Nient’altro che te – Lisa Destiny

SINTESI DEL LIBRO:
Ero nella mia camera e mi rigiravo nel letto in preda all’ansia.
Strinsi a me il cuscino e cercai di dormire.
Non riuscivo a chiudere occhio, tanta era l’eccitazione quella
notte.
La mattina seguente avrei dovuto prepararmi per il mio primo
giorno di università.
Sarei stata una studentessa del College.
Dio, che emozione!
D’un tratto la porta della mia camera si aprì di scatto. Mi tirai su a
sedere e strizzai gli occhi.
<<Ehi>> la voce sconosciuta di un uomo mi fece sobbalzare.
Restai inebetita a guardare il ragazzo misterioso che era appena
entrato in camera mia.
Lo squadrai da capo a piedi, più eccitata che impaurita per il fatto
che avesse fatto irruzione nella mia stanza.
Aveva i capelli neri scarmigliati, come se qualcuno ci avesse
affondato le mani dentro durante una prestazione sessuale ad alto,
anzi, altissimo livello.
I
suoi occhi erano di un nocciola intenso, e gli zigomi marcati,
come la mascella.
<<C-chi sei?>> mormorai all’uomo dei desideri.
Il suo petto si alzava e si abbassava con il fiatone mentre mi
veniva incontro e mi prendeva il viso tra le mani <<Sono l’uomo che
stanotte ti renderà felice e appagata>>
Non ebbi tempo di ribattere perché le sue labbra furono già sulle
mie.
Risposi al suo bacio, senza pensare al fatto che uno sconosciuto
si fosse appena intrufolato in camera mia e che ora le sue mani si
stessero infilando nei pantaloni del mio pigiama.
Oh dannazione!
Sussultai al tocco delle sue mani esperte che mi toccavano
ovunque.
Afferrò una mia gamba e se la mise sulla sua spalla <<Tieniti
forte, dolcezza>>
<<Oh mio Dio!>> gridai, sentendo che nel mio corpo iniziavano
gli spasmi.
Buttai la testa indietro e mi lasciai andare … erano ormai passate
settimane da quando avevo fatto dello scarso sesso - a cui peraltro
ero stata abituata per anni.
La suoneria del mio cellulare proruppe in un momento
inopportuno.
Driin.
<<Ti piace?>> mi sussurrò all’orecchio il Bel Moretto.
Driin.
<<Sì, è … bellissimo>> risposi, al ritmo dei suoi fianchi.
Driin.
Con una smorfia, l’uomo misterioso si staccò da me e si voltò a
guardare il cellulare sul comodino.
Sospirai frustrata per quel distacco e per l’interruzione.
Ci ero così vicina …
<<È la tua sveglia>> mormorò Bel Moretto, svanendo tra le mie
braccia insieme all’orgasmo che mi avrebbe resa davvero felice.
<<Sveglia?>> chiesi confusa.
E di colpo mi svegliai, con le braccia sollevate e il corpo in
subbuglio.
Imprecai arrabbiata mentre il suono della sveglia mi perforava un
timpano.
Mi voltai a guardare l’ora e strillai sconvolta.
Cazzo! Ero in ritardo.
Chiunque mi conoscesse anche solo di vista, sapeva che da una
vita ero in guerra aperta con l’orologio.
Mi alzai di colpo dal letto ma s’impigliò un piede nel lenzuolo e
inciampai, battendo la fronte sul legno del comodino.
Mi portai la mano alla parte alta del viso dolorante. Ero certa che
mi si fosse formato un livido, ed infatti quando arrivai allo specchio
del bagno mi resi conto di non essermi sbagliata.
Wow, brava Michelle, inizierai alla grande il tuo primo giorno di
università.
Entrai in doccia e cercai di non farmi prendere dal panico.
Avevo soltanto mezz’ora di ritardo. Non era poi così tanto grave.
Uscii di corsa e mi preparai, stando attenta ad ogni minimo
dettaglio del mio abbigliamento. Arricciai con il ferro i capelli biondi
indomabili che portavo lunghi e poi mi guardai allo specchio per
valutare il mio grado di sex appeal.
Mmm, non male.
Strizzai l’occhio alla ragazza bionda superaffascinante che mi
guardava <<Michelle, devo essere sincera>> dissi convinta alla mia
immagine <<Oggi sei proprio eccitante. Certo, anche gli altri giorni lo
sei, ma stamattina …>> mi interruppi, e guardai la mia aria
sconsolata allo specchio.
Gesù, ma quanto sono sfigata?
Ero arrivata al limite.
