Ho cercato il tuo nome – Nicholas Sparks

SINTESI DEL LIBRO:
HO CERCATO IL TUO NOME
Clayton e Thibault
Adesso che li vedeva da vicino, gli
piacevano ancora meno. Sia lui sia il
cane. Il vicesceriffo Keith Clayton
non amava i pastori tedeschi e
questo, sebbene se ne stesse
tranquillo, gli ricordava Panther, il
cane poliziotto dell’agente Kenny
Moore, quello addestrato ad
attaccare all’inguine non appena
riceveva
l’ordine.
Clayton
considerava il collega un idiota, ma
era l’essere più vicino a un amico
che avesse al dipartimento e doveva
riconoscere che aveva un modo di
raccontare gli assalti del cane alle
parti intime dei sospettati che lo
faceva piegare in due dalle risate. E
di sicuro Moore avrebbe apprezzato
il gruppetto di bagnanti nudiste che
lui aveva appena fatto sloggiare.
C’erano un paio di studentesse che
prendevano la tintarella integrale giù
al torrente. Era appostato da pochi
minuti e aveva scattato solo qualche
foto, quando una terza ragazza era
saltata fuori da dietro le ortensie. Si
era sbarazzato velocemente della
macchina fotografica gettandola nei
cespugli alle sue spalle, era sbucato
fuori dalla macchia e un istante dopo
si era trovato faccia a faccia con la
tipa.
«Ma bene, che cosa combiniamo
qui?» aveva detto con voce
strascicata, tanto per metterla sulla
difensiva.
Non gli andava di essere stato
beccato a spiare, né era contento
della propria battuta d’esordio. Di
solito era più brillante. Molto più
brillante. Per fortuna la ragazza era
troppo
imbarazzata
addirittura
di
e
rischiò
inciampare
indietreggiando. Balbettò qualche
parola
mentre
cercava
disperatamente di coprirsi con le
mani.
Clayton non si preoccupò di
distogliere lo sguardo. Sorrise,
invece, fingendo di non notare il suo
corpo, come se per lui fosse normale
imbattersi in donne nude nel bosco.
Aveva già capito che non si era
accorta della macchina fotografica.
«Calmati, ora. Che cosa stavate
facendo?» chiese.
Lo sapeva perfettamente. Succedeva
tutte le estati, specialmente in
agosto: le studentesse universitarie,
dirette al mare per un ultimo
weekend di sole prima dell’inizio
del semestre autunnale, a volte
facevano una deviazione su una
vecchia strada dissestata utilizzata
dai boscaioli che si inoltrava per un
paio di chilometri nella foresta e
approdava a una spiaggetta sassosa
diventata famosa come luogo di
nudisti. Clayton ci faceva spesso un
salto nella vaga speranza di lustrarsi
la vista. Due settimane fa aveva
visto sei bellezze; oggi ce n’erano
tre, e quelle che prima erano sdraiate
a prendere il sole adesso stavano
cercando di recuperare le magliette.
Una di loro era un po’ pienotta, ma
le altre due – compresa la brunetta
che gli stava di fronte – avevano un
corpo da far girare la testa ai ragazzi
delle confraternite. E anche ai
poliziotti.
«Credevamo che non ci fosse
nessuno! Pensavamo fosse un posto
tranquillo!» Il suo viso aveva un’aria
così innocente che gli venne voglia
di dire: Chissà come sarebbe fiero il
tuo paparino se sapesse che cosa
stava facendo la sua bambina. Lo
divertiva immaginare la risposta di
lei, ma siccome era in uniforme
doveva esprimersi in modo ufficiale.
E poi sapeva che stava sfidando la
sorte; se si fosse sparsa la voce che
l’ufficio dello sceriffo pattugliava la
zona, addio studentesse, e a questo
non ci voleva pensare.
«Andiamo a parlare con le tue
amiche.»
La seguì verso la spiaggetta,
scrutandola con gusto mentre lei
tentava invano di coprirsi. Una volta
arrivati nella radura in riva al fiume,
le sue amiche si erano già infilate le
magliette. La brunetta si mise a
correre verso le altre e afferrò un
asciugamano, rovesciando un paio di
lattine di birra. Clayton indicò un
albero lì vicino.
«Non avete letto il cartello?»
Al che, tutte e tre rivolsero lo
sguardo da quella parte. Come le
pecore, sempre in attesa di eseguire
qualche ordine, pensò lui. Il cartello,
piccolo e parzialmente coperto dai
rami più bassi di una quercia, era
stato apposto per ordine del giudice
Kendrick Clayton, che guarda caso
era suo zio. L’idea dei cartelli era
stata proprio di Keith: sapeva che un
esplicito divieto avrebbe accresciuto
l’attrattiva del luogo.
«Non l’abbiamo visto!» esclamò la
brunetta voltandosi verso di lui.
«Non lo sapevamo. Ci hanno parlato
di questo posto solo un paio di
giorni
fa.»
Mentre protestava,
cercava di tener su l’asciugamano; le
altre invece erano troppo terrorizzate
per fiatare.
Il suo tono lamentoso la faceva
sembrare una ragazzina viziata. Il
che
probabilmente
Avevano tutte quell’aria.
vietato
era
vero.
«Non sapevate che in questa contea
è
mostrarsi
nudi
in
pubblico?» Le vide impallidire
ulteriormente, all’idea che quella
piccola trasgressione macchiasse la
loro fedina penale. Era divertente
stare lì a guardarle, ma poi si
rammentò
che
non
doveva
esagerare.
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