La signora trasformata in volpe – David Garnett

SINTESI DEL LIBRO:
Gli avvenimenti portentosi o soprannaturali non sono
particolarmente rari, semmai hanno una cadenza
irregolare. Magari nel corso di un secolo non accade
neppure un prodigio degno di tal nome, e poi capita che ne
arrivino tanti tutti insieme; mostri di ogni sorta sciamano
improvvisamente sulla terra, comete divampano nel cielo,
eclissi atterriscono la natura, meteore cadono a pioggia,
mentre le sirene seducono, i serpenti marini inghiottono
ogni nave di passaggio e terribili catastrofi affliggono
l’umanità .
Invece lo strano avvenimento che sto per narrare è
arrivato da solo, senza un sodale nel mondo ostile, e
proprio per questo ha suscitato scarsa attenzione nel
genere umano. Poiché l’improvvisa trasformazione di Mrs
Tebrick in una volpe è un fatto comprovato, che possiamo
tentare di giustificare come vogliamo. E sarà più difficile
spiegarlo, e conciliarlo con le nostre comuni credenze, che
non accettare per vera una storia pienamente confermata,
e non da una persona sola, ma da una decina di testimoni,
tutti rispettabili e senza alcuna possibilità di colludere fra
loro.
Qui, comunque, mi limiterò a uno scrupoloso resoconto
dell’avvenimento e di tutto quel che è seguito. Ma non
vorrei dissuadere i miei lettori dal cercare una spiegazione
a questo apparente miracolo, perché finora non ne è stata
trovata nessuna del tutto soddisfacente. La difficoltà della
ricerca, a mio parere, è accresciuta dal fatto che la
metamorfosi si è verificata quando Mrs Tebrick era una
donna adulta, ed è avvenuta all’improvviso, in un lasso di
tempo ridottissimo. Lo spuntare della coda, una graduale
comparsa di peli su tutto il corpo, una lenta trasformazione
dell’intera anatomia durante la crescita: tutto questo,
benché mostruoso, non sarebbe stato così difficile da
conciliare con il nostro normale modo di pensare, in
particolare se fosse accaduto a una bambina.
Ma qui abbiamo qualcosa di molto diverso. Una donna
adulta si trasforma d’un tratto in una volpe. Impossibile
spiegarlo con la filosofia naturale. Il materialismo della
nostra epoca non può aiutarci. È di certo un miracolo, una
cosa completamente al di fuori del nostro mondo, un evento
che accetteremmo di buon grado se lo trovassimo investito
dell’autorità della Rivelazione divina nelle Sacre Scritture,
ma che non siamo preparati a incontrare in un’epoca
prossima alla nostra, nell’Oxfordshire, tra i nostri vicini.
Le uniche teorie che si avvicinano vagamente a una
spiegazione sono solo congetture, e le riferisco non tanto
perché le ritenga valide, ma perché non voglio nascondere
niente.
Il nome da nubile di Mrs Tebrick era proprio Fox, ed è
possibile che un precedente, analogo miracolo abbia
fruttato alla famiglia quel soprannome. Era una famiglia di
antico lignaggio, che risiedeva a Tangley Hall da tempo
immemorabile. È vero che in passato nel cortile interno di
Tangley Hall c’era una volpe semiaddomesticata tenuta alla
catena, e ho sentito diversi sputasentenze da pub dare
molto peso alla cosa, anche se dovevano ammettere che «al
tempo di Miss Silvia non c’era». Da principio ero incline a
trovare una spiegazione migliore nel fatto che Silvia Fox
era andata a caccia per la prima volta a dieci anni, e lì
aveva ricevuto il battesimo del sangue. Dicono che
l’esperienza l’avesse assai impaurita o disgustata, e che
alla fine avesse vomitato. Ma ora non mi sembra che
l’episodio abbia grande attinenza con il miracolo in
questione, anche se sappiamo che da quel giorno in avanti
compatì sempre le «povere volpi» quando vedeva uscire i
cacciatori, e non partecipò più a una battuta fino a dopo il
matrimonio, quando il marito la convinse.
