Nord – Louis-Ferdinand Celine

SINTESI DEL LIBRO:
Oh, sí, mi dico, fra poco sarà tutto finito... auf!... abbiamo visto
abbastanza... a sessantacinque anni e passa davvero che ti può
fregare della piú peggio arcibomba H?... Z?... Y?... aria fritta!...
briciole!... solo orribile il sentimento di aver perduto cosí tutto il
proprio tempo e che megatoni di sforzi per sta dannata mostruosa
orda di alcolosi checche lacchè... vacca miseria, signora!... «venda i
suoi rancori e stia zitto!» caspita, ci sto!... mi piacerebbe, ma a chi?...
i compratori mi fanno il grugno, pare... gli piacciono e comprano solo
gli autori fatti quasi come loro, con giusto in piú il piccolo bordo a
colore...
capo-ruffiano,
capo-nettaculo,
leccacoso,
evasioni,
acquasantiere, pali, bidè, ghigliottine, imballi... che il lettore ci si
ritrovi, si senta simile, fratello, molto comprensivo, pronto a tutto...– La pianti!... in galera c’era già il dieci per cento di «volontari», lei
è del mucchio!
Uno può benissimo non votare mai e avere lo stesso la propria
opinione... e anche piú d’una... privilegio dell’età... a un dato
momento, non leggi piú gli articoli... solo la pubblicità... ti dice tutto...
e la «rubrica di necrologi»... sai quel che la gente desidera... e sai
che sono morti... basta!... tutto il resto, blablabla, sinistra, centro o
destra!... «Casse di tolleranza» come una volta le «case»... per tutti i
gusti... le piccole manie e le grosse...
Li vedi stendere il piattello per i poveri rifugiati smirnoti, bulgaro
bastavi, afro-polacchi, tutti da far ben pietà, ma merda, e tu? tu non
esisti piú!... ancora non te ne sei reso conto?... cancellato...
La classe del ’94 ha fatto il suo tempo, d’accordo... eppure voglio
dirvi una bella cosa... cent’anni avanti Gesú Cristo che bisognava
nascere... tutto quello che raccontiamo noi annoia!... le opere di
teatro, uguale sbadiglio! e i cine e la tele... calamità! che cos’è che
vogliono populo e l’élite? il Circo!... esecuzioni sgocciolanti!... rantoli
veri, torture, trippe riempilarena!... mica piú mezzecalze di seta, false
tette, sospiri e mustacchi, Romei, Camelie, Cornuti... no!... una
Stalingrado!... carrettate di teste mozze! eroi col cazzo in bocca!
tornarsene a casa dai gran festival con una carriola piena d’occhi...
mica piú programmini taglio in oro! roba seria, sanguinolenta... basta
coi trucchi pancrazi «ripetuti», niente!... il Circo farà chiudere tutti i
teatri... farà furore la moda dimenticata... gli anni trecento prima di
Gesú! «ma insomma, insomma!» dàgli con sto romanzo! vengo
subito!... l’abito da sera è di rigore? ma no! no! «la vivisezione dei
feriti»!... ecco, tant’arte, secoli di sedicenti capolavori per niente!
bufale! crimini!
– Allora, lei sarebbe un cronista?– Né piú né meno!...– Senza alcun imbarazzo?...– Non mi provochi, ci arrivo ancora, signora von Dopf...– Le assicuro, signor Céline, se mio marito fosse vissuto non
avremmo mai avuto un Hitler... quell’uomo-catastrofe!... l’intelligenza
senza volontà non porta a niente, non è cosí?... ma la volontà senza
intelligenza?... catastrofe!... ecco Hitler!... non la pensa anche lei
cosí signor Céline?...– Ma certo, signora, certo!...
Dio sa s’erano gollisti, antihitleriani sino al midollo gli ospiti del
Simplon, Baden-Baden... s’erano maturi per gli Alleati!... croce di
Lorena in cuore, negli occhi, sulla lingua... e mica povera gente
disgraziata, stravolti bottegai pidocchiosi... no!... tutta gente abituata
al
gran lusso, alla super-categoria... due tre cameriere per
appartamento, balcone elioterapico sulla Lichtenthalallée... sulle rive
dell’Oos, sto ruscelletto dallo sciacquio cosí squisito, fiancheggiato
da ogni specie di alberi rari... il sito della piú perfetta raffinatezza...
salici piangenti dalle chiome d’argento, a filo dell’acqua, su venti...
