Il Piccolo Popolo all’aria aperta- Terry Pratchett

SINTESI DEL LIBRO:
È l'inverno» rispose Masklin, sicuro di sé. «Si chiama inverno».
L'Abate Gurder lo guardò brutto.
«Non ci avevi avvertito che era così» si lamentò. «Fa troppo
freddo».
«E tu lo chiami freddo?» sbuffò Nonna Morkie. «Freddo? Questo
non è freddo. Ti pare che faccia freddo? Aspetta che arrivi davvero, il
freddo!».
La cosa le piaceva moltissimo, notò Masklin. Nonna Morkie ci
andava a nozze, a parlare di disgrazie; servivano a tenerla su.
«Quando il freddo arriverà sul serio, allora sì, che farà freddo! Ci
sono le gelate, e l'acqua vien giù dal cielo a piccoli pezzettini di
ghiaccio!».
Drizzò la schiena, trionfalmente. «Che cosa dirai, quel giorno?
Eh?»
«Non devi parlarci come a dei bambini» sospirò Gurder. «Siamo
capaci di leggere, lo sai. Sappiamo anche noi cos'è la neve».
«Esatto» disse Dorcas. «C'erano le cartoline coi disegni,
all'Emporio. Ogni volta che arrivavano le Strenne di Natale.
Conosciamo benissimo la neve. Luccica».
«Arriva sempre coi pettirossi» sentenziò Gurder.
«Be', ecco…» fece Masklin. «Veramente c'è anche dell'altro».
Con un gesto, Dorcas gli intimò di tacere.
«Non mi pare il caso di preoccuparsi» disse. «Siamo ben
rintanati, le scorte di cibo sono buone, e all'occorrenza sappiamo
come procurarcene ancora. Se non ci sono altri argomenti all'ordine
del giorno, perché non chiudiamo qui la riunione?».
Tutto andava nel migliore dei modi. O, almeno, non andava
troppo male.
Certo, tra le varie famiglie c'erano continui litigi, ma i niomi sono
fatti così. Perciò era stato creato il Consiglio, che pareva funzionare
abbastanza bene.
Ai niomi piacciono le discussioni.
E l'esistenza del Consiglio dei Conducenti significava poter
discutere senza che finisse in zuffa tutte le volte.
Curioso, però.
Nell'Emporio, chi comandava erano i clan familiari dei vari reparti.
Ma adesso le famiglie si erano mescolate; e, d'altronde, nella cava
non c'erano reparti.
Ma ai niomi piacciono le gerarchie: per loro, è come un istinto. Il
loro mondo era sempre diviso in due gruppi: da una parte quelli che
davano ordini, dall'altra quelli che li eseguivano. Perciò si stava
affacciando un nuovo gruppo di capi.
I Conducenti.
Tutto dipendeva dal posto che avevi occupato durante la Lunga
Corsa. Se facevi parte di coloro che erano stati nella cabina del
camion, allora eri un Conducente.
Gli altri erano solo Passeggeri.
Nessuno ne parlava e non si trattava di una cosa ufficiale.
Semplicemente, la maggior parte dei niomi pensava che se una
persona era stata capace di condurre un camion fino alla cava, be',
allora doveva sapere il fatto suo. Del resto, essere un Conducente
non era necessariamente un gran divertimento. L'anno precedente,
prima che trovassero l'Emporio, Masklin era costretto ad andare a
caccia tutto il santo giorno. Adesso ci andava solo quando gliene
veniva l'estro; ai giovani niomi dell'Emporio piaceva andarci e, agli
occhi degli altri, non era decoroso che un Conducente ci andasse.
I niomi estraevano le patate e avevano fatto un buon raccolto di
granturco da un campo vicino, anche dopo che c'erano passate le
macchine.
Masklin avrebbe preferito coltivarsi il cibo, ma i niomi, chissà
perché, incontravano una certa difficoltà a far crescere piante tra i
sassi della cava.
Comunque, tutti avevano da mangiare e questo era quel che
contava. Tutt'attorno a lui c'erano migliaia di niomi che vivevano
serenamente.
Mettevano su famiglia.
Mettevano radici.
Masklin tornò nella sua tana, in una delle cave esaurite. Poi,
dopo qualche tempo, andò a prendere la Cosa, dalla nicchia dove la
teneva. Nessuna delle luci era accesa. Perché si accendessero,
occorreva portarla vicino ai fili elettrici; allora si illuminava e parlava.
