La luce degli abissi – Frances Hardinge

SINTESI DEL LIBRO:
«Sei sicuro che sia stabile?» chiese il forestiero, un mercante venuto
dal continente, col fiato corto mentre saliva sulla torre a di legno
grezzo. «Credevo che mi avresti trovato posto su una delle navi!»
«Le navi sono tu e piene» gli rispose prontamente Hark, mentre
si arrampicava dietro di lui. «Il governatore e i suoi amici e i ricconi
che hanno finanziato la spedizione, con le loro famiglie, si sono
accaparrati tu i i posti… non c’è più spazio!» Per quel che ne sapeva,
poteva anche essere vero. Non si era certo preso la briga di
informarsi. «E poi una poltrona su quelle navi costa più di un occhio
della vostra testa. Qui si paga un decimo e la visuale è migliore!»
Quando raggiunsero la cima, il forestiero era senza fiato e si
tergeva il viso con un fazzole o. Il proprietario della torre a
sgangherata indicò un paio di posti a sedere stre i e malfermi, e
intascò dal mercante il pagamento per entrambi. Il vento freddo
soffiava, facendo scricchiolare la stru ura; il mercante ebbe un
brivido e bloccò il cappello con una mano per non farlo volare via.
Non vide il proprietario della torre a che, con discrezione, faceva
l’occhiolino a Hark e gli passava la sua quota.
Le torre e di legno, alte tre metri, venivano usate in occasione
delle festività o per le fiere. Non era una postazione particolarmente
stabile, in effe i, e Hark sapeva che sarebbe stata ancor più
traballante quando più tardi altri spe atori, disposti a pagare meno,
si sarebbero appesi ai lati. Non ritenne necessario dirlo al mercante,
che intanto amme eva, a denti stre i: «Sì, la visuale è o ima».
Dall’alto della torre a riuscivano a vedere sopra le teste della folla
assiepata a occupare ogni centimetro dei moli e dei pontili. Il porto
era gremito di gente sin dall’alba, e persino le colline e le
fortificazioni brulicavano di persone. Tu i in cerca di uno scorcio del
grande arco del porto.
Al momento però il porto non sembrava meritarsi tanta
a enzione. Non era che uno dei tanti placidi approdi per
sommergibili, occupato dai soliti mezzi da immersione. Tartarughe
metalliche di forma schiacciata con le eliche posteriori e barracuda
dalle pinne metalliche nere. Campane subacquee, luccicanti di
acciaio e vetro, accanto a piccoli antiquati modelli “manta” in legno e
cuoio.
In quel momento però tu i quei natanti erano ormeggiati più in
là, alle estremità del porto. Un sommergibile enorme sarebbe tornato
da un momento all’altro, bisognava lasciargli tu o lo spazio. Al suo
arrivo avrebbe catalizzato su di sé ogni sguardo, e tu i avrebbero
voluto sapere cosa – e chi – avrebbe riportato indietro.
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