Si era sposata nel 1879 con Mr Richard Tebrick dopo un
breve fidanzamento, e al termine della luna di miele la
coppia si era stabilita a Rylands, vicino a Stokoe,
nell’Oxfordshire. C’è un aspetto che non sono stato in
grado di chiarire, e cioè come si fossero conosciuti. Tangley
Hall sorge a più di trenta miglia da Stokoe, ed è molto
isolata. In verità neppure oggi esiste una strada decente
che porti laggiù, cosa ancora più notevole dal momento che
Tangley Hall è la principale, anzi, l’unica residenza
signorile nel raggio di parecchie miglia.
È impossibile sapere se si fossero incontrati per caso
lungo la strada, oppure, ipotesi meno romantica ma più
probabile, se Mr Tebrick avesse conosciuto prima lo zio di
Silvia, un canonico di Oxford, che in seguito lo aveva
invitato a Tangley Hall. Ma indipendentemente da queste
circostanze, il loro era un matrimonio assai felice. La sposa
aveva ventitré anni. Era piccola, con mani e piedi
minuscoli. Vale forse la pena di rimarcare che il suo aspetto
non aveva nulla di volpino, anzi: Silvia era una donna più
avvenente e amabile della norma. Aveva gli occhi di un
nocciola trasparente, luminosissimo, i capelli scuri con una
sfumatura di rosso, e la pelle ambrata, con qualche
lentiggine scura e qualche piccolo neo. Era riservata fino
alla timidezza, ma estremamente garbata e padrona di sé.
Era stata allevata con grande fermezza da una donna di
solidi princìpi e notevoli capacità . E poiché la madre era
scomparsa da molti anni, e negli ultimi tempi il padre era
costretto a letto e poco lucido, suo zio era quasi l’unico
visitatore. Spesso si fermava da loro per un paio di mesi,
soprattutto in inverno, perché gli piaceva sparare ai
beccaccini che abbondavano in quella valle. Se la vita di
campagna non aveva trasformato Miss Silvia in un
maschiaccio, era solo grazie alla severità della governante
e all’influsso dello zio. Ma forse, malgrado l’educazione
religiosa, vivere in un posto così selvaggio l’aveva
comunque un po’ inselvatichita. La sua vecchia balia
diceva: «Miss Silvia dentro di sé è sempre stata un po’
selvaggia», anche se solo il marito avrebbe potuto
rendersene conto.
All’inizio di gennaio del 1880, nel primo pomeriggio,
marito e moglie andarono a passeggiare sulla piccola
collina boscosa sopra Rylands. All’epoca si comportavano
ancora come due innamorati, e stavano sempre insieme.
Mentre camminavano udirono i segugi, e più tardi il corno
del cacciatore in lontananza. Il 26 dicembre Mr Tebrick
aveva faticato molto per convincerla ad andare a caccia, e
lei non si era affatto divertita (benché amasse cavalcare).
Mr Tebrick, sentendo i cacciatori, affrettò il passo per
raggiungere il limitare del boschetto, da dove avrebbero
visto bene i segugi se la muta si fosse diretta dalla loro
parte. Sua moglie rimaneva indietro, e lui, tenendola per
mano, cominciò quasi a trascinarla. Prima che arrivassero
al limitare, d’un tratto Silvia strappò via la mano dalla sua
con violenza e diede un grido, e lui si voltò di scatto a
guardarla.
Dove un istante prima si trovava sua moglie, adesso c’era
una piccola volpe di un color rosso acceso. Lo guardò
implorante, avanzò di un paio di passetti, e lui si rese conto
immediatamente che sua moglie lo stava guardando con gli
occhi dell’animale. Potete immaginare il suo orrore, lo
stesso che forse provò la sua signora nel ritrovarsi in quella
forma, e così per quasi mezz’ora non fecero altro che
f
issarsi, lui sbigottito, lei chiedendogli con gli occhi, come
se davvero parlasse: «Cosa sono diventata? Abbi pietà di
me, marito mio, abbi pietà di me perché sono tua moglie».
Così, mentre lui la fissava e la riconosceva anche in
quello stato, seppure domandandosi a ogni istante: «Può
essere lei? Non sto sognando?», e mentre lei lo implorava e
poi lo blandiva come per dirgli che sì, era proprio sua
moglie, alla fine si avvicinarono e lui la prese in braccio. La
volpe gli si strinse al petto, rannicchiandosi sotto il
soprabito, e cominciò a leccargli il viso senza mai smettere
di guardarlo negli occhi.
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