Non sei mai stato a Firenze se – Wikipedro

SINTESI DEL LIBRO:
1. Ponte alla Carraia
2. Casa alla Rovescia
3. Piazza Ognissanti
4. Piazza di Santa Maria Novella
5. Palazzo Rucellai
6. Via de’ Tornabuoni
7. Piazza degli Strozzi
8. Via de’ Cerretani
Cominciamo la nostra passeggiata dal ponte alla Carraia, de o
anche il “ponte sfortunato”, e ora ti spiego il perché. Forse il nome
non ti dice granché e in effe i non è così famoso, ma io per i ponti di
Firenze c’ho una passione e quindi ti racconto la sua storia, e poi da
qui ci si addentra nel quartiere di Santa Maria Novella e due o tre
cose è bene che tu le sappia!
Ne voglio parlare anche perché a questo povero ponte è successo
di tu o nel corso dei secoli ed è crollato diverse volte, e ogni volta è
stato ricostruito.
I fiorentini non lo amano particolarmente e per tu i è il “ponte
gobbo”.
Partiamo subito col dire che è il secondo ponte più antico di
Firenze e quando lo costruirono la prima volta (siamo su per giù agli
inizi del Duecento) venne ba ezzato ponte Nuovo, per distinguerlo
dal ponte Vecchio. Il nome “carraia” gli fu a ribuito per la sua
funzione: serviva infa i a trasportare la merce verso Pisa, e ogni
giorno ci passavano tantissimi carri pieni di roba. Distru o dalla
piena, venne ricostruito, ma dopo trent’anni riborda*! Crollò ancora,
questa volta per il peso della troppa folla radunata per assistere a
uno spe acolo sull’Arno. Dopo svariate vicissitudini, il proge o del
ponte venne affidato a Bartolomeo Ammannati, che nel fra empo
aveva fa o anche ponte Santa Trinita, di cui vi parlerò nel prossimo
capitolo. Passavano i secoli e sembrava tu o tranquillo, ma con la
Seconda guerra mondiale arrivarono i tedeschi e lo fecero esplodere
e crollare per l’ultima volta. Quello che vedi ora e su cui forse stai
camminando è la versione del 1948, che nessuno fra l’altro celebrò
mai, a dimostrazione dello scarso amore della ci à verso
quest’opera. Molto simile all’originale dell’Ammannati, proprio a
metà ha quella bru a curva, che fa sì che i fiorentini lo chiamino, per
l’appunto, “ponte gobbo”. Se ci fai caso un po’ di gobba nel mezzo ce
l’ha davvero, la vedi?
* RIBORDA: ancora, di nuovo. “Borda!” si dice per
esempio quando un bambino cade, e “riborda!” quando
si rialza e dopo due passi cade di nuovo.
Se dal ponte alla Carraia prosegui verso piazza Goldoni, sulla
sinistra inizia una strada chiamata Borgo Ognissanti. Qui troverai
bo eghe di ogni genere, bar e negozi storici, ma al civico 12 c’è
qualcosa che secondo me non hai mai visto. A Firenze la chiamiamo
la casa alla Rovescia e lo sai perché? Via, giù, guarda bene, non mi
dire che non ti sei accorto che la terrazza al primo piano è tu a
disegnata al contrario: capitelli, balaustre, mensole e tu i gli altri
“pezzi” del balcone sono montati alla rovescia, ora lo vedi? Devi
sapere che nei primi del Cinquecento la famiglia Baldovine i,
proprietaria del palazzo, voleva a tu i i costi farci una terrazza.
Sembra facile! Proprio in quel periodo, infa i, il duca Alessandro de’
Medici aveva deciso di rendere Firenze più armoniosa e moderna,
vietando di costruire stru ure (e terrazze in particolare!) che
rendessero poco piacevoli le già stre e vie ci adine. Facendo finta di
nulla, l’archite o incaricato del restauro presentò al duca il suo
proge o, con tanto di balcone. «Mi dispiace, ma è no!» gli rispose.
Lui, facendo lo gnorri, pochi giorni dopo si ripresentò con un
proge o diverso e parecchio* “terrazzato”. «Forse non hai capito,
caro archite o, ma a Firenze non solo non si possono costruire
terrazze, ma quelle che ci sono già le sto facendo abba ere tu e». Lui
nulla, dopo pochi giorni ci torna con un altro proge o, ovviamente
con annessa terrazza. Alla domanda: «Che ne pensa, duca, così può
andare?», il duca, invece del solito “no”, gli risponde stremato: «Sì,
ma alla rovescia!», intendendo il contrario di sì. Facendo finta di non
capire, l’archite o coglie la palla al balzo e lo prende alla le era. È
così che oggi questo bel palazzo ha una meravigliosa terrazza… alla
rovescia!
