Liar – Un bacio non è per sempre – Tania Paxia

SINTESI DEL LIBRO:
Jayden era seduto sulla poltroncina vicino alla scrivania del
presentatore che stava sorseggiando tranquillamente una tazza di
caffè.
Alzai il volume al massimo per non perdermi neanche una parola
della sua intervista e mi spaparanzai sul divano in fervida attesa,
come alla prima di un film. Jayden non aveva più la barba incolta
che si era fatto crescere a Chicago e neanche l’aspetto trasandato
per non farsi riconoscere. Era più bello che mai con indosso un abito
elegante scuro, spezzato solo da una camicia bianca. Sotto la luce
soffusa del soggiorno, i colori dello schermo piatto erano così vividi
che Jayden sembrava proprio lì davanti a me.
«Allora, Jay», Stephen Miller, il presentatore, un uomo sui
quarant’anni e i capelli scuri pettinati all’indietro, si aggiustò gli
occhiali rotondi sul naso. «Ho sentito che hai vissuto un periodo
piuttosto turbolento», agitò una mano in aria per invitarlo a
proseguire.
Jay si schiarì la voce. «Be’, non tanto, in verità. In quest’ultima
settimana mi sono riposato e ho trascorso un po’ di tempo in
tranquillità. Non mi posso lamentare».
«Sì, ma mi riferivo al periodo in cui sei partito per Hartford», lo
incalzò.
«In effetti non è stato un bel periodo, quello. Mio padre non è stato
molto bene, ma adesso sta meglio e sembra tutto sotto controllo,
quindi…», venne interrotto dall’applauso del pubblico e da alcune
voci che avevano urlato in coro: «Bravooooo!».
«Ho saputo che hai fatto impazzire i paparazzi a un certo punto,
quando sei scappato prima a New York e poi a Chicago».
Dovevo aspettarmelo. La domanda sul gossip era d’obbligo.
«Già, sì, be’», fece spallucce, in evidente difficoltà. «Cosa non si fa
per amore, giusto?»
«Ahhhhh», sospirò il presentatore e poi batté una mano sulla
scrivania. «Lo ammetti! Qui. Adesso! Ammetti che sotto quel
completo firmato Armani batte un cuore!», puntò il dito contro la
telecamera chiedendo al cameraman di fargli un primo piano. «Che
scoop, ragazzi», tornò a guardare Jay mostrandogli un sorrisetto
furbo. «Ammetti di essere innamorato, amico mio?»
«Oh sì», annuì. «Tanto. Tantissimo. Sono innamorato della musica
e a Chicago c’era questo studio di registrazione…», si interruppe
sornione.
«Ci risiamo. Sempre a parlare di lavoro». Il presentatore guardò
ancora dritto verso la telecamera e alzò le sopracciglia, scocciato.
«Non sei il solo che me lo dice, Steph», Jay si lasciò scappare una
risata.
«E raccontaci… come sta la tua ragazza?», sogghignò. «Ricordaci
il
nome, perché non riusciamo a stare dietro a tutte le donne che
frequenti», il pubblico si animò in una risata collettiva.
Jayden si passò una mano tra i ricci scuri e fece un’espressione
buffa. «Questa te la concedo», ridacchiò. «Ma sai che anche io sto
perdendo colpi? Perché non me lo ricordo», si strinse nelle spalle e
alzò le mani in alto come a voler dire «Che ci volete fare?». Si
schiarì la voce con dei colpetti di tosse. «A questo proposito, però,
vorrei chiarire la situazione, se posso. Posso?», si rivolse al
presentatore, che acconsentì con piacere alla sua richiesta. Anzi, a
dire il vero dalla sua faccia sembrava proprio che sperasse in
qualche rivelazione in anteprima, in modo da aggiudicarsi gli ascolti
più alti della serata. «Okay, bene», si sistemò sulla sedia per
guardare verso il pubblico e le telecamere piazzate a qualche metro
di distanza. «Sto frequentando qualcuno, al momento», la sua voce
fu sopraffatta da un boato improvviso corredato da una serie di
applausi. «Sì, ma non mi avete fatto finire!», ridacchiò. «Una
ragazza, per la precisione. Una sola», sottolineò. «Da qualche mese,
ormai». In studio partì un altro boato e prima di parlare dovette
aspettare che si fossero esaurite le urla.
«Presumo sia una certa ragazza che all’inizio di quest’anno si è
divertita a postare foto in varie città per far perdere le sue tracce,
dico bene?».
Jayden si portò una mano stretta a pugno davanti alla bocca e
pronunciò un «Sì» camuffato con un colpo di tosse.
