I miti nordici – Gianna Chiesa Isnardi

SINTESI DEL LIBRO:
L’origine del mondo è il nulla: il nulla come vuoto o baratro. In esso si
manifesta la dualità, princìpi e polarità opposti che si incontrano e
danno origine alla vita. All’inizio del mondo ci fu il gigante Ymir e fu
sacrificato dagli dèi: il macroantropo è pari a un microcosmo.
Era l’inizio dei tempi,
quando nulla esisteva,
non c’era sabbia né mare
né fresche onde;
non c’era la terra né il cielo lassù,
c’era il baratro degli abissi,
ma non c’era l’erba.
1
Narrano le antiche storie che a nord di Ginnungagap – così si
chiama il baratro immane degli abissi in cui il nulla era contenuto – fu
creato un mondo che ebbe nome Niflheimr.
2 Niflheimr è la dimora
del freddo, dell’umidità e del buio e in esso, proprio nel mezzo, si
trova un pozzo gelido, detto Hvergelmir, da cui molti fiumi cosmici,
impetuosi e scroscianti, hanno origine. Questi fiumi sono detti
Elivágar.
Ma dalla parte opposta, a meridione, fu fatto prima un altro mondo
detto Muspell;
3 è una regione lucente, asciutta e torrida: nessuno
che non vi sia nato può resistervi. Surtr è il nome di colui che ne
guarda i confini: è un gigante del fuoco e possiede una spada
fiammeggiante.
Si narra dunque che gli Elivágar giunsero così lontano dalla loro
sorgente che il lievito velenoso che li accompagnava in superficie si
indurì come scoria e divenne ghiaccio. E là dove questo ghiaccio si
era fermato si formò dal veleno una pioggerella che cadde su
Ginnungagap e congelò stratificandosi in brina. Così il baratro degli
abissi era, nella parte settentrionale, avvolto nell’oscurità, bagnato
dalla pioggia e battuto dal vento gelido di Niflheimr; nella parte
meridionale, invece, era caldo e illuminato dalle scintille provenienti
da Muspell.
Ora avvenne che la brina gelida si incontrò col venticello caldo;
essa si sciolse e prese a gocciolare: da quelle gocce ebbe origine la
vita.
Il primo essere fu un gigante: si chiamava Ymir, ma i giganti del
ghiaccio lo chiamano Aurgelmir. Ymir fu il progenitore di tutta la sua
stirpe: di lui si dice che mentre dormiva stillò sudore e per questo gli
crebbero sotto una mano un uomo e una donna; inoltre uno dei suoi
piedi generò con l’altro un figlio dotato di sei teste.
Ymir era nutrito dalla mucca Auðhumla, nata come lui dalle gocce
di brina: dalle sue mammelle scorrevano quattro fiumi di latte. Per
sfamarsi, Auðhumla leccò delle pietre ghiacciate, che erano salate. Il
primo giorno che leccò le pietre, verso sera, uscirono da esse i
capelli d’un uomo, il secondo giorno la testa, il terzo giorno tutta la
persona. Costui fu il primo uomo sulla terra e si chiamò Buri:
4 egli
era bello, alto e forte. Buri ebbe un figlio che si chiamò Borr;
5 Borr si
unì con Bestla, figlia del gigante Bölþorn, ed essi ebbero tre figli:
Odino, Vili e Vé. Costoro furono i primi fra gli dèi.
Ora avvenne che i figli di Borr uccisero il gigante Ymir e
affogarono nel suo sangue tutta la stirpe dei giganti del ghiaccio.
Tuttavia uno di loro, Bergelmir, riuscì a fuggire con la sua famiglia
allontanandosi su un’imbarcazione:
6 da lui è discesa una nuova
stirpe di giganti.
Poi gli dèi presero il corpo di Ymir, lo portarono nel mezzo del
baratro degli abissi e da lui trassero il mondo: la terra fu fatta dalla
carne, il mare e l’acqua dal sangue, le montagne dalle ossa, le pietre
e i massi dai denti anteriori, dai molari e dalle schegge di osso. Dal
cranio di Ymir fu tratta la volta del cielo.