Un conto era parlare da sola allo specchio, un’altro era farsi dei
complimenti.
E poi, non dimentichiamoci dei sogni erotici.
Erano giorni ormai che il Bel Moretto si dava da fare per darmi
ciò che desideravo da tempo.
Maledizione!
Non avevo bisogno solo di un uomo, ma anche dell’aiuto di un
professionista … e al più presto.
Prima di uscire dalla stanza presi un lungo respiro e invocai la
forza del “su ragazzi, venite a me”.
Infilai le scarpe, mentre scendevo in gran fretta le scale della mia
casa.
<<Michelle, sei in ritardo>> sbuffò mia madre esasperata.
Quante volte avevo già sentito quella frase in vita mia?
Stavo cominciando a credere che il mio nome fosse “Michelle Sei
in Ritardo”.
Mi ci vedevo già a presentarmi ai miei nuovi amici.
“Piacere, sono Michelle Sei In Ritardo e sono la ragazza più sexy
del pianeta”.
Mio Dio, stavo peggiorando.
<<Lo so, mamma>> risposi seccata.
Mio fratello Aaron, che aveva appena compiuto dodici anni, mi
guardò sdegnato <<Ci hai messo tutto questo tempo a prepararti per
poi metterti quella schifezza addosso?>>
Alzai gli occhi al cielo.
Perché i ragazzini di quell’età dovevano essere così
insopportabili?
Un giorno lo avrei strangolato, di questo ne ero certa.
Decisi di non arrabbiarmi e di ignorarlo. Non mi andava di litigare
con quella piccola peste in un momento per me così emozionante.
Mi voltai verso mia madre e le chiesi <<Papà è già arrivato?>>
Scosse la testa ed io capii già cosa mi avrebbe detto <<Non può
accompagnarti al College, quindi lo farò io>>
Sospirai delusa.
Non era la prima volta che mio padre mi dava buca. Anzi, non
aveva fatto altro per anni.
Okay, era un uomo molto impegnato a causa del suo lavoro e
non era spesso a casa. Ma avrebbe potuto fare una piccola
eccezione, per una volta.
Per una sola volta.
E che diamine!
Non rimasi per molto ad affliggermi sulla sua ennesima assenza
nella mia vita.
Ci avevo fatto il callo.
<<D’accordo, andiamo>> dissi a mia madre, afferrando le valigie.
Uscii dalla mia casa, situata nella periferia di Kingston - una città
a due ore da New York - quando sentii alle spalle <<Ciao Michelle>>
Mi voltai di scatto e mi irrigidii a quella voce.
Avevo detto di aver bisogno di un professionista?
Bene, il ragazzo che mi era davanti era stato una delle cause
principali della compromissione della mia sanità mentale.
Eccolo lì: Landon Gallagher.
L’idiota che in un giorno aveva distrutto tutto il mio mondo.
I suoi occhi blu - dello stesso colore dei miei - che avevo sempre
considerati dolci e sinceri, ora mi davano il voltastomaco.
Quei capelli castani e ricci mi facevano venire voglia di
strapparglieli uno ad uno.
E quel sorriso … cosa diavolo aveva da sorridere in quel
momento?
Il
suo abbigliamento era molto casual, come se fosse
consapevole di non aver bisogno di vestirsi in modo particolare per
farsi notare.
Era il tipico musicista, con quei jeans neri attillati e gli stivali
pesanti.
Era bello, ma allo stesso tempo banale.
Lo avevo conosciuto al liceo, tre anni prima.
Il suo aspetto da ragazzo dolce e carino mi aveva letteralmente
fatto perdere la testa.
Mi ero innamorata di lui quando avevo soltanto quindici anni.
Landon era stato la mia prima cotta, il mio primo bacio, il mio
primo ragazzo.
Il mio primo in tutto.
Per tre anni avevo creduto di vivere una favola. Lui era il mio
principe azzurro, il mio “ … e vissero per sempre felici e contenti”.
Ero stata un’illusa nel credere che Landon mi amasse.
E Porca paletta, l’avevo creduto per tre anni!
Al solo pensiero mi prudevano le mani ed avevo una voglia
selvaggia di scaraventarmi su di lui e scuoiarlo.
Lo avrei fatto se non fossi stata una ragazza educata e di buone
maniere.
Ma chi diavolo volevo prendere in giro?
Non gli ero ancora saltata addosso e non lo avevo ancora ucciso,
solo perché non volevo farmi rinchiudere fra quattro mura.
Presi aria e la buttai fuori.
Dovevo calmarmi, erano passate otto settimane.
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