I racconti segreti della Sardegna – Pierluigi Serra

SINTESI DEL LIBRO:
Cinquanta come gli Argonauti che partirono alla ricerca del Vello
d’Oro, cinquanta le storie che si basano su fatti realmente accaduti,
su documenti e su testimonianze; storie che raccontano di un’Isola
che ha attratto nel corso dei secoli personaggi legati al mistero, alla
magia e all’esoterismo. Donne e uomini che hanno dentro il proprio
animo la fiamma della ricerca, il gusto del conoscere, il sapersi
rapportare – anche fuori dagli schemi imposti dalle società che si
sono succedute nei tempi – con l’Alto e con l’Ignoto. Viaggiatori in
partenza dalla Sardegna o che fanno tappa nell’isola del
Mediterraneo, con il preciso scopo di individuare e raccogliere le
energie sottili racchiuse in questa terra. Antiche leggende,
avvenimenti ed entità sconosciute rappresentano il filo di Arianna che
lega ogni singolo fatto, ogni donna e ogni uomo che ha scandagliato
gli aspetti più profondi di questi territori nei quali, ancora oggi, si
avverte tutto il fascino dell’ignoto, dell’inatteso.
Il totalmente diverso è racchiuso nelle storie, nelle vicende che sono
svelate, portando alla luce aspetti inconsueti di protagonisti famosi e
meno noti. È un itinerario che parte da lontano, dal momento nel
quale l’uomo sente il bisogno e la necessità di trascendenza: così
anche il comunicare con l’oltre, con lo sconosciuto, con le anime dei
trapassati, segue un lungo filo rosso documentato nei testi
precristiani, nei poemi, nelle saghe e nella stessa Bibbia.
Il mondo misterioso troverà poi nell’Ottocento un proprio canale di
comunicazione, puntellato da medium, sensitivi, nuovi e antichi
alchimisti, maghi e stregoni, fattucchiere buone e donne avvolte
dall’aura della negatività. Un filo rosso unisce personaggi come
Gabriele d’Annunzio e Honoré de Balzac a figure meno note ma
altrettanto significative per il contributo e la ricerca svolta nell’ambito
spirituale. Un lungo viaggio attraverso i secoli, percorrendo pagine di
storia, per scandagliarne le righe ancora nascoste: così affiorano le
narrazioni delle donne che giungono da territori lontani e trovano il
terreno fertile per le loro azioni magiche, insieme a ricercatori
dell’occulto che attraversano l’Isola in tutta la sua estensione.
Carta geografica della Sardegna di Sigismondo Arquer,
secolo.
La Sardegna attrae per il suo aspetto ancestrale, attira e capta
energie antiche: qui i culti delle origini difficilmente vengono estirpati
dagli emissari di Roma e del soglio pontificio. Neppure il martello
inquisitoriale riesce a sradicare ciò che si è sedimentato, cementato
negli anni e nei secoli precedenti l’arrivo dei rappresentanti di una
religione che mostrerà gli eccessi della tortura contro ogni pensiero
sovversivo. Sovversive sono le donne che curano, entrando in
concorrenza con la medicina praticata nei conventi, divengono loro
l’oggetto di una campagna discriminatoria che le ghettizza e le
circoscrive nel recinto della stregoneria.
Diverse strade d’Europa portano nell’Isola, conducendo in questo
itinerario chi ha livelli differenti di percezione: sensitivi, studiosi di
scienze arcane e iniziati alle arti alchemiche, passando attraverso le
maglie delle organizzazioni esoteriche e iniziatiche. I protagonisti dei
racconti, con le loro storie, si collocano in epoche ben precise,
caratterizzate dall’influsso che le differenti società hanno sul mondo
sconosciuto dell’Oltre. La scia del positivismo trascina dietro la sua
coda un esercito di adepti del mistero: nascono anche nell’Isola,
importati dalla Torino esoterica o dalla magica terra di Francia, i primi
tavoli nei quali s’uniscono le mani per evocare le anime dei defunti.