È detto anche che nella carne del gigante si erano venuti
formando dei vermi: per volontà degli dèi essi ebbero l’aspetto e
l’intelletto degli esseri umani e divennero così i nani che dimorano
fra le pietre. Quattro di loro tuttavia furono posti agli angoli della terra
dove sorreggono il cielo. Costoro hanno nome Austri, Vestri, Norðri e
Suðri.
7
Poi gli dèi avvinsero l’oceano attorno alla terra come un anello:
esso è profondo e pericoloso, difficile da traversare per gli uomini.
8
Alcune scintille provenienti da Muspell ebbero un posto nel cielo e
da esse originarono gli astri. Ad alcuni fu assegnata una sede
stabile, ad altri una rotta da percorrere; così ebbe inizio anche il
calcolo del tempo.
Al limite della terra, sulle spiagge del mare, fu data dimora ai
giganti, in quel Paese che è l’estremo recinto del mondo. Quel luogo,
assai freddo e oscuro, è detto Útgarðr
10
9 o Jötunheimr.
Con le sopracciglia del gigante Ymir fu fatto invece un possente
recinto al centro del mondo, che fu detto Miðgarðr
11 e destinato ad
accogliere la stirpe umana. Infine gli dèi presero il cervello di Ymir e
lo gettarono in aria: da esso hanno avuto origine tutte le nubi del
cielo. Così come qui si dice:
Dalla carne di Ymir fu fatta la terra,
dal suo sangue il mare,
dalle ossa le montagne, gli alberi dalla chioma,
dal cranio il cielo.
Dalle sue sopracciglia fecero gli dèi benedetti
Miðgarðr per i figli degli uomini;
dal suo cervello furono tutte le tempestose
nuvole create.
12
Fonti principali: Völuspá str. 1-16; Vafþrúðnismál str. 20-1, 28-35; Grimnismál str. 40-1;
Gylfaginning di Snorri Sturluson capp. 4-8.
2. Origine degli uomini
L'origine della stirpe umana è fatta risalire a due alberi: l’immagine
del mito riflette il concetto dell’albero come entità nella quale la forza
divina che dà vita al cosmo si esprime in tutta la sua potenza.
Dopo aver creato il mondo, Odino e i suoi fratelli andarono sulla
riva del mare e là trovarono due tronchi d’albero: erano inerti e
senza destino. Gli dèi fecero loro molti doni preziosi ed essi
divennero un uomo e una donna. Odino diede spirito e vita, Vili
saggezza e movimento, Vé forma, parola, udito e vista;
1 essi
ebbero anche delle vesti e un nome. L’uomo si chiamò Askr, Embla
la donna: da loro è discesa tutta la razza umana che ebbe in
Miðgarðr la propria dimora.
Fonti principali: Völuspá str. 17-8; Gylfaginning di Snorri Sturluson cap. 9.
Appendice. Immagini simboliche della creazione
a. Goccia (Lacrima)
Il succedersi ritmico delle gocce che richiama il momento del disgelo
è immagine stessa del sorgere della vita. Per questo il primo essere,
Ymir, ebbe origine quando i due princìpi del freddo e del calore si
incontrarono in forma di brina e di venticello caldo. La brina «si
sciolse e gocciolò, e da quelle gocce viventi si formò la vita».
1 La
simbologia della goccia e del gocciolio appare dunque come
manifestazione del potere sulla vita e quindi sulla fecondità. Essa è
conservata nell’immagine dell’anello d’oro Draupnir appartenente a
Odino e poi a Baldr. Da questo oggetto, opera dei nani, ogni nove
notti scaturiscono (lett. «gocciolano») otto anelli di ugual peso.
2 Lo
stesso nome Draupnir è formato su drjúpa «gocciolare». Draupnir è
simbolo del potere sulla fecondità. Similmente si dice che dalle corna
del cervo Eikþyrnir, il quale bruca i rami dell’albero cosmico, cadono
gocce così grandi che da esse originano i fiumi del mondo.
3
Analoga alla simbologia delle gocce è quella delle lacrime, specie
dove si dice che Freyja, dea della fecondità, piange lacrime d’oro.