trenta metri... giardinaggio tirato a lucido di tre secoli... il Simplon
accettava clienti solo le famiglie veramente bene, ex principi regnanti
o magnati della Ruhr... di quei padroni delle ferriere con cento,
duecentomila operai... qui dove vi parlo, luglio ’44, ancora
vettovagliati alla perfezione e con una puntualità... loro e la servitú...
burro, uova, caviale, marmellata, salmone, cognac, gran Mum... con
lanci di pacchi viveri paracadutati su Vienna... diretto, da Rostov,
Tunisi, Epernay, da Londra... le guerre che infuriano su sette fronti e
su tutti i mari non impediscono il caviale... il supermacello, bomba Z,
lanciapietre o ammazzamosche, avrà sempre un occhio di riguardo
per le Delikatessen delle tavole chic... Campa cavallo che vedi
Krukruscev nutrirsi di «manzotin»! Nixon alla sbobba, Millamac alla
carota cruda... le gran tavole sono «Ragion di Stato»... Il Simplon lo
era con tutto il necessario... assassini a ogni piano rivestiti da
sguatteri a volteggiare la composta al maraschino... quanto alla
grana... potevate immaginare se sta gente la faceva franca... che la
«Borsa del marco» per dieci, quindici milioni a botta, su una carta,
sollazzava clienti e galuppi... una fretta di sbarazzarsi di sta moneta
da farsa!... comprare con qualsiasi cosa! ma veniva da dove la
Mercanzia? da un passo!... dalla Svizzera... e di là dall’Oriente, dal
Marocco... e a che prezzi!... in marchi, a carrettate!... bene... molto
bene... e poi ci voleva un bazar!... fu attrezzato un intero piano del
Simplon... coi suoi mercanti autentici, ricciuti, impomatati, color
bistro, cautelosi ad hoc... amabilità da giaguaro, sorrisi di zanne,
cugini di Nasser, Laval, Mendès, Yousef... «avanti! avanti! bella
gente!» avreste dovuto vedere i magnati lo sbarello di valute che
snocciolavano!... il bazar Simplon tutto un fermento! il vero del vero
dal fondo della ribongia! un Bukara: cinque chili di «Schlacht Bank»
a peso!... sbolognato!... domani vedrete gli stessi, attruppati in bazar
al Cremlino, Russia, alla Casa Bianca, Usa, un’altra guerra pari
pari!... dieci, venti Hiroshima al giorno, piú conflagrazione di cosí,
terribili boati, tutto qui!... benignità, smancerie, strusci atroci... ma
tutto purché Mercurio ci trovi il suo tornaconto!... è l’essenziale!...
vada come vada, nelle galere russe, a Buchenwald o nei «peggio
ergastoli», o sotto le ceneri atomiche Mercurio non manca mai! col
suo tempietto?... potete stare tranquilli!... la vita continua... Idem
Nasser col suo canale!... e marmellate!... e il vero storione di
Rostov!... purché l’ultimo paracadute che resta non si prenda il gusto
di lasciar cadere pochi scherzi, qualcosa d’altro che una cassa di
Chianti di quel buono, con in piú coppe, specchi ugnati, «autentici
veneziani» il meglio del meglio!... combinazioni intime nylon, «tipo
Valenciennes»!... tutto sulla tavola delle dame «Kommissar»! un po’
alla rinfusa, idoli profumati, smagate dalle torture, sbadiglianti alle
forche... pensate un po’ alle camicette «ratafià-nylon», ultimo
paracadute!... non fatevelo ripetere! e piantatela un momento con
tutti sti aggeggi carogna da polverizzare cinque province! da
scaraventare neutroni cosí potenti che non resta piú traccia della
«Gare Saint-Lazare»! neppure un bullone di locomotiva!... basta con
le vostre stramberie!
Vi assicuro che a Baden-Baden, Simplon Hotel, c’era tutto
l’occorrente per agganciare!... non solo gente dei Konzern della Ruhr
i
fronti,
e banche Centro-Europa - Balcani, anche generali feriti, un po’ da
tutti
specie alla tavola del ministro Schlemann,
rappresentante della Cancelleria... tutta sta gente non si privava di
niente vi giuro... cibi raffinati e di quei complotti, trame e orari!... mi
direte che invento... nient’affatto!... fedele!... cronista fedele!...
bisognava esserci è vero... le circostanze! roba non da tutti... la fine
dei pasti congestionata da cosciotti, da pesanti segreti, dal
Bourgogne... menú irresistibili... squisitezze dal principio alla fine,
dagli antipasti... alle fragole alla panna... melbà... liquorino?...