Nella cava c'erano dei fili, e Dorcas li aveva collegati. Masklin, però,
non aveva mai portato la Cosa laggiù: c'era qualcosa nel modo di
parlare di quella scatoletta che lo faceva sentire sempre un po' a
disagio. Però sapeva che la Cosa non smetteva mai di ascoltare.
«Il vecchio Torrit è morto la settimana scorsa» le raccontò. «La
sua scomparsa ci ha rattristato, ma in fin dei conti aveva i suoi anni,
ed è morto. Voglio dire che non è stato mangiato da un animale o
schiacciato da una macchina».
Un tempo, la tribù di Masklin abitava sulla scarpata di
un'autostrada, in una zona collinare piena di animali che amavano la
carne di niomo. L'idea di morire semplicemente perché si era finito di
vivere era una sorta di novità, per loro.
«L'abbiamo sepolto vicino al campo di patate, abbastanza
profondo perché l'aratro non lo disturbi. I niomi dell'Emporio non
hanno molta dimestichezza coi funerali, secondo me. Pensano che
questa primavera lo vedremo germogliare, o qualcosa del genere.
Hanno fatto un po' di confusione con i semi. Non hanno le idee
chiare su come crescono le cose. A forza di stare nell'Emporio, sai.
Per loro è tutto una novità. Continuano a lamentarsi perché devono
mangiare cibo che viene dalla terra; dicono che non è naturale. E
credono che la pioggia venga dal sistema antincendi. Secondo me,
sono convinti che il mondo sia solo un Emporio più grande del
precedente. Ehm».
Fissò per qualche istante il cubetto, che non dava cenni di vita, e
provò a spremersi le meningi per trovare qualcosa da dire.
«Comunque, ciò significa che Nonna Morkie è il più anziano dei
niomi» riprese poi. «E perciò ha diritto a un posto in Consiglio pur
essendo una donna. L'Abate Gurder non era d'accordo, ma noi gli
abbiamo detto: 'Va bene, però vacci tu, a dirglielo'. Lui non se l'è
sentita e così, adesso, Nonna Morkie è una di noi. Ehm».
Si studiò le unghie.
La Cosa aveva un modo di ascoltarti che ti metteva sempre sulle
spine.
«Tutti si preoccupano dell'inverno. Ehm. Ma abbiamo messo da
parte una bella scorta di patate e quaggiù non si patisce il freddo.
Però fanno dei discorsi strani. Dicono che nell'Emporio, quando
arrivava la stagione delle Strenne di Natale, spuntava fuori una
grossa creatura chiamata Santa Clava. Spero che non ci sia venuta
dietro, ehm». Si grattò l'orecchio.
«Nel complesso, tutto va bene. Ehm». Si avvicinò al cubo. «Sai
cosa voglio dire? Che quando pensi che tutto vada bene, salta fuori
un guaio che non avevi previsto. Ehm». Il cubetto nero fece del suo
meglio per assumere un'aria comprensiva.
«Dicono tutti che mi preoccupo troppo. Ma ti pare davvero
possibile preoccuparsi troppo? Ehm».
Rifletté per qualche istante.
«Ehm. Non credo che ci siano altre notizie, per ora».
Prese la Cosa e la infilò nuovamente nella nicchia. Si chiese se
era il caso di parlarle del suo litigio con Grimmie, ma poi pensò che
si trattava di cose, ecco, personali. Colpa dei troppi libri che leggeva
quella ragazza, nient'altro. Lui non avrebbe dovuto lasciarla leggere,
non avrebbe dovuto permetterle di riempirsi la testa di notizie inutili.
Gurder aveva ragione: il cervello delle donne si surriscalda, a
pensare troppo. Quello di Grimma dava l'impressione di essere
arroventato al calor bianco per tutta la giornata, da qualche tempo.
Masklin era andato da lei e le aveva detto: «Ascolta, adesso che
tutto è a posto, è ora di sposarci alla maniera dei niomi dell'Emporio,
con l'Abate a borbottare le sue giaculatorie e tutto il resto».
E lei gli aveva risposto: «Non saprei».
Lui aveva detto: «Non funziona così. Se uno ti chiede di sposarlo,
lo sposi, così si è sempre fatto».
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