La vita in due – Nicholas Sparks

SINTESI DEL LIBRO:
«WOW!» ricordo di aver esclamato
non appena Vivian uscì dal bagno
mostrandomi il test di gravidanza.
«È fantastico!»
In realtà pensavo: Davvero? Di
già ?
Più che altro provavo sgomento,
misto a un pizzico di terrore.
Eravamo sposati da un anno circa e
lei mi aveva già detto che intendeva
restare a casa per qualche tempo
quando avessimo avuto un figlio. Io
non avevo mai obiettato perché la
pensavo come lei, ma in quel
momento mi resi conto che la nostra
vita di coppia con due stipendi
sarebbe finita molto presto. Inoltre,
non ero sicuro di essere pronto a
diventare padre, ma che cosa potevo
farci? Vivian non mi aveva certo
incastrato, né aveva mai nascosto il
fatto di volere un bambino, e mi
aveva avvisato quando aveva
smesso di prendere la pillola.
Anch’io volevo dei figli, è naturale,
ma lei aveva sospeso la pillola solo
da tre settimane. Ero convinto che
come minimo sarebbe passato
qualche mese prima che il suo corpo
riprendesse
a
funzionare
normalmente. Per quanto ne sapevo,
avrebbe
anche
potuto
avere
difficoltà a restare incinta, il che
avrebbe significato un anno o due di
attesa.
Ma non la mia Vivian. Il suo
corpo si era ripreso subito. La mia
Vivian era fertile.
L’abbracciai, osservandola bene
per vedere se fosse già raggiante.
Ma era ancora troppo presto,
giusto? E poi, che cosa significa
raggiante? È soltanto un altro modo
per dire che qualcuno ha l’aria
accaldata e sudaticcia? Come
sarebbe cambiata la nostra vita? E
fino a che punto?
Mille interrogativi per i quali io,
Russell Green, mentre abbracciavo
mia moglie, non avevo alcuna
risposta.
Quasi nove mesi più tardi, ecco
giunto il grande momento, ma devo
ammettere che ho un ricordo
confuso di gran parte di quella
giornata.
Con il senno di poi, forse avrei
fatto meglio a mettere tutto per
iscritto mentre ce l’avevo ancora ben
chiaro nella mente. Un giorno simile
va ricordato in ogni dettaglio, non a
frammenti sconclusionati come
succede a me. E se me ne ricordo
almeno qualcuno, è solo grazie a
Vivian. Ogni particolare è inciso
indelebilmente nella sua memoria,
ma in fin dei conti è lei che ha avuto
le doglie, e il dolore a volte
intensifica le sensazioni. O almeno
così dicono.
Comunque, l’unica certezza che
ho è questa: a volte, quando
rievochiamo insieme gli eventi di
quel giorno, le nostre opinioni
divergono
leggermente.
Per
esempio, io giudico le mie azioni del
tutto
comprensibili
circostanze,
date
le
mentre invece lei
sostiene che sono stato un egoista, o
semplicemente un idiota. Quando
racconta la storia alle amiche – e lo
fa spesso – loro ridono sempre o
scuotono la testa e le rivolgono
sguardi pieni di compassione.
In tutta sincerità , a me sembra di
non essere stato né un egoista né un
idiota; dopotutto era il nostro primo
figlio e nessuno dei due sapeva
esattamente che cosa aspettarsi
quando iniziò il travaglio. Chi è
preparato per un’esperienza del
genere? Mi avevano detto che il
travaglio era imprevedibile; durante
la gravidanza Vivian mi aveva
ripetuto spesso che, una volta
iniziato, può passare anche un
giorno dalle prime contrazioni al
parto, soprattutto se si tratta del
primo figlio, e anche più di dodici
ore di travaglio sono quasi la norma.
Come molti futuri padri, ritenevo
che dei due l’esperta fosse mia
moglie e credevo a ogni sua parola.
In fin dei conti, era lei che aveva
letto tutti quei libri.
Tengo a precisare che non fui poi
così imbranato la mattina in
questione. Avevo preso seriamente
le mie responsabilità . La valigia per
mia moglie e per la bambina era
pronta, e ne avevo controllato e
ricontrollato il contenuto un’infinitÃ
di volte. Anche la macchina
fotografica e la telecamera erano
pronte e la cameretta era attrezzata
con tutto ciò che sarebbe servito a
nostra figlia per un mese almeno.
Conoscevo a menadito il tragitto più
breve per l’ospedale e avevo pensato
a eventuali alternative nel caso di un
ingorgo sulla superstrada. Sapevo
anche che la bambina sarebbe nata
di lì a poco; nei giorni precedenti il
parto c’erano già stati diversi falsi
allarmi, ma ero ben consapevole che
il conto alla rovescia era iniziato.
In altre parole, non mi sorpresi
più di tanto quando mia moglie mi
svegliò alle 4.30, la mattina del 16
ottobre 2009, per dirmi che aveva le
contrazioni ogni cinque minuti e che
era ora di andare in ospedale. Non
misi in dubbio le sue parole:
conosceva bene le contrazioni vere,
ma pur essendomi preparato per
questo momento, il mio primo
pensiero non fu di vestirmi in fretta
e caricare la macchina; no, non
pensai affatto a mia moglie e alla
bambina. Feci piuttosto riflessioni
del tipo: Oggi è il grande giorno, e
tutti faranno un sacco di fotografie.
In futuro la gente vedrà queste
foto… per riguardo ai posteri, dovrei
farmi una doccia prima di andare,
dato che ho i capelli come se avessi
passato la notte nella galleria del
vento.
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