* PARECCHIO: devi solo ricordarti che in Toscana questo
termine è abbondantemente usato, assai più di “molto”.
Proseguendo lungo la via, ti ritrovi in piazza Ognissanti, un vero
spe acolo! Oggi qui ci sono gli alberghi di lusso, ma nel Duecento i
membri dell’ordine degli umiliati, grazie alla vicinanza del fiume,
esercitavano l’arte della lana. Non ti parlerò della chiesa di
Ognissanti, ma dello stemma che vedi a sinistra della facciata. Che
cosa si nota subito? Che è pieno di palle! Ma quante palle ci saranno
a Firenze?!? Ti giri a sinistra, c’è uno stemma con le palle, a destra ce
n’è un altro… è un caso? Non credo proprio! Devi sapere, infa i, che
tu e le famiglie fiorentine importanti avevano il proprio blasone, e il
simbolo dei Medici, che erano indubbiamente i più potenti di tu i,
erano sei palle, di cui cinque rosse e una azzurra con i gigli dorati,
tu e su sfondo giallo. Facci caso, le vedrai ovunque. Un motivo c’è,
eccome, e le storie che ne raccontano le origini sono diverse. Io te le
dico tu e, poi scegli quella che ti piace di più!
Devi sapere che i Medici arrivano a Firenze dalla campagna del
Mugello e per darsi un tono si iscrivono all’Arte dei Medici e degli
Speziali (che sarebbero poi i farmacisti). Dato che i farmacisti
facevano le medicine, si decide che sarebbero state delle pillole rosse
a rappresentare i Medici, rendendo così immortale il business della
famiglia. Qualcuno invece sostiene che le palle rappresentino le
arance che si coltivavano nelle ville medicee, qualcun altro che
fossero addiri ura le teste che il capostipite della dinastia, un certo
Averardo, tagliava alla gente. L’ipotesi più probabile è che, in quanto
banchieri, lo stemma derivi da quello dell’arte del cambio a cui erano
iscri i, che aveva come simbolo uno scudo rosso con monete dorate.
Quale sarà la verità?
Se torni un po’ indietro verso la casa alla Rovescia e prendi via del
Porcellana per poi girare a destra in via della Scala, in pochi minuti ti
ritrovi in piazza di Santa Maria Novella.
Ti dico la verità, io qui non ci vengo mai, eppure questa è una
piazza bellissima anche se un po’ trascurata, forse perché vicina alla
stazione. Se sei arrivato in treno di sicuro ci sei passato vicino, ma
scomme o che, fra valigie e stanchezza, hai tirato dri o e non ti sei
fermato, ho ragione?
Ora ti racconto tre cose che di sicuro non sai su questa piazza, così
magari ti invoglio a farci un salto: tanto per cominciare, quella di
Santa Maria Novella è l’unica facciata rinascimentale delle chiese
f
iorentine. È vero, si dice sempre che Firenze è stata la capitale del
Rinascimento, ma se ci pensi bene le facciate delle chiese più famose
sono state fa e tu e dopo: quella del Duomo e di Santa Croce sono
dell’Oocento, quella di San Lorenzo è incompiuta, perché
Michelangelo ce la ringambò* e all’ultimo non la fece.
Un’altra cosa che non sa quasi nessuno è che anche Firenze aveva
il suo palio e si svolgeva proprio qui… niente di che, eh, diciamocelo
subito. A volerlo fu Cosimo I che, come capirai leggendo questa
guida, di cose giuste nella sua vita ne ha fa e parecchie, ma questa la
sbagliò clamorosamente: era il 23 giugno 1563 e il nostro amico
Cosimone decise che ogni anno, alla vigilia di San Giovanni, patrono
della ci à, in piazza Santa Maria Novella si sarebbe corso il palio dei
cocchi, una gara fra qua ro carri (tanti quanti sono i quartieri di
Firenze) che ricordavano le vecchie bighe romane, per emulare i fasti
g
p
delle antiche corse. Cosimo aveva deciso che le bighe dovevano fare
tre giri della piazza intorno alle due piramidi di legno (che nel 1600
Ferdinando I sostituì con gli obelischi che vedi ora) e vinceva chi
arrivava primo. Bello, eh? Diciamoci la verità, a vederlo non ci
veniva nessuno, ma nonostante questo la tradizione sarebbe durata
per quasi trecento anni, fino al 1858, quando venne abolito da
Leopoldo II.
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