Nelle mani giuste – Giancarlo De Cataldo

SINTESI DEL LIBRO:
Qualche giorno dopo l'uccisione dell'esattore Salvo, 'u zu' Cosimo aveva
preso possesso di un bungalow a due passi dal mare. Aveva scelto il posto
perché era sicuro, e perché, sosteneva, lo iodio è una mano santa, a una
certa età. Ufficialmente era autunno, anche se la Sicilia non se n'era accorta,
e il sole come sempre bruciava e accecava campi città cristiani e animali. 'U
zu' Cosimo non scendeva mai in spiaggia. Un collaudato sistema di staffette
gli consentiva rapidità di spostamenti e riparo da incontri sgradevoli. Di
tanto in tanto, qualche famiglio di assoluta fiducia gli faceva omaggio dei
cannoli dei quali il vecchio era golosissimo.- Mangia, mangia, figghiu. Sono fatti col fiore della ricotta, quella di
cavagna… roba così non ne trovi nel continente!
Già. Il continente. Proprio da là veniva, quel pomeriggio, Angelino Lo
Mastro. Era stato 'u zu' Cosimo in persona a convincere i membri riluttanti
della commissione provinciale a richiamarlo per l'ammazzatina del
capomandamento di Resuttana. A stretto rigor di logica, non ci sarebbe
stato nessun bisogno di scomodare, per una simile bagattella, il brillante
giovanotto, l'incensurato che portava la parola della Cosa nostra in certi
ambienti che amavano definirsi «rispettabili» (aggettivo che a zu' Cosimo
cagionava furiosi scatarramenti). Ma quando un paio di membri della
commissione avevano posto l'accento su quell'evidente spreco di energia e
di talento, 'u zu' Cosimo li aveva liquidati con un'alzata di spalle.- 'U zu' Toto dice che un poco di movimento ci fa bene!
Vale a dire: a volere il ragazzo sul campo è Runa in persona. E gli ordini
di Rima non si discutono. L'inserimento di Angelino nel commando era
stato approvato all'unanimità.
Che si trattasse di una specie di prova era stato immediatamente chiaro
allo stesso Angelino. E immediato era stato il disagio che aveva provato
nell'inventare su due piedi scuse farraginose per mandare a monte una serie
di appuntamenti già programmati da tempo. Un disagio che l'aveva
accompagnato con il suo persistente tanfo di cose vecchie e marcite per
tutta la durata del viaggio, nel corso dei preparativi, nel bel mezzo del fatto
e dopo. Un disagio che ora la presenza del vecchio rendeva insostenibile.
'U zu' Cosimo, come primo comando, lo aveva spedito a comperare una
bottiglia di acqua minerale non gassata al vicino centro commerciale La
Vampa.
Solo dopo aver avuto la sua bottiglia il vecchio aveva trovato pace.
E ora attendeva, paziente, la fine del rito della degustazione del cannolo.
Attendeva la spiegazione. Non aveva mai fretta, 'u zu' Cosimo.
Angelino Lo Mastro mandò giù l'ultimo boccone e si schiarì la voce. 'U
zu' Cosimo non aveva fretta ma detestava le divagazioni oziose. E ci sentiva
poco da un orecchio.
Dopo le note esecuzioni dei giudici, c'era stato un po' di allarme dovuto
ai soliti tragediatori. Come prima misura d'urgenza, si era provveduto a
strappare certi cadaveri dalla madre terra e a fornire loro degna e definitiva
sepoltura nell'acido. Per la bisogna erano stati impiegati picciotti di
Belmonte Mezzagno. Avevano fatto un buon lavoro. I migne fecero il
sopralluogo nel podere indicato dai tragediatori e non ci trovarono una
beneamata minchia. Ai picciotti era stata elargita una gratifica.
'U zu' Cosimo annuì.
L'ammazzatina del capofamiglia di Resuttana si era rivelata più
problematica del previsto. L'esecutore incaricato, Nino Fedele, non si era
dimostrato all'altezza del compito. E così Angelino aveva dovuto rimediare
di persona.- Vai avanti!
Quando con Nino Fedele erano andati a prelevarlo, il capofamiglia non
aveva avuto motivo di sospettare alcunché. Angelino aveva un messaggio
della commissione, dovevano parlarne in luogo sicuro. Appena montati in
macchina, Nino Fedele aveva tirato fuori il laccio e gliel'aveva stretto
attorno al collo. Era stato in quell'istante che Nino Fedele si era trasfigurato.
Le vene del collo gonfie, gli occhi iniettati di sangue, il sudore che colava
copioso. Un attimo prima sembrava normale, e si era trasformato in una
specie di diavolo. Aveva cominciato a latrare insulti contro la vittima.
Sputava e offendeva la madre e il padre di quel disgraziato, i suoi fratelli, la
sua gente tutta. Chiacchiere tante, fatti zero. Il capofamiglia scalciava e
cercava di afferrare il laccio. Con una gomitata aveva mandato in frantumi
il deflettore destro. Più Nino Fedele si gonfiava, più la stretta s'allentava.
- E allora?- E allora gli ho sparato proprio qui, alla nuca.
