Le vostre zone erronee -Guida all’indipendenza dello spirito – Wayne W. Dyer

SINTESI DEL LIBRO:
Rispondere di te stesso comporta che tu metta da parte alcuni miti
assai diffusi. Ne apre l'elenco la nozione che l'intelligenza si misuri
dalla capacità di risolvere problemi complessi, leggere, scrivere e far di
conto a certi livelli, risolvere rapidamente equazioni astratte. Questo
concetto di intelligenza ravvisa nell'istruzione formale e nella bravura
libresca le vere misure della realizzazione personale. Esso stimola una
sorta di snobismo intellettuale, che ha dato risultati demoralizzanti.
Siamo arrivati al punto di ritenere che chi si è più distinto negli studi,
chi è un cannone in una qualche disciplina scolastica (matematica,
scienze), chi usa un ricco vocabolario, chi ha memoria per fatti
superflui, chi è un divoratore di libri, sia ''intelligente". Ma le cliniche
per malattie mentali rigurgitano di pazienti che hanno tutte queste
credenziali in ordine — come, del resto, anche di molti pazienti che
non le hanno. Un più sincero barometro dell'intelligenza è una vita
efficiente, felice, vissuta ogni giorno, e ogni minuto di ciascun giorno.
Se sei felice, se vivi ogni momento per tutto ciò onde vale la pena di
viverlo, sei una persona intelligente. La capacità di risolvere un
problema è un'utile aggiunta alla tua felicità; ma se tu sai che, pur
essendo incapace di risolverlo, puoi sempre sceglierti la felicità o,
quanto meno, rifiutarti di scegliere l'infelicità, allora sei intelligente.
Sei intelligente perché detieni l'arma più efficace contro i ''nervi a
pezzi", o ''esaurimento nervoso".
Ti sorprenderà forse sapere che l'''esaurimento nervoso" non esiste,
che i nervi non si spezzano. Taglia un uomo, e vedi se ti riesce di
trovargli dentro dei nervi spezzati. Non se ne sono mai visti. Alle
persone intelligenti i nervi non si ''spezzano" perché esse rispondono
di sé. Scelgono la felicità a scapito della depressione, perché sanno
come affrontare i problemi della loro vita. Nota bene che non ho detto
risolvere i problemi. Piuttosto che misurare la propria intelligenza
dalla capacità di risolvere un problema, esse la misurano dalla loro
capacità di mantenersi felici e rispettabili indipendentemente dalla
soluzione o meno del problema.
Puoi cominciare a ritenerti veramente intelligente sulla base dello
stato d'animo in cui decidi di affrontare le circostanze difficili. Nella
vita, tutti abbiamo da combattere grosso modo le stesse battaglie. A
meno di non vivere avulsi da un qualsiasi contesto sociale, tutti
incontriamo difficoltà che si assomigliano. Disaccordi, conflitti,
compromessi, fanno parte di ciò che si intende per appartenere al
genere umano. E anche il denaro, la vecchiaia, la malattia, la morte, le
catastrofi naturali, le disgrazie, sono tutti eventi che pongono dei
problemi a praticamente tutti gli esseri umani. Malgrado tali eventi,
però, alcuni riescono ad evitare l'abbattimento e l'infelicità
paralizzanti; altri invece crollano, cadono nell'inerzia, o vittime di un
''esaurimento". Quelli che riconoscono che i problemi fanno parte
della condizione umana, e che non misurano la felicità dall'assenza di
problemi, sono gli esseri più intelligenti che si conoscano, e sono
anche i più rari.
Imparare a dirigere se stessi comporta tutto un nuovo processo
mentale, il quale può rivelarsi difficile perché, nella nostra società,
troppe forze cospirano contro la responsabilità individuale. Devi
contare sulla tua capacità di sentirti emotivamente come tu scegli di
sentirti in un dato momento della tua vita. Questa è una nozione
radicale. È probabile che fino ad ora tu abbia creduto che non sia
possibile controllare sentimenti, stati d'animo, emozioni; che l'ira,
l'odio e la paura — come, del resto, l'amore, la gioia, l'estasi — siano
cose che capitano. Non si controllano: si accettano. Quando avvengono
fatti dolorosi, tu, naturalmente, ti addolori, e speri che succeda
qualcosa di bello per tornare a star bene.
La scelta dello ''stato d'animo''
Gli stati d'animo non sono solo semplici emozioni che ti capita di
provare: sono reazioni che tu scegli di avere. Se il responsabile delle
tue emozioni sei tu, non sei tenuto a scegliere reazioni autodistruttrici.
Quando imparerai a sentirti come vuoi tu, sarai sulla strada che porta
all' ''intelligenza", e non su uno dei sentieri che menano agli
''esaurimenti" nervosi. Sarà una strada nuova, perché in una data
emozione ravviserai, più che un condizionamento, una scelta. In ciò
consiste la libertà personale.
Puoi attaccare per mezzo della logica il mito secondo il quale non
saresti tu il responsabile dei tuoi stati d'animo. Ricorrendo a un
semplice sillogismo (una figura logica consistente in una premessa
maggiore e in una minore aventi un termine comune, e in una sintesi
tra
le
due),
puoi dare l'avvio al tuo processo di
autoresponsabilizzazione sia sul piano emotivo che su quello mentale.
