L’orologiaio cieco – Richard Dawkins

SINTESI DEL LIBRO:
Noi animali siamo le cose più complicate che esistano nell'universo
conosciuto. Il nostro universo è, ovviamente, solo un minuscolo
frammento dell'universo reale. Su altri pianeti potrebbero esistere
oggetti ancora più complicati di noi, e alcuni di essi potrebbero
essere già informati della nostra esistenza. Ciò non incide però
sull'osservazione che vorrei fare. Le cose complicate, dovunque si
trovino, meritano un tipo specialissimo di spiegazione. Noi vogliamo
sapere come abbiano avuto origine e perché siano così complicate.
Sono propenso a credere che la spiegazione debba essere grosso
modo la stessa per le cose complicate in qualsiasi parte
dell'universo; la stessa per noi, per gli scimpanzè, per i vermi, per le
querce e per i mostri che vengono dallo spazio. D'altra parte non
sarà così per quelle che chiamerò le cose «semplici», come le
pietre, le nuvole, i fiumi, le galassie e i quark. Queste cose sono gli
oggetti di cui si occupano le scienze fisiche. Scimpanzè e cani e
pipistrelli e scarafaggi e persone e vermi e denti di leone e batteri ed
esseri alieni sono oggetti della biologia.
La differenza consiste nella complessità del progetto. La biologia è lo
studio di cose complicate che danno l'impressione di essere state
progettate in vista di un fine. La fisica è lo studio di cose semplici che
non ci inducono nella tentazione di invocare un disegno deliberato. A
tutta prima oggetti costruiti dall'uomo come computer e automobili
sembrerebbero costituire delle eccezioni.
Essi sono complicati e chiaramente costruiti in vista di uno scopo,
eppure non sono vivi e sono fatti di metallo e plastica anziché di
carne e ossa. In questo libro li tratterò decisamente come oggetti
biologici.
La risposta del lettore a questa presa di posizione potrebbe
consistere nel chiedere: «Sì, ma sono realmente oggetti biologici?».
Le parole sono al nostro servizio, non noi al loro. A fini diversi noi
possiamo trovare utile usare le parole in significati diversi. La
maggior parte dei libri di cucina classificano le aragoste come pesci.
I biologi possono rischiare un colpo apoplettico per questo,
sottolineando che avrebbero più ragione le aragoste di chiamare noi
pesci, dal momento che i pesci sono tassonomicamente molto più
vicini agli esseri umani che non a esse. E, parlando di giustizia e di
aragoste, ho sentito dire che un tribunale si è trovato recentemente
nella necessità di decidere se le aragoste fossero insetti o «animali»
(dalla risoluzione di questo problema dipendeva se si poteva
permettere alla gente di bollire le aragoste vive). Zoologicamente
parlando, è sicuro che le aragoste non sono insetti. Esse sono
animali, ma anche gli insetti sono animali, e anche noi non facciamo
eccezione. È poco utile prendersela tanto per come le diverse
persone usano le parole (anche se nella mia vita non professionale
io sono prontissimo a prendermela con le persone che gettano le
aragoste vive nell'acqua bollente). Cuochi e avvocati hanno bisogno
di usare le parole a modo loro, e farò anch'io così in questo libro.
Non dobbiamo prendere troppo sul serio il problema se automobili e
computer siano «realmente» oggetti biologici. Il punto è che, se
qualcosa di complessità paragonabile venisse trovato su un pianeta,
non avremmo alcuna esitazione nel concludere che su di esso esiste
la vita, o che vi è esistita un tempo. Le macchine sono prodotti diretti
di esseri viventi; esse derivano la loro complessità e il loro disegno
da oggetti viventi e attestano l'esistenza della vita su un pianeta. Lo
stesso vale per fossili, scheletri e cadaveri.
Ho detto che la fisica è lo studio di cose semplici e a tutta prima
anche quest'affermazione può sembrare strana. La fisica sembra un
argomento complicato perché le idee della fisica sono per noi difficili
da capire. Il nostro cervello è stato progettato per capire la caccia e
la raccolta, l'accoppiamento e il compito di allevare i figli; un mondo
di oggetti di media grandezza che si muovono nelle tre dimensioni a
velocità moderate. Noi siamo mentalmente male equipaggiati per
capire oggetti molto piccoli e molto grandi, cose la cui durata si
misura in picosecondi o in giga-anni; particelle che non hanno una
posizione; forze e campi che non possiamo vedere o toccare. Noi
pensiamo che la fisica sia complicata perché per noi è difficile da
capire, e perché i libri di fisica sono pieni di complesse formule
matematiche. Ma gli oggetti studiati dai fisici sono ancora oggetti
fondamentalmente semplici. Essi sono nuvole di gas o minuscole
particelle, o masse di materia uniforme come i cristalli, in cui
strutture atomiche si ripetono quasi senza fine. Essi non hanno parti
funzionanti complesse, almeno a paragone con gli oggetti biologici.
Persino oggetti fisici di dimensioni molto grandi, come le stelle, sono
formati da un numero di parti distinte piuttosto limitato, disposte in
modo più o meno casuale. Il comportamento di oggetti fisici, non
biologici, è così semplice che possiamo usare, per descriverlo, il
linguaggio matematico esistente ed è appunto questa la ragione per
cui i libri di fisica sono pieni di matematica.
I libri di fisica possono essere complicati, ma essi, come le
automobili e i computer, sono i prodotti di oggetti biologici: ossia di
cervelli umani. Gli oggetti e i fenomeni descritti da un libro di fisica
sono più semplici di una singola cellula nel corpo del suo autore. E
l'autore è formato da bilioni di quelle cellule, molte delle quali diverse
luna dall'altra, organizzate con una complessa architettura e una
tecnica di precisione in una macchina funzionante, capace di
scrivere un libro. Il nostro cervello non è meglio equipaggiato a far
fronte agli estremi di complessità che agli estremi di grandezza e agli
altri difficili estremi della fisica. Nessuno ha ancora inventato la
matematica necessaria per descrivere nella sua globalità la struttura
e il comportamento di un oggetto così complesso come un fisico, o
anche solo come una delle sue cellule. Quel che possiamo fare è di
capire alcuni dei principi generali di come le cose viventi funzionano
e perché esse esistano in generale.
Fu questo il punto in cui entrammo in scena noi. Volevamo sapere
perché esistiamo, e perché esistono tutte le altre cose complicate. E
oggi siamo in grado di rispondere a tali domande in termini generali,
anche se non sappiamo ancora comprendere i particolari della
complessità stessa. Per fare un'analogia, la maggior parte di noi non
capisce nei particolari come funzioni un aereo di linea.
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