L’etica del parcheggio abusivo – Elisabetta Bucciarelli

SINTESI DEL LIBRO:
Olga cammina, si ferma, apre la borsa. Controlla il borsellino di
monete. Il fazzoletto di pizzo, mollette colorate per i capelli. Si muove
morbida, nei suoi quasi settanta chili per la poca altezza. Riccioli
biondi e occhi da cerbiatta.
Sfiora vetrine, macchine parcheggiate, persone frettolose che
corrono all’ora di punta del mattino. Cerca un bar per fare colazione.
Tutti troppo pieni. Spazi angusti per il suo posto e mezzo. Ne vede
uno. Buio e disertato dall’estetica della colazione. Scuro e legnoso.
Una vetrinetta con pochi residui di paste, tre fette di torta Bindi, due
arance e un limone da spremere.
Prova a entrare, a sedersi. Ma non ci sta. Sedie piccole per il suo
grande sedere. Chiede un caffé al bancone. Tazzina minuscola. Lo
zucchera con tre bustine. Beve, paga e se ne va.
2
Olga non teme i percorsi lunghi, né il sole, né la pioggia. Sale sugli
autobus, dove gli occhi stranieri s’incollano alla sua figura. Scende in
metropolitana, dove la penombra la smagrisce un po’, ma lo spazio a
disposizione è ancora meno. L’umanità omologata dal peso e dalle
misure non tollera il sedile e mezzo occupato da lei. Di fianco, al
limite, potrebbe starci un’anoressica o un bambino. Magro però.
Passa attraverso i tornelli, cercando di mettersi di profilo, per non
sporcare i vestiti puliti, leggeri, estetici. Strisciando e forzando se
stessa. Sembra danzare aggraziata tra gli interstizi di una città
estesa, in alto e in basso, ma non a sua dimensione.
Eppure lei cammina sicura. Scarpe con un tacco che non fa
rumore, slancia la caviglia e guadagna chilometri. Punta-tacco, un
due tre. Pasticcerie, rosticcerie, chioschetti.
Sbuca in piazza XXIV Maggio, larghezze e traffico, l’albero più
ciccione di Milano, la grande Quercia, al centro degli incroci. La
piantò un avvocato tanti anni fa. Ogni volta che Olga incrocia il tronco
le scappa un sorriso. Alza gli occhi a seguire i riccioli di ramo. E
pensa a quanto si assomiglino loro due. Larghe, solide e piantate al
loro posto.
Ma oggi è diverso.
3
Olga ha il naso all’insù. Verso il cielo che si specchia nei suoi
occhi. Ha in mano il cellulare e sta scattando una foto.
Una macchina della Polizia è parcheggiata di fianco a lei.
Scendono due uomini. Uno guarda in basso, l’altro in alto. È lui che la
vede, si avvicina e le chiede: Cosa sta facendo signora?
OLGA - Signorina, prego, signorina regala più possibilità, chissà come
mai le ciccione devono essere per forza sposate.
Così pensa ogni volta che la confondono con una donna maritata.
ISPETTORE - Mi risponda signorina.
OLGA - Sto scattando una foto.
ISPETTORE - Perché?
OLGA - Per avere un ricordo.
ISPETTORE - Cioè, mi faccia capire, lei arriva qui, vede tutto questo
movimento, supera le transenne della Polizia e si mette a scattare
una foto?
OLGA - Cosa c’è di male? Ma insomma perché mi fa tutte queste
domande, si può sapere lei chi è?
ISPETTORE - Piuttosto lei. È per caso una giornalista?
OLGA - Neanche per sogno, io lavoro con le mani, le mie mani, lo vede
questo vestito che ho addosso? L’ho fatto io!
ISPETTORE - E allora chiuda quel cellulare e mi segua che le devo fare
qualche domanda. Sono un Ispettore di Polizia.
Olga si ribella, non può fermarsi, deve andare a ritirare il costume
per l’Otello. Ma non c’è verso. Ormai è lì e ci dovrà rimanere.
4
La Bellezza Ordinaria è fatta di spazio minimale. Mangia poco,
cubico melone tagliato a pranzo. Ha capelli lunghi e lisci. Jeans
strizzati a qualsiasi età, che non sa distinguere, perché ha il cervello
ipossigenato che non assimila nemmeno il passaggio del tempo.
Pensa: Sono uguale a quando avevo 14 anni. Entro negli stessi
vestiti, yeah!
La Bellezza Ordinaria che lavora nel negozio all’angolo, vista
incrocio e grande quercia, è smart, cool e pure la sua macchina è
Golf o Smart. Massimo cinque lettere per comporre qualsiasi parola
che sia tollerabile. Il suo consumo al limite, con bacchette e sushi. Il
suo sporcare a yogurt. Il suo parlare amaro, da alito in riserva. Lavora
nel corner di intimo della marca In, veste il meglio del brand e si
preoccupa di coprire solo fino alla 42. Ma tutto questo Olga non lo sa.
Sorride e guarda la vetrina, alza la mano paffuta in segno di saluto,
mano capace di tutto ma non di entrare nelle magliette troppo strette.
Le prova, ci riprova sempre. Ma il risultato non cambia. Lei, la
Bellezza, è ancora single, ma aspira all’altare. L’ultima frontiera
dell’uomo giusto dice che se lo vuoi far capitolare devi saper fare
fatica, poi ti è concesso lo sfascio. Peli sulle gambe e baffi inclusi.
Rettangolo corporale e ballerina, sciatta e cavigliona.
BELLEZZA - Olga, non è che potresti dire al Mario di spostarmi la Smart
che è in pieno sole?
OLGA si gira, sorride e dice - Ciao Bellezza! Non posso adesso, se
vuoi quando torno!
BELLEZZA - Ma che cos’è tutto quel casino proprio dove c’è la mia
Smart?
OLGA propone - Vieni con me, così la sposti da sola.
Bellezza rientra. Sbuffa, prende le chiavi del negozio e si accerta
che nessuno sia in arrivo. Chiude e zampetta verso il parcheggio.
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