4
Nelle lacrime inoltre ogni essere geme, attraverso il sacrificio del
dolore, la propria essenza: esse sono perciò simbolo di
rigenerazione. Così nel mito sulla morte di Baldr,
5 la condizione per
il ritorno del dio dal regno dei morti era che egli fosse pianto da tutti
gli
esseri, intendendo con ciò che il mondo avrebbe dovuto
sottoporsi a un processo di purificazione. Tutti gli esseri
acconsentirono: uomini, animali, terra, pietre, alberi e metalli, questi
ultimi come «quando passano dal freddo al caldo».
6 Soltanto la
gigantessa Þökk (sotto le cui spoglie si celava il malvagio Loki)
rifiutò: avrebbe pianto «lacrime asciutte»:
7 indicazione, questa,
dell’intima sterilità degli esseri demoniaci.
b. Traspirazione
È un’azione provocata dal calore, dunque da una forza vivificante e
creatrice; è perciò essa stessa un atto creativo: così si spiega la
nascita delle stirpi dei giganti dal sudore di Ymir dormiente. L’atto del
dormire sottolinea che ogni altra attività corporea dovette essere
sospesa, perché nel sudore il gigante potesse emanare tutta la
propria essenza.
c. Soffio
È il principio vitale e divino senza il quale la materia non è che una
presenza inerte. Al soffio del dio che animò i primi esseri si allude
nel racconto relativo ad Askr ed Embla, che ebbero vita attraverso il
potere creatore del soffio. Il nome stesso del dio Odino (Óðinn in
antico nordico) e quello di Óðr suo corrispettivo risalgono a una
radice indoeuropea *WAT, in cui è contenuta l’idea dell’essere
eccitato, cioè posseduto dallo spirito. Anche il termine che indica gli
dèi supremi, gli Asi (Æsir in antico nordico), è collegato a *ANSU,
ṆSU, che ha senso di «spirito», «demone».
Note
1. Origine del mondo e degli dèi
1 Vsp 3 (versione SnE; cfr. Gyl 4): Ár var alda / þat er ekki var; / vara sandr né sœr / né
svalar unnir, / jörð fannsk eigi / né upphiminn, / gap var Ginnunga, / en gras ekki.
2 «Paese dell’oscurità», forse identificabile con Niflhel. In Niflheimr si trova una delle tre
radici dell’albero cosmico; ivi inoltre dimora Hel, guardiana del regno delle tenebre.
3 Muspell (detto anche Múspell o Múspellsheimr) è parola di difficile interpretazione.
Indubbio è tuttavia il legame etimologico con taluni termini germanico-continentali (antico
sassone mut- mudspelli, alto tedesco antico muspilli m. o n. «fine del mondo»; Muspilli è il
titolo del frammento di un poemetto bavarese risalente al IX secolo che ha per argomento la
fine del mondo).
I «figli (o le «genti») di Muspell» (Muspells synir, Muspells megir o Muspells lýðir), cui talora
fa riferimento il mito (Gyl 13, 37, 51; Vsp 51; Lok 42), che nell’ultimo giorno cavalcheranno
sul ponte dell’arcobaleno mandandolo in frantumi e invaderanno le dimore degli dèi, sono
una sorta di cavalieri dell’apocalisse che incarnano il principio distruttivo dell’universo.
4 Il nome (anche Búri o Burri) vale forse «[colui che] procrea» o «abitatore [del mondo]» o
«[colui che] rumoreggia». La nascita di quest’uomo primordiale dall’atto del leccare le pietre
indica di nuovo che la vita ha origine nell’incontro tra freddo e calore. Cfr. Flat I, pp. 26-7.
5 Il nome (anche Burr) significa «figlio» o forse «perforatore» (con riferimento all’unione
coniugale). È da notare che nel Carme di Rígr, dove si narra il mito dell’origine delle stirpi
sulla terra, tra i figli di Jarl ed Erna il maggiore ha nome Burr (Ríg 41). Cfr. anche Flat I, p.
26 e SnEArn II, p. 636.
6 Tale la più probabile interpretazione del termine lúðr m. (Gyl 7).
7 «Est», «Ovest», «Nord», «Sud».
8 Dalla str. 4 della Predizione dell'indovina pare piuttosto di poter intendere che i figli di
Borr sollevarono la terra separandola dalle acque.