Ma a volte sono gli stessi trapassati che si presentano al cospetto dei
vivi, ricordando quanto effimero sia il confine tra il reale e l’irreale. Le
donne e gli uomini di questo viaggio sono persone reali, con una loro
vita pubblica e con loro enfasi private: spesso caratterizzati dal
comune obiettivo della ricerca. Molti hanno trovato, altri – nel loro
spirito – proseguono il cammino e il viaggio. Li incontrerete tutti, con
una proposta di sottofondo musicale che ha fatto da colonna sonora
alla ricerca.
Buon Vento.
DONNA LUCREZIA, ANTICA DIVORATRICE
DI DAME
In un’afosa giornata estiva del 1655 la peste nera, dopo aver
imperversato nel nord dell’Isola, giunge alle porte di Cagliari: i primi
a incontrare il carro dell’Oscura Signora sono gli abitanti del
quartiere di Villanova che, inconsapevoli untori, contagiano una delle
più alte cariche spirituali della Chiesa sarda. Muore, straziato nelle
1
carni, l’arcivescovo nativo di Saragozza don Bernardo de la Cabra
.
A poche centinaia di metri, nella parte alta di via Dritta, l’attuale via
Lamarmora, il convento delle Clarisse Francescane veniva
immediatamente sigillato impedendo ogni contatto con l’esterno. Le
monache, che per tradizione provenivano in gran parte da famiglie
nobili della Sardegna o della Penisola, vissero per quasi un mese
nella totale solitudine, alternando i momenti di preghiera alle poche
attività terrene loro concesse.
Fu in quel frangente che intorno al convento e alle sue abitanti,
iniziarono a circolar voci sempre più insistenti legate a presunte
ricchezze che, grazie alle indicazioni fornite da una ignota
benefattrice, venivano ritrovate nottetempo in prossimità dei
sotterranei del convento. Erano sicuramente le vicende costruttive
della chiesa e del complesso monastico ad aver dato l’avvio alle
leggende nate intorno alla rete di cunicoli e camminamenti presenti
sotto all’edificio: già durante la costruzione del luogo di preghiera,
finanziato dalla nobile cagliaritana Gerolama Rams Dessena, erano
affiorate – nascoste tra le antiche fondamenta del preesistente
tempio dedicato a Santa Elisabetta – le tracce di camminamenti
segreti occultati nel sottosuolo, in un reticolo che si perdeva nelle
viscere del quartiere. Tra le monache e soprattutto tra le novizie vi
era chi mostrava non poco timore nell’avvicinarsi ai sotterranei dai
quali provenivano rumori e suoni inspiegabili, lamenti notturni che
sembravano ululati: seppure la logica poteva suggerire di individuare
la causa del frastuono nel vento che si incanalava negli anfratti del
quartiere, la suggestione o la particolare sensibilità di alcune
consorelle addebitava ogni evento alle anime racchiuse tra le
antiche mura.
Fu in occasione del terremoto che fece tremare Cagliari il 4 giugno
del 1616
2 che ogni fenomeno – non spiegabile fisicamente – si
moltiplicò nella portata e nella violenza. La scossa sismica, di cui
rimane testimonianza scritta in una lapide conservata nella
cattedrale, aprì un profondo varco tra le fondamenta del complesso
monastico, in prossimità dell’attuale struttura che fino a pochi anni
orsono ospitò l’Istituto Magistrale: fu una novizia d’origine provenzale
ad avere il primo e terribile incontro con una delle figure spettrali che– nel corso degli anni – avrebbero percorso le sale del monastero.
Attirata da una voce suadente, soffusa e invitante, suor Marie
questo il nome che verrà poi tramandato nei racconti delle consorelle– si trovò quasi inconsapevolmente sulla soglia del varco che s’era
creato durante il terremoto. La figura che le apparve non aveva nulla
di terreno, se non nelle fattezze sfumate che potevano ricordare una
immagine femminile. L’apparizione, avvolta in un sudario bianco,
sembrava distaccata dal terreno, trasportata da una forza invisibile
che la faceva fluttuare nell’aria rarefatta, quella carica di umidità
caratteristica delle stanze monastiche.
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