazione, il
marketing, l’ingegneria e la filosofia.
Tutti questi approcci evidentemente differiscono l’un l’altro ma hanno
alla base lo studio del cervello e le modalità attraverso le quali suoni,
parole e immagini vengono codificati e decodificati all’interno dei
messaggi che riceviamo.
Oggi possiamo usare tecniche di neuroimaging funzionale
(functional neuroimaging), che consistono nell’utilizzo di tecnologie
in grado di misurare il metabolismo cerebrale, al fine di analizzare,
apprendere e studiare la relazione tra l’attività esistente in
determinate aree e le correlate specifiche funzioni cerebrali.
Queste tecniche, infatti, ci permettono di comprendere quale parte
del nostro cervello si attiva quando riceviamo un messaggio, quando
vediamo un’immagine, quando udiamo un suono. E, soprattutto,
sono in grado di spiegarci perché ciò avviene.
Lo studio del sistema nervoso è molto antico e possiamo datarlo
al periodo del Neolitico. Attestazioni sicure a livello scientifico
certificano che dal 3900 a.C. nell’Antico Egitto avvenivano
trapanazioni, pratiche chirurgiche della foratura o della raschiatura di
un foro nel cranio per curare il mal di testa o i disturbi mentali.
Gli studi moderni sul cervello, invece, sono più recenti e diventano
più sofisticati dopo l’invenzione del microscopio e lo sviluppo di una
procedura di colorazione con sale cromato d’argento da parte dello
scienziato e medico italiano Bartolomeo Camillo Emilio Golgi (1843
1926), verso la fine dell’Ottocento.
Lo studio scientifico del sistema nervoso ha subito una svolta
significativa nel corso della seconda metà del XX secolo, grazie ai
progressi della biologia molecolare, dell’elettrofisiologia e delle
neuroscienze computazionali. Questo ha permesso di conoscere e
di studiare il sistema nervoso in tutti i suoi aspetti: com’è strutturato,
come funziona, come si sviluppa, il suo cattivo funzionamento, e
come quest’ultimo possa essere modificato.
Il cervello
Il cervello è l’organo deputato al controllo e alla regolazione
delle funzioni del nostro corpo. Esso è composto da miliardi di
cellule nervose che rispondono a diversi stimoli inviati dal
nostro organismo e dall’ambiente esterno.
Sul cervello sono stati scritti numerosi libri ma in questa sede ci
limiteremo a descrivere gli aspetti che possono essere utilizzati per
spiegare le teorie sull’attività mentale e come queste possano
essere utilizzate per creare una strategia efficace di branding e di
marketing.
Le funzioni cognitive non sono tutte svolte da una singola area
cerebrale, piuttosto vi sono sistemi di aree cerebrali diversi che
lavorano contemporaneamente per permettere all’uomo di eseguire
compiti specifici, anche se ognuno di questi mantiene una sua
specifica funzione.
Il
cervello si suddivide in tre aree: il tronco encefalico, il
cervelletto e il cervello propriamente detto.
Il tronco encefalico è la parte rintracciabile alla base del cervello
e controlla le funzioni vitali quali il ritmo cardiaco, la digestione, la
respirazione e la pressione arteriosa. Costituisce il ponte di
comunicazione tra il cervello e il resto del corpo, attraverso il midollo
spinale.
Il
cervelletto è l’organo che ha il ruolo di coordinare tutti i
processi motori del nostro corpo, come mantenere l’equilibrio e la
postura. È responsabile della precisione e del tempismo di tutti i
nostri movimenti.
Il cervello sicuramente è la parte più importante e significativa
perché legato ai sensi, alle emozioni, ai ricordi e alle reazioni. È il
centro direzionale del nostro corpo, l’organo che riceve tutti gli
stimoli esterni e interni, con il compito di tradurli in risposte.
Vi sono altre due strutture importanti che compongono il cervello:
il sistema limbico e la corteccia cerebrale.
Il sistema limbico ha l’incombenza di elaborare le emozioni. Al
suo interno si trova una struttura chiamata amigdala, la quale
controlla, elabora e immagazzina tutte le nostre reazioni emotive.
La corteccia cerebrale è costituita da uno strato laminare e
sottile. Si divide a sua volta in due emisferi cerebrali, quello destro e
quello sinistro, i quali a loro volta si dividono in quattro lobi.
I due emisferi cerebrali sono per certi versi asimmetrici e differiscono
per le funzioni che compiono (Figura 1.1).
Figura 1.1 – I due emisferi cerebrali.
L’emisfero cerebrale sinistro è predominante in quasi tutti gli
individui ed è strettamente legato all’ambito verbale. Se si verificano
lesioni in quest’area, la persona avrà grandi difficoltà a scrivere e a
parlare, oltre ad avere gravi complicazioni nell’esprimersi e nel
comprendere il linguaggio. Le ulteriori funzioni di questo emisfero
sono la capacità di analisi, i ragionamenti logici, i pensieri razionali,
la risoluzione di problemi numerici.