ancora?... un po’ meno?... scorza di limone?... e tutto sto personale
di servizio, cosí premuroso, tutt’occhi e tutt’orecchi, esitazioni, ja, e
sospiri... tutto il fior fiore delle reti, piccí, fifí 1
,
geheimdienst,
Wilhelmstrasse, tutti frutti... tutte le mangiatoie... abili pronti a servire
quattro «micro» alla volta come a esibire fagiani, aragosta in doppia
salsa e sedano, con la stessa mano! contemporaneamente! a dodici
commensali... agilità, silenzio, precisione!... molti avevano servito
Pétain e al Ritz a Parigi Göring... e mica solo l’Hermann! tutti gli alti
papaveri nazisti e la baronessa Rothschild... per gli sfigati,
sbrillentati, falliti, tutte-balle razziste, l’élite è sempre l’élite, non
importa come! né dove! se li godano gli altri i meeting e la merda!
mozioni, baccagliamenti, pugni levati, pugni giú, pollici verso, in
ginocchio, stesi a terra, ai cagatoi la gentaglia!... un ruffiano della
Casa Bianca, del Cremlino, di Vichy, o del Simplon ci ha un modo di
passar gli antipasti che non ti puoi sbagliare... il «poveraccio di
base» sia cavolrosso o cavolfiore, «broscia» o tuttocasa ci avrà
sempre la scoreggia ordinaria, deprimente... anche al beaujolais o
alla vodka!... tutt’altre digestioni: Windsor, il Cremlino, l’Eliseo!...
cosa chiede l’Humà, l’intelligencija dei dannati?... il suo sogno, la
sua aspirazione?... aver le stesse scoregge di Krukruscev o
Picasso!... essere dannato uguale!... mica facile!... stile, tradizioni,
spesse moquette, piatti senza rumore!... olà, cafoni!– Vuole la prego, sto brodino alle punte d’asparagi?... piú legato!...– Mille grazie, Altezza!
E via!... idem col rombo!... avete neanche da dirlo due volte!...
Beninteso la Bibici, Brazzaville e la Chaux-de-Fonds erano
informate prima di noi delle piú piccole variazioni di umore, dei piú
minimi glu glu di bidè... potevi sentire ora per ora tutti gli altoparlanti
dei corridoi suonare tutte le stazioni del mondo e tutte le notizie del
Simplon... venire a sapere da Trebisonda quel che succedeva nella
camera accanto... i nuovi arrivati e le partenze... perdio! la cosa non
imbarazzava nessuno!... la gran chiavica, tutto un cinturone, «pieni
poteri» Legationsrat Hans Schulze pensava solo a tagliar la corda...
tutti i suoi pensieri, salvezza!... beni e famiglia, in Baviera orientale...
e per noi, nessun dubbio, lo scannatoio!... certo che ci aveva la sua
«rete»!... che tutti i lacchè, cucine corridoi, e maggiordomi, gli
andavano a dire proprio tutto... ora per ora... tutto quel che
succedeva nei gabbi, baccarà, ammucchiate, coca... per le malattie,
ero io... rapporto pure tutte le mattine!... è un fatto, nessuno oserà
pretendere che c’era qualcosa di nascosto al Simplon Hotel... ve l’ho
detto nel libro precedente a proposito di Sigmaringen, a un dato
momento, purché le «informazioni» filino, s’imberlocchino per
benino, facciano massa... tutto gira!... la può andare pari pari cosí
dei secoli! esempio, Roma, Ninive, Bisanzio, Babilonia... e piú vicino
a noi i Soviet... c’è da scommettere che possiamo durare due tremila
anni, Soviet e noi, da processi-spionaggio in balletti rosa, da corride
interpol in purghe al sangue... ridiscorsi e rielezioni! Urrà! che la
pitecantropia goda e forte!... mica usciti dalle caverne per niente!...
sparlamenti, pedinature, microfilm, e vita d’abbondanza! raffinerie
d’agape e braghetta!... il nostro, Legationsrat Schulze non chiedeva
altro... informazioni e la vita da principe!... l’ho curato io, lui e la sua
famiglia, occupava coi suoi uffici, le governanti e i bambini, tutta
«l’ala al sole» dell’albergo... non poteva desiderar di meglio!... ma sí
invece!... colpa della cucina!... non contento del tutto!... gli
sbagliavano le bouillabaisse!... ciò non toglie che ce la mettevano
tutta... eppure... eppure lo facevano apposta! lo sa dio! a Schulze il
fine conoscitore, dieci anni console a Marsiglia, portargli su simili
buiacche! sabotaggio!
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