Sillogismo logico
Premessa maggiore: Aristotele è un uomo
Premessa minore: Tutti gli uomini hanno peli sulla faccia
Conclusione: ARISTOTELE HA PELI SULLA FACCIA.
Sillogismo illogico
Premessa maggiore: Aristotele ha peli sulla faccia
Premessa minore: Tutti gli uomini hanno peli sulla faccia
Conclusione: ARISTOTELE È UN UOMO.
Ovviamente, quando usi la logica, devi curare che la conclusione
sia congrua col rapporto stabilito nelle premesse. L'Aristotele del
secondo sillogismo potrebbe essere una scimmia o una talpa. Ecco un
esercizio logico che una volta per tutte può liquidare la nozione
secondo cui non sarebbe possibile dirigere il mondo delle proprie
emozioni:
Premessa maggiore: Io posso controllare i miei pensieri.
Premessa minore: I miei stati d'animo discendono dai miei
pensieri
Conclusione: Io posso controllare i miei stati d'animo.
La premessa maggiore è chiara. Hai facoltà di pensare qualsiasi
cosa tu decida di lasciare accedere alla tua mente. Se una cosa ti ''salta"
in testa (sei sempre tu che decidi di metterla lì, forse senza saperne il
motivo), hai sempre la facoltà di scacciarvela: dunque sei ancora tu
che controlli il tuo mondo mentale. Io potrei dirti: ''Pensa a
un'antilope rosa", e tu potresti farla diventare verde o farla diventare
un oritteropo, oppure, se così vuoi, pensare a qualcosa di totalmente
diverso. Tu solo controlli ciò che entra nella tua testa sotto forma di
pensiero. Se non ci credi, rispondi a questa domanda: "Se non sei tu
che controlli i tuoi pensieri, chi li controlla?". Tua moglie, o il tuo
capoufficio, o tua madre? Se son costoro a controllare ciò che pensi, è
meglio che li mandi a farsi curare, e chi si sentirà meglio all'istante
sarai tu. Ma, in realtà, tu sai che le cose stanno diversamente. Tu e
soltanto tu controlli il tuo apparato mentale (a meno di non essere
sottoposto a lavaggio del cervello o di non trovarti in situazioni
estreme di condizionamento e sperimentazione; ma non è questo il
caso). I tuoi pensieri ti appartengono, e sta esclusivamente in te
tenerteli, cambiarli, comunicarli o contemplarli. Nessun altro può
entrare nella tua mente e avere dei tuoi pensieri l'esperienza che ne hai
tu. Chi li controlla sei tu, e del tuo ingegno puoi fare l'uso che vuoi.
Sulla premessa minore, nulla da dire. L'indagine scientifica e il
buon senso ne danno conferma. Non è possibile provare una
determinata emozione o sensazione o stato d'animo, se prima non si è
avuto un determinato pensiero. Si elimini il cervello, e la capacità di
provare alcunché viene eliminata anch'essa. Una emozione è una
reazione fisica a un pensiero. Se piangi o arrossisci o ti batte il cuore, o
provi una qualsiasi delle potenziali reazioni emotive di una
interminabile lista, è perché ti è prima giunto un segnale da un centro
mentale. Una lesione in quel punto, o un ''corto circuito", e non
potresti avere reazioni emotive. Certe lesioni al cervello impediscono
perfino di avvertire il dolore fisico: ti si potrebbe letteralmente friggere
una mano su un fornello, e tu non sentiresti nulla. Tu sai che eludendo
un centro cerebrale non ti è possibile avvertire nulla nel corpo. La
premessa minore è dunque fondata nella verità. Ogni tua emozione è
stata preceduta da un pensiero, e senza un cervello non si dà stato
d'animo.
Alla conclusione, pertanto, non si sfugge. Se controlli tu i tuoi
pensieri, e se da questi discendono i tuoi stati d'animo, tu sei in grado
di controllare i tuoi stati d'animo. Li controlli operando sui pensieri
che li hanno preceduti. Tu credi, in parole povere, che certe cose o
certe persone ti rendano infelice. Questo non è esatto. Sei tu che ti
rendi infelice col coltivare certi pensieri intorno a determinate persone
o cose. Una sana libertà personale comporta l'apprendimento di un
diverso modo di pensare. Cambiàti i pensieri, nuovi stati d'animo
cominceranno a emergere, e si sarà mosso il primo passo sulla via che
porta alla libertà personale.
Per illustrare il sillogismo con un caso particolare, consideriamo
quello di Cal, giovane impiegato che passa la maggior parte del tempo
a struggersi perché il suo capoufficio lo ritiene uno stupido. Cal è assai
infelice perché il capoufficio non ha di lui una buona opinione. Ma se
Cal non sapesse di essere giudicato uno stupido, sarebbe ancora
infelice? Naturalmente, no. Come potrebbe esserlo per qualcosa che
ignora? A renderlo infelice non è dunque quello che pensa o non pensa
il suo capoufficio, bensì quello che pensa lo stesso Cal. Cal infine si
rende infelice convincendosi che il concetto che un altro si è fatto di lui
sia più importante del suo proprio.
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