'U zu' Cosimo, palpebra pesante, labbra agitate da moto continuo, fece
cenno di proseguire nel racconto.
Di colpo, nel vedere il suo ex capofamiglia afflosciarsi privo di vita, Nino
Fedele s'era sgonfiato. Avevano trasbordato il cadavere nel bagagliaio di
un'altra macchina, più sicura, e bruciato con la benzina quella usata per la
mattanza. Poi avevano raggiunto il bar dell'Albergheria e consegnato il tutto
a Vittorio Carugno, che, preavvertito, aveva già provveduto all'acido. 'U zu'
Cosimo sospirò.- E Nino Fedele?- Si è preso l'orologio d'oro, il portafogli, la cintura, la catenina con
l'immagine della Vergine e il braccialetto, e poi se n'è andato per la sua
strada…
'U zu' Cosimo sorrise.- Ci dovevi sparare pure a lui. A quel cane rognoso l'abbiamo punciuto
apposta per questo incarico. Ma è uomo senza fegato e senza cervello. Ci
dovevi sparare!
Angelino impallidì. 'U zu' Cosimo sembrava essersi appisolato di colpo.
Ma Angelino lo conosceva fin troppo bene. Era stato lui a introdurlo nella
famiglia. Lui a disegnare il suo destino così diverso dall'ordinaria carriera
dell'uomo d'onore. Il suo mentore e la sua dannazione. 'U zu' Cosimo stava
riflettendo. Doveva decidere se la prova era stata superata. Se gli anni al
Nord l'avevano infiacchito o se era ancora degno di un ruolo nella Cosa
nostra. Se ci si poteva fidare di lui sino in fondo. Per questo era stato
coinvolto in quello stupido omicidio di second'ordine. E lui non era stato
all'altezza del compito!
Ma 'u zu' Cosimo pensava che, in fondo, il peccato era veniale, perché
comunque c'era stata convenienza. L'obiettivo era stato raggiunto. Il
ragazzo era stato pronto e di sangue freddo. La critica l'aveva ferito e
impaurito. Non si era montato la testa. Il ragazzo rispettava le regole. Anche
se viveva a mille chilometri, si vestiva come un iarrusu, profumava di
iarrusu e magari s'era pure scordato il dialetto delle campagne… il ragazzo
restava sempre cosa loro.
Questo doveva dimostrare, e questo aveva dimostrato.
'U zu' Cosimo aprì gli occhi. Aveva deliberato.
- Va bene. È cosa fatta. A Nino Fedele lo teniamo un poco calmo. Ma
tu… mi devi dire altro?
Prima di soffiare il suo «no», Angelino Lo Mastro esitò. 'U zu' Cosimo
sembrava penetrarlo con quei suoi occhi acquosi e vuoti che potevano farsi
improvvisamente di ghiaccio e di vulcano. Angelino Lo Mastro abbassò lo
sguardo.- Fammi un caffè, - ordinò, secco, il vecchio.
Eh, pure Angelino non lo aveva guardato dritto negli occhi. La piaga del
dubbio stava dilagando. Se persino uno come Angelino non lo guardava
dritto negli occhi. 'U zu' Cosimo si preparò il messaggio per tutti quelli che
non lo guardavano più negli occhi. Si è dovuto agire contro il capofamiglia
infedele perché l'infame aveva sparso la diceria che Provenzano, 'u zu'
Binnu, era entrato in contrasto con la Cosa nostra. In principio avevano
soprasseduto. Lo si era lasciato dire, come se la sua voce non fosse altro che
un grido lontano portato dal vento di scirocco. E poi, si è mai sentito, metti,
che il Padreterno entra in contrasto con tutti i santi? Ma l'infame non si era
mostrato degno di tanta benevolenza. L'infame aveva sollevato dubbi sulle
decisioni che si stavano prendendo. L'infame aveva osato dichiarare
pubblicamente che si stava imboccando una strada senza uscita; la stessa
sopravvivenza dell'organizzazione era a rischio; 'u zu' Totò e 'u zu' Cosimo
erano impazziti. La situazione sfuggiva loro di mano. E allora il gioco
dell'infame si era svelato: si dichiarava per tirare dalla sua 'u zu' Binnu. Non
esisteva, non poteva esistere nessun contrasto: era l'infame che cercava di
crearlo. E se qualcuno lo avesse seguito? Se la voce nel vento si fosse fatta
coro? Perciò, si è dovuto intervenire. Il momento non ammetteva esitazioni.
Questa la versione ufficiale. La verità era un'altra. Dubbi e perplessità li
avevano in molti. 'U zu' Cosimo, se arrivava a compilare un elenco, ci
doveva mettere dentro almeno un quarto delle teste migliori della Cosa
nostra. Un giorno l'avrebbe pure fatto, l'elenco. Ci doveva mettere in cima
proprio Angelino Lo Mastro? Che per lui era come un figlio? Si sentivano
brutti rumori. Giravano storie tinte. Il dubbio, il dubbio… Dove c'è dubbio
c'è inerzia. E dove c'è inerzia c'è morte. Un corpo senza movimento è
morte. Per questo bisognava accelerare. Colpire ora, quando le ferite sono
ancora aperte e fa più male.
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