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In sintesi, l’emisfero cerebrale sinistro è responsabile di:
comunicazione verbale;
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elaborazione verbale simbolica dell’emozione;
elaborazione analitica delle immagini;
esecuzione di sequenze motorie complesse;
percezione dei suoni ad alta frequenza;
elaborazione delle informazioni con alta sequenza temporale;
esecuzione di sequenze motorie apprese volontariamente;
elaborazione e memorizzazione di modelli.
L’emisfero cerebrale destro è invece connesso al campo
dell’espressione visiva e non verbale, come, per esempio,
l’intuizione e il riconoscimento di volti, voci e melodie. In quest’area i
pensieri, i concetti e i ricordi si rivelano attraverso le immagini.
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In sintesi, l’emisfero cerebrale destro è responsabile di:
comunicazione non verbale (gesti ed espressioni);
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capacità
visuo-spaziali:
percezione
della
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profondità,
localizzazione spaziale, identificazione di figure geometriche
complesse;
conoscenza spaziale del proprio corpo e del suo inserimento
nell’ambiente;
percezione ed elaborazione globale delle immagini;
percezione della tonalità e modulazione della voce;
percezione dei suoni a bassa frequenza;
discriminazione dell’espressione del viso;
elaborazione delle informazioni con bassa frequenza
temporale;
apprendimento associativo non cosciente.
La preferenza della mano nella scrittura ci indica il criterio per
definire la predominanza dell’emisfero in ogni persona. Quindi i
soggetti che scrivono con la mano destra avranno l’emisfero sinistro
come dominante per il controllo motorio. Nel 90% degli individui,
l’emisfero sinistro è dominante per le funzioni linguistiche; nel 7,5%
della popolazione, l’emisfero dominante è il destro; nel 2,5%, i due
emisferi sono tra loro equivalenti.
Ogni emisfero è a sua volta diviso in quattro aree o lobi: lobi
frontali, lobi parietali, lobi temporali e lobi occipitali (Figura 1.2).
Figura 1.2 – I lobi del cervello.
I lobi frontali sono la sede dell’elaborazione del pensiero cosciente
ed è lì che vengono risolti i dubbi e le incertezze.
lobi
Ai lobi parietali spetta il compito di elaborare la percezione degli
stimoli relativi al tatto, alla pressione, alla temperatura e al dolore.
I
temporali si occupano della percezione e del
riconoscimento degli stimoli uditivi e di quelli legati alla memoria.
Ai lobi occipitali è affidata la decodifica degli stimoli visivi.
Questa suddivisione classica è stata integrata dal neuroscienziato
cognitivo Stephen Michael Kosslyn, professore all’Università di
Harvard, e dallo sceneggiatore G. Wayne Miller, con le ricerche
contenute nel loro libro intitolato Cervello alto e cervello basso:
rivelazioni sorprendenti su come pensiamo.1 Kosslyn è uno dei
neurobiologi cognitivi più importanti degli ultimi anni, diventato
famoso soprattutto per le sue ricerche sulla formazione delle
immagini mentali a occhi chiusi e la loro sbalorditiva somiglianza con
la reale visione dell’uomo, non solo dal punto di vista cognitivo, ma
anche per l’attivazione di identiche regioni cerebrali in entrambi i
casi. Infatti, secondo i suoi studi, il sistema cerebrale superiore
(cervello alto) utilizza informazioni contestuali ed emotive per
pianificare, mentre il sistema cerebrale inferiore (cervello basso)
pensa attraverso le conseguenze delle azioni, utilizzando
informazioni sensoriali e ricordi del cervello.
Kosslyn e Miller arrivano così a definire quella che chiamano
Teoria delle modalità cognitive: un modello diverso da quello
precedentemente illustrato (emisfero destro ed emisfero sinistro)
perché vede il cervello come un sistema integrato dove le diverse
parti interagiscono. Sono arrivati, infatti, a indentificare nel cervello
aree che compiono azioni diverse, e il loro relativo sviluppo
determina gran parte di ciò che pensiamo e sentiamo. Sulla base di
indagini di neuroimaging, hanno dimostrato che il grado di
attivazione delle immagini in parti distinte del cervello prevede la
capacità di una persona di svolgere determinati compiti.
La Teoria delle modalità cognitive prevede che, a seconda di
quali parti del cervello siano più o meno attive in ciascuno di
noi, si determinano quattro modalità principali di pensiero e di
azione: le modalità dinamica, percettiva, stimolativa e adattiva.
Conoscere queste quattro modalità diventa fondamentale per un
comunicatore, in quanto ognuno di questi modelli prevede di porre in
essere messaggi, percezioni, emozioni, modalità e stimoli
diversificati per ottenere lo stesso effetto.
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