9 «Recinto esterno.»
10 «Paese dei giganti.» Il termine si ritrova nel toponimo norvegese Jotunheimen, nome
dato a una grande regione montagnosa in buona parte coperta di ghiacci.
11 «Recinto di mezzo.» Nella visione del mondo della Saga degli Ynglingar, dove Snorri fa
prevalere il concetto evemeristico, il «Paese degli uomini» è detto Mannheimar (o
Manheimar) e fatto corrispondere alla Svezia, luogo in cui gli dèi si erano stabiliti. Esso è
contrapposto a Goðheimr (o Goðheimar; Yng 8, 11-2), «Paese degli dèi», luogo lontano e
nebuloso, appartenente alla geografia mitologica. La persistenza del termine Mannheimar è
ancora testimoniata nel XVII secolo nel titolo dell’opera del famoso erudito svedese Olof
Rudbeck (1630-1702), Atland eller Manheim (Atlantide ovvero Manheim, 1679-1702). Cfr
anche Kja 14; Hjá passim.
12 Grí 40-1: Úr Ymis holdi var jörð um sköpuð, / enn úr sveita sær, / björg úr beinum,
baðmr úr hári, / enn úr hausi himinn. // Enn úr hans brám gerðu blið regin / Miðgarð manna
sonum; / enn úr hans heila vóru þau in harðmógðu / ský öll um sköpuð.
2. Origine degli uomini
1 Nella versione del mito fornita dalla Predizione dell'indovina gli dèi hanno nome Odino,
Hœnir e Lóðurr. Essi donano rispettivamente respiro, coscienza, calore e bell’aspetto.
Appendice. Immagini simboliche della creazione
1 Gyl 5: ... svá at bráðnaði ok draup, ok af þeim kvikudropum kviknaði...
2 Ská 44 [5].
3 Gyl 39.
4 Gyl 35; Ská 29, 45 e K.
5 Gyl 49.
6 ... þá er þeir koma úr frosti ok í híta.
7 ... þurrum tárum...
II. Ordinamento dell'universo
1. Il governo del tempo e degli elementi
Ogni elemento e ogni manifestazione della natura sono incarnati in
una figura mitica che li governa: in ciò è espressa l’idea di un
misterioso potere di controllo sulla vita del cosmo.
a. Un gigante di nome Narfi ebbe una figlia chiamata Nótt:
1 ella era
scura e bruna come la sua stirpe. Nótt fu unita a tre mariti: col primo,
Naglfari,
2 ha avuto un figlio detto Auðr;
3 col secondo, Annarr,
generato Jörð;
5 col terzo infine, di nome Dellingr,
4 ha
6 ha generato
Dagr.
7 Nótt e Dagr, madre e figlio, ebbero dagli dèi due destrieri e
con essi cavalcano attorno al mondo. Il cavallo di Nótt si chiama
Hrimfaxi:
8 la rugiada che ogni mattina cade sulla terra è la bava che
gli bagna il morso. Il cavallo di Dagr invece ha nome Skinfaxi, poiché
dalla sua «splendente criniera» sono illuminati il cielo e la terra.
Fonti principali: Vafþrúðnismál str. 11-4, 24-5; Gylfaginning di Snorri Sturluson cap. 10.
b. C’era un uomo di nome Mundilfœri
9 che aveva due figli. Essi
erano talmente belli e splendenti che egli aveva dato loro il nome
degli astri del cielo. Il fanciullo infatti si chiamava Máni
10 e la
fanciulla Sól.
11 Ella
12 fu data in sposa a un uomo di nome Glenr.
13
Ora avvenne che gli dèi, colpiti da tanta arroganza, tolsero i fanciulli
dalla terra e li posero nel firmamento. A Sól fu affidata la guida del
carro solare trainato dai cavalli Árvakr
14 e Alsviðr.
15 Sotto le
scapole di questi destrieri stanno due mantici che servono a
rinfrescarle e sono detti mantici di ferro. Davanti al sole invece è
posto uno scudo detto Svalinn:
16 esso impedisce che un calore
eccessivo arda e distrugga la vita sulla terra.
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