«Come le è venuta questa idea?», gli domandò Stephen. «È
geniale! Magari avessi adottato la sua stessa strategia, almeno mi
sarei risparmiato tante brutte figure», prese un sorso di caffè.
«Pensa che una volta mi hanno immortalato nudo in spiaggia», disse
in tono scherzoso. «Sui giornali e su internet per fortuna hanno la
decenza di mettere quei bollini offuscanti che coprono ogni cosa.
Però la mia faccia non l’hanno coperta e la mia fidanzata di allora
scoprì che non stavo lavorando come le avevo detto», alzò gli occhi
al cielo. «Se avessi avuto la stessa idea della tua ragazza, avrei
pubblicato altre mie foto in città diverse, così da confondere le acque
e invece…», fece una pausa a effetto, «mi sono ritrovato con le
valigie pronte e tanti saluti. Tamara, scusami, non era destino».
Tornò con lo sguardo su Jayden. «Quindi, lo vuoi dire tu o lo dico io
questo benedetto nome? Perché tanto ormai lo sanno tutti. Due
giorni su tre siete insieme in qualche foto su Instagram o su qualche
copertina patinata…».
Jay storse il naso, indeciso se ufficializzare la nostra storia, ma
prima che avesse il tempo di rispondere, il pubblico cominciò a
urlare a gran voce il mio nome: «Frankie, Frankie, Frankie,
Frankie!».
Jay si limitò a sorridere, ma non a confermare che fossi io la
persona di cui parlava. Per mantenere un po’ di suspense, anche se
era evidente che lo avessero capito tutti.
Poi Stephen lo stuzzicò incalzandolo con un commento secco:
«Allora, è Frankie Orange?».
A quel punto Jayden sembrò esitare e fare marcia indietro sulla sua
intenzione di rivelare a tutti che stava con me. Abbassò lo sguardo
senza però smettere di sorridere e poi aprì le braccia stringendosi
nelle spalle. «Parafrasando il titolo di una delle mie ultime canzoni:
chi lo sa?», rise.
Che era un po’ come se gli avesse dato una conferma, visto che
avevo contribuito a comporla, quella canzone, almeno per la parte
che riguardava la mia chitarra. Se lo diceva in televisione – anche se
in modo implicito – mi amava sul serio. Me lo aveva già fatto capire
quando me lo ero ritrovato di fronte al Rock Bottom di Chicago, ma
così significava farlo sapere a tutti. Il mio cuore cominciò a battere
sempre più forte e subito dopo l’addome si contrasse in uno spasmo,
come se il mio stomaco avesse appena fatto una capriola per la
felicità.
«Anche se non lo vuoi dire, lo abbiamo capito tutti dalla tua faccia»,
lo
rimbeccò il conduttore del programma. «Non puoi più
nasconderlo, sai? Perché siete stati pizzicati insieme», si affrettò a
specificare: «Anche se non c’è il classico bacio ufficiale alla luce del
sole, ma solo un bacio sulla guancia. A ogni modo, vuoi spiegarci
perché era con te a Chicago?».
Jay abbassò la testa e tentò di trattenere un sorrisetto colpevole,
senza riuscirci. «Passiamo alla prossima domanda?», si grattò la
nuca.
A quel punto Stephen sospirò. «Suvvia…», alzò le sopracciglia per
incalzarlo.
«Eravamo lì per…», assunse un’espressione indecisa, «per una
consulenza professionale. Lei è anche la mia consulente del suono,
lo sapete?».
Stephen scoppiò in una risata spontanea e sguaiata. Il pubblico lo
imitò poco dopo e Jay si passò una mano sul viso per nascondere il
sorriso.
«Ti abbiamo creduto tutti, Jay», Stephen provò a darsi un contegno
tornando lentamente serio. «Senti», disse d’un tratto. «Cambiamo
argomento», controllò la scaletta appuntata su dei cartoncini con il
logo della trasmissione. «Tutti si chiedono cosa faccia una star della
musica nel suo tempo libero. Tu cosa fai? Non risparmiarti con le
risposte sconce, tanto siamo in seconda serata», gli fece
l’occhiolino, in segno d’intesa.
Jay lo guardò stranito e faticò a mantenere un’espressione seria.
«Nel mio tempo libero mi piace dedicarmi a me stesso e alla mia
famiglia, quando posso. Faccio esercizio fisico per mantenermi in
forma, anche all’aria aperta, bardandomi di occhiali scuri e tirandomi
su il cappuccio della felpa così da non essere riconosciuto».
«Fai anche esercizio fisico in camera da letto, suppongo», Stephen
fece una smorfia buffa che era tutto un programma.
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