Manituana – Wu Ming

SINTESI DEL LIBRO:
Avevano portato anche i bambini, perché un giorno lo raccontassero
a figli e nipoti. Dopo molti tentativi, l'asta finà per mettersi dritta. Il
Palo della Libertà .
Un tronco di betulla, pulito e levigato alla buona. Un groviglio di
corda. Un rettangolo di stoffa rossa tagliato da una coperta. La
bandiera del Congresso continentale.
Il comitato di sicurezza di German Flatts approvava il suo primo
documento: l'adesione alle rimostranze che l'Assemblea di Albany
aveva inviato al Parlamento inglese. Il pastore Bauer ne diede
lettura. Il testo si concludeva con l'impegno solenne a «stare uniti,
nei valori della religione, dell'onore, della giustizia e dell'amore per la
Patria, allo scopo di non essere mai schiavi e difendere la propria
libertà a costo della vita».
Il
vessillo si preparava a salire, salutato da canti e preghiere,
quando un rumore di zoccoli interruppe la cerimonia.
Una squadra di cavalieri apparve sul sagrato. Brandivano
sciabole, fucili e pistole. Qualcuno sparò in aria, mentre la piccola
folla cercava riparo tra le case. Restarono sullo spiazzo pochi
coraggiosi. Teste impaurite facevano capolino da dietro i muri, negli
spiragli delle porte e alle finestre della taverna. Un nome volò da una
bocca all'altra, in un girotondo di voci.
Il nome dell'uomo che aveva fatto fuoco contro il cielo.
Sir John Johnson.
Intorno a lui, gli uomini del Dipartimento per gli Affari indiani. I suoi
cognati Guy Johnson e Daniel Claus. Subito dietro, il capitano John
Butler e Cormac McLeod, scherano dei Johnson e capo dei fittavoli
scozzesi che lavoravano la terra del baronetto.
Mancava soltanto il vecchio patriarca del clan, Sir William, eroe
della guerra contro i Francesi, signore della valle del Mohawk, morto
l'anno prima.
Sir John montava un purosangue baio dal pelo lucido, fremente
sotto la stretta del morso. Si sfilò dal gruppo e prese a cavalcare
lungo il perimetro dello spiazzo, mentre fissava i membri del
comitato con aria sprezzante, uno dopo l'altro.
Guy Johnson portò il cavallo a ridosso di una tettoia e si arrampicò
là sopra con difficoltà , per via della stazza.- Forza, siamo qui per discutere, - disse alle case. - È questo che
volete, no?
Nessuno fiatava. Sir John diede uno strattone alle briglie, il cavallo
arretrò e ruotò su se stesso, fino a cedere alla volontà del padrone.
Allora qualcuno si fece coraggio. Il gruppo che fronteggiava gli
uomini a cavallo si infoltÃ.
Guy Johnson lanciò un'occhiata severa.- Indirizzare una petizione al Parlamento è lecito, ma issare una
bandiera che non sia quella del re è sedizione. Una cosa vi copre di
ridicolo, l'altra manda sulla forca.
Ancora silenzio. I membri del comitato evitavano di guardarsi per
timore di cogliere un cedimento negli occhi dei compagni.- - Volete seguire l'esempio dei Bostoniani? - riprese Guy Johnson.
Due fucilate all'esercito del re e si sono montati la testa. Sua
Maestà possiede la flotta piú potente del mondo. È buon amico degli
indiani. Controlla tutti i forti dal Canada alla Florida. Credete che i
ribelli del Massachusetts otterranno molto piú di un cappio al collo?
Fece una pausa, quasi volesse sentire il sangue ribollire nelle
vene dei tedeschi.-
La famiglia Johnson, - proseguà calmo, - possiede terra e
commercia piú di tutti voi messi assieme. Saremmo i primi a stare
dalla vostra parte, se davvero Sua Maestà minacciasse il diritto di
fare affari.
Una voce risuonò forte: - I vostri affari non li minaccia di certo. Voi
siete ricco e ammanicato. Le tasse del re strozzano noialtri.
Un coro d'assensi accolse quelle parole. Dalla cima della tettoia
Guy Johnson individuò Paul Rynard, il bottaio. Una testa calda.
Lo stallone di Sir John scrollò il capo e sbuffò nervoso, rimediando
un altro strattone.
Il frustino del baronetto colpà il cuoio dello stivale.- Le tasse servono a mantenere l'esercito, - ribatté Guy Johnson.
L'esercito mantiene l'ordine nella colonia.- L'esercito serve a voialtri per continuare a tenerci sotto! - sbottò
Rynard.
Gli animi si accesero, qualcuno dei cavalieri alzò d'istinto le armi,
ma un cenno di Sir John li trattenne.- Non ancora, - sibilò il baronetto.
i
Guy Johnson, rosso in volto, strillò dall'alto: - Quando i Francesi e
loro indiani minacciavano le vostre terre, l'esercito lo chiedevate a
gran voce! La pace vi ha reso arroganti e stupidi al punto da
desiderare un'altra guerra. Fate molta attenzione, ai morti la libertÃ
non serve.- Ci state minacciando! - gridò Rynard.- Tornatene in Irlanda dai tuoi amici papisti! - urlò qualcuno. Un
sasso scagliato verso Guy Johnson lo mancò di poco.
Una smorfia di compiaciuto disprezzo segnò la faccia di Sir John:
Adesso.
I
cavalli mossero in avanti, il comitato di sicurezza si sciolse
seduta stante. Gli uomini corsero in tutte le direzioni.
Il
cavallo di John Butler travolse Rynard e lo fece rotolare nel
fango. Il bottaio si rialzò, cercò scampo verso la chiesa, ma Sir John
gli sbarrò il passo. Il baronetto lo frustò con quanta forza aveva.
Rynard si accucciò a terra, le mani sulla faccia. Tra le dita, vide
McLeod sguainare la sciabola e partire al galoppo. Strisciò via,
invocando la misericordia di Dio. Quando ricevette il colpo di piatto
sul fondoschiena, urlò forte, tra le risate roche dei cavalieri.
Mentre Rynard si scopriva ancora vivo, gli uomini del Dipartimento
si radunarono al centro dello spiazzo. Guy Johnson rimontò in sella
e li raggiunse.
Un leggero colpo di speroni e Sir John fu sotto il Palo della Libertà .
Parlò in modo che tutti lo sentissero, dovunque fossero rintanati.-
Ascoltate bene! Chiunque in questa contea voglia sfidare
l'autorità del re, dovrà vedersela con la mia famiglia e con il
Dipartimento indiano -. I suoi occhi maligni parvero scovare gli
abitanti uno a uno, oltre le finestre buie. - Lo giuro sul nome di mio
padre, Sir William Johnson.
Sfilò un piede dalla staffa. Dopo un paio di calci, il Palo rovinò